Lingua minoritaria

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Con lingua minoritaria ci si riferisce ad una lingua materna parlata da una comunità linguistica che non costituisce una realtà numericamente dominante rispetto a una data società o nazione. Tale idioma si trova quindi in una situazione di minoranza rispetto a un altro che normalmente è la lingua più prestigiosa e riconosciuta come lingua ufficiale o imposta come lingua unica ufficiale della burocrazia, nella scuola e nei media, inibendo contemporaneamente l'uso pubblico di ogni altra lingua e negando il plurilinguismo abitualmente presente nel territorio statale.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il concetto di "lingua minoritaria" è strettamente legato al concetto di "minoranza". Una delle più note definizioni di "minoranza" è quella elaborata nel 1977 in un lavoro di ricerca per l'ONU da Francesco Capotorti: la minoranza sarebbe un «gruppo numericamente inferiore al resto della popolazione di uno Stato, in posizione non dominante, i cui membri, cittadini dello Stato, possiedono, dal punto di vista etnico, religioso o linguistico, caratteristiche che differiscono da quelle del resto della popolazione, e manifestano anche un sentimento di solidarietà allo scopo di preservare la loro cultura, la loro tradizione, la loro religione o la loro lingua»[1].

Esiste il pericolo che la lingua minoritaria sia assorbita dalla "lingua principale" (si parla infatti di "lingue in pericolo")[2], fino a diventare una lingua