Lublin R-IX

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Lublin R-IX
Descrizione
Tipoaereo di linea
Equipaggio2
ProgettistaJerzy Rudlicki
CostruttoreBandiera della Polonia Plage i Laśkiewicz
Data primo volo18 aprile 1929
Utilizzatore principaleBandiera della Polonia LOT
Esemplari1
Sviluppato dalLublin R-VIII
Dimensioni e pesi
Lunghezza17,00 m
Apertura alare12,1 m
Altezza4,5 m
Superficie alare76,0 [1]
Peso a vuoto1 814 kg
Peso max al decollo3 100 kg
Passeggeri6
Propulsione
Motoreun radiale Gnome-Rhône 9A Jupiter
Potenza480 hp (353 kW)
Prestazioni
Velocità max175 km/h
Velocità di crociera145 km/h
Velocità di salita3,5 m/s
Corsa di decollo100 m
Autonomia700 km
Tangenza4 000 m

i dati sono estratti da dati estratti da Polish Aircraft 1893-1939[2]

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Il Lublin R-IX fu un monomotore di linea biplano, sviluppato dall'azienda aeronautica polacca E. Plage i T. Laśkiewicz nei tardi anni venti, e rimasto allo stadio di prototipo.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Nell'estate del 1926[3] il governo del generale Józef Piłsudski decise di procedere alla nazionalizzazione del servizio di trasporto aereo civile, con la conseguente messa in servizio di nuovi tipi di velivoli. Il responsabile dell'ufficio tecnico della ditta E. Plage i T. Laśkiewicz di Lublino,[4] ingegnere Jerzy Rudlicki,[5] coadiuvato da Jerzy Dąbrowski, decise di realizzare il progetto di un nuovo velivolo, designato Lublin R-IX, derivato da quello del bombardiere leggero ed aereo da ricognizione Lublin R-VIII[4] allora in fase di sviluppo.[3] Gli studi preliminari iniziarono nell'inverno tra il 1927 e il 1928, e prevedevano una diversa struttura della fusoliera, capace di accogliere sei persone. La motorizzazione iniziale era affidata ad un nuovo motore in linea Lorraine-Dietrich[3] a 12 cilindri a W, raffreddato ad acqua, erogante 550 hp, prodotto su licenza in Polonia presso gli stabilimenti Skoda.[3]

Nel corso del 1927 il Ministero dei Trasporti emise un requisito per un nuovo velivolo da trasporto passeggeri, cui risposero le ditte Państwowe Zakłady Lotnicze (PZL),[3] Podlaska Wytwórnia Samolotów (PWS)[3] e Samolot.[6] Nessuno di questi tre progetti ricevette ordini di produzione, in quanto ritenuti insoddisfacenti dalle autorità. Nel 1928 il Ministero dei Trasporti, deciso a far adottare dalla neocostituita compagnia aerea di bandiera LOT[7] un aereo di produzione nazionale, emise un ulteriore requisito. In risposta furono presentati sei progetti: i PZL T 200, PZL T 400, PZL T 600, PZL "Y", Lublin R-IX, PWS 20T e Samolot M.N.2.[8] Dopo le prime valutazioni il Ministero, in accordo con la LOT che fungeva da principale sponsor, decise di autorizzare la costruzione dei prototipi dei due migliori progetti presentati, il Lublin R-IX[9] e il PWS-20. La decisione finale venne presa nel dicembre dello stesso anno, e il prototipo dell'R-IX, dotato di un propulsore radiale Gnome-Rhône 9A Jupiter da 480 hp,[3] volò per la prima volta il 18 aprile 1929.[3] Nel giugno dello stesso anno fu presentato alla 10ª National Universal Exibition di Poznań.[2]

