Lorenzo Porciatti

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Lorenzo Porciatti (Cana, 3 settembre 1864Grosseto, 17 marzo 1928) è stato un architetto, restauratore e urbanista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Cana, nella Maremma grossetana, frequentò gli studi classici a Grosseto e si diplomò all'Accademia delle Belle Arti a Firenze.[1][2] Studiò matematica all'Università di Roma, senza però laurearsi, iniziando a studiare architettura da autodidatta. Vinse un premio per il progetto di un altare per papa Leone XIII, mentre un suo progetto di ristrutturazione della cattedrale di Grosseto fu presentato alla esposizione nazionale artistica di Venezia del 1887.[2] Tra le sue primissime opere si contano la cappella Paoletti-Perrini al cimitero di Trespiano e la cappella Salle al cimitero delle Porte Sante di San Miniato al Monte.

Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del successivo, portò avanti una prolifica attività da restauratore, rendendo nuova luce a storici edifici di Massa Marittima e sul Monte Amiata. Significativo il suo intervento alle mura e al castello di Castiglione della Pescaia, al quale apportò sostanziali modifiche.[1] Suo anche un restauro del palazzo comunale di Grosseto. Come architetto maturò ben presto uno stile eclettico, iniziando a progettare edifici di pregio quali il villino Panichi (1900) a Grosseto[1][3] e il mausoleo Vivarelli (1906) a Talamone, in stile liberty, oppure orientandosi verso un'architettura neogotica come il palazzo comunale di Montieri (1901)[1][4] e il monumentale palazzo Aldobrandeschi (1903), in piazza Dante a Grosseto, una delle sue opere più significative.[1][5]

Nel 1913 realizzò, a Grosseto fuori Porta Nuova, il villino Pastorelli, con evidenti richiami al neogotico inglese.[1][6][7] Nel 1920 redasse un regolamento edilizio riguardante l'area antistante il fossato di Porta Nuova, che era una storica proprietà della sua famiglia.[8][9] Il piano prevedeva il riempimento del fossato con successiva trasformazione della zona a ridosso delle mura medicee in area pedonale e viale per il passeggio, che sarà intitolato all'omonimo avo dell'architetto.[9] Nel 1924 venne definitivamente demolita la barriera di Porta Nuova con gli edifici del dazio che qui sorgevano.[9]

Sposatosi con Argia Romanelli, fiorentina, ebbe da lei quattro figli: il primogenito Porzio (1896), morto in guerra sul Carso il 23 agosto 1917, alla cui memoria fu conferita la medaglia d'argento, Giulio (1898) e Gino, e la figlia Giulia (1900–1998), la quale sposò Pietro Martinelli, avvocato del foro di Grosseto.[1] Visse dal 1901 presso il castello di Castiglione della Pescaia.[1] Dal 1909 al 1913 fu anche presidente della commissione direttiva della biblioteca Chelliana.[10]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo Aldobrandeschi di Grosseto
Il palazzo comunale di Montieri

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Lucio Niccolai, L'odore della terra. Biografie di uomini e donne che hanno fatto la Maremma dalla montagna al mare tra XIX e XX secolo, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2008, p. 227.
  2. ^ a b c Angelo De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi: pittori, scultori e architetti, Firenze, Successori Le Monnier, 1889, p. 386.
  3. ^ a b Mariagrazia Celuzza, Mauro Papa, Grosseto visibile. Guida alla città e alla sua arte pubblica, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013, pp. 211–214.
  4. ^ a b Bruno Santi, Guida storico-artistica alla Maremma. Itinerari culturali nella provincia di Grosseto, Siena, Nuova Immagine, 1995, p. 13.
  5. ^ Celuzza, Papa, cit., pp. 117–118.
  6. ^ a b Celuzza, Papa, cit., pp. 217–218.
  7. ^ Il neogotico a Grosseto, su atlante.chelliana.it. URL consultato il 16 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
  8. ^ Celuzza, Papa, cit., p. 158.
  9. ^ a b c Celuzza, Papa, cit., pp. 51-52.
  10. ^ Anna Bosco, Luca Serravalle, I manoscritti della biblioteca Chelliana di Grosseto. Catalogo – volume I, Grosseto, Biblioteca Chelliana, 1998, p. 44.
  11. ^ Santi, cit., p. 38.
  12. ^ Celuzza, Papa, cit., p. 129.
  13. ^ Monumento funebre a edicola di Porciatti Lorenzo (sec. XIX), su Catalogo generale dei beni culturali. URL consultato il 22 luglio 2023.
  14. ^ Santi, cit., p. 76.
  15. ^ Santi, cit., p. 212.
  16. ^ Fattoria San Lorenzo, su Catalogo generale dei beni culturali. URL consultato il 22 luglio 2023.
  17. ^ Celuzza, Papa, cit., pp. 131–133.
  18. ^ Celuzza, Papa, cit., p. 101.
  19. ^ Celuzza, Papa, cit., p. 116.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mariagrazia Celuzza e Mauro Papa, Grosseto visibile. Guida alla città e alla sua arte pubblica, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013.
  • Enrico Crispolti, Anna Mazzanti e Luca Quattrocchi (a cura di), Arte in Maremma nella prima metà del Novecento, Milano, Silvana Editoriale, 2005.
  • Angelo De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi: pittori, scultori e architetti, Firenze, Successori Le Monnier, 1889, p. 386, p. 620.
  • Letizia Franchina, Dalla difesa diffidente dei tradizionalisti all'accoglienza entusiastica delle Elites: Siena e Grosseto di fronte al Liberty, in Maria Adriana Giusti (a cura di), Le età del Liberty in Toscana, Firenze, Octavo-Franco Cantini Editore, 1996.
  • Lucio Niccolai, L'odore della terra. Biografie di uomini e donne che hanno fatto la Maremma dalla montagna al mare tra XIX e XX secolo, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2008.
  • Bruno Santi, Guida storico-artistica alla Maremma. Itinerari culturali nella provincia di Grosseto, Siena, Nuova Immagine, 1995.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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