Lose golose

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Lose golose
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
DiffusioneValle di Susa
Zona di produzioneSusa
Dettagli
Categoriadolce
RiconoscimentoP.A.T.
Ingredienti principali
  • albume d'uovo
  • pesche
  • zucchero
  • mandorle amare
  • farina di mais

Le lose golose sono un dolce tradizionale della Valle di Susa, in Piemonte (Italia).[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le lose golose vennero ideate nel 1958 dal pasticcere di Susa Aldo Pietrini, ricordato anche per aver inventato il Pan della Marchesa.[1][2] Pietrini creò le "lose" dando ad esse l'aspetto delle omonime tegole in pietra e ispirandosi alle pesche ripiene, un tipico dolce piemontese a base di pesche e amaretti. Dopo essere state vendute sfuse per quarant'anni, i dolci vennero registrati con il nome "lose golose" e venne perfezionato il loro sistema di vendita e confezionamento affinché potessero conservare il loro profumo più a lungo.[1][3] Le lose golose sono un prodotti agroalimentare tradizionale piemontese.

Preparazione[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver montato l'albume delle uova con zucchero mescolato a succo di pesche spremute, aggiungere altro zucchero, mandorle amare sbriciolate, farina di mais finissima e mescolare delicatamente il tutto. Nel caso il composto fosse troppo morbido, unire l'impasto a della fecola. Utilizzando una sac à poche, si adagiano su una piastra delle piccole strisce di impasto che verranno messe in forno e tagliate in rettangolini. Le lose golose possono contenere una piccola percentuale di cacao.[1][4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d 500 eccellenze piemontesi, Slow Food, 2008, p. 34.
  2. ^ La storia, su pietrinisusa.it. URL consultato il 21 giugno 2020.
  3. ^ Losa Golosa, su vallesusa-tesori.it. URL consultato il 21 giugno 2020.
  4. ^ Laura Rangoni, La cucina piemontese, Newton Compton, 2012, "Lose golose di Susa".

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • LOSE GOLOSE, su piemonteagri.it. URL consultato il 21 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2014).