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Il Lublin R-IX era un biplano, di costruzione mista in legno e metallo.[10] La fusoliera, costruita in tubi d'acciaio, aveva sezione rettangolare,[10] La zona anteriore era rivestita in duralluminio, mentre il resto in compensato e tela. La parte terminale della fusoliera era realizzata in legno rivestito di compensato.[10] L'impennaggio di coda era del tipo classico monoderiva, dotato di piani orizzontali controventati, rivestiti in compensato, mentre il timone era rivestito in tela. La configurazione alare era biplano-sesquiplana, ovvero con ala superiore di maggior apertura dell'inferiore, realizzate con struttura mista e ricoperte in tela.[10] Le due ali, rivestite in tela e compensato, erano collegate tra loro con una coppia di montanti, rinforzati da cavi d'acciaio, la superiore montata alta a parasole e l'inferiore bassa sulla fusoliera.[10]

Il carrello d'atterraggio era un triciclo classico a V,[5] fisso, dotato anteriormente di gambe di forza[5] ammortizzate[11] ed integrato posteriormente da un pattino d'appoggio.

Biposto,[2] dotato di due abitacoli in tandem,[12] l'anteriore destinato al pilota era dotato di parabrezza. La cabina passeggeri posta della fusoliera in posizione centrale, direttamente sotto gli abitacoli di pilotaggio, ospitava all'interno sei persone, ed era riscaldata e ventilata.[2] L'accesso avveniva tramite un portello posizionato sul lato sinistro della fusoliera.

La propulsione era affidata ad un motore Gnome-Rhône 9A Jupiter, a 9 cilindri radiali, raffreddati ad aria, erogante la potenza di 480 hp (353 kW) ed azionante un'elica bipala lignea.[2]

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'esposizione a Poznań l'aereo venne consegnato alla compagnia aerea LOT, ma i collaudi operativi non diedero buon esito. L'azienda lo trovò inferiore ai Fokker F.VIIA/1m e Junkers F 13 che già operavano per la compagnia, richiedendo molta più manutenzione dei modelli precedentemente citati. Inoltre un rapporto governativo, pubblicato nel dicembre 1928,[2] stabiliva che la formula biplana, applicata ad un aereo da trasporto civile fosse ormai da ritenersi superata.

Il velivolo fu usato brevemente per attività sperimentali, circa due anni, e quindi accantonato in un hangar[2] della compagnia sull'aeroporto di Poznań, per essere successivamente demolito.[2]

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera della Polonia Polonia

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Andrzej Glass, Polskie konstrukcje lotnicze 1893-1939, Wydawnictwo Komunikacji i Łączności, Warszawa 1977.
  2. ^ a b c d e f g h Cynk 1971, p. 281.
  3. ^ a b c d e f g h Cynk 1971, p.280.
  4. ^ a b Cynk 1971, p.278.
  5. ^ a b c Morgała 2003, p.123.
  6. ^ Cynk 1971, p.VIII.
  7. ^ Fondata ufficialmente il 1º gennaio 1929, ma in realtà costituita qualche tempo prima.
  8. ^ Cynk 1971, p.436.
  9. ^ Per la realizzazione del velivolo la compagnia erogò, verso la metà del 1928, la somma di 50.000 zloty a titolo di sussidio.
  10. ^ a b c d e Cynk 1971, p.285.
  11. ^ Il velivolo disponeva di ammortizzatori oleopneumatici Aerol.
  12. ^ Morgała 2003, p.124.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Jerzy Bogdan Cynk, Polish Aicraft 1893-1939, Londra, Putnam & Company, 1971, pp. pp.75-78, ISBN 0-370-00085-4.
  • (PL) Andrzej Glass, Polskie konstrukcje lotnicze 1893-1939, Warszawa, WKiŁ, 1977.
  • (PL) Andrzej Glass, Polskie konstrukcje lotnicze do 1939. [T. 1], Sandomierz, STRATUS, 2004.
  • (PL) Andrzej Morgała, Samoloty wojskowe w Polsce: 1924-1939 [T. 2], Warszawa, Wydawnictwo "Bellona", 2003, ISBN 83-11-09319-9.
  • (PL) Witold Szewczyk, Samoloty na których walczyli Polacy, Warszawa, Wydawnictwa Komunikacji i Łączności, 1988, ISBN 83-206-0738-8.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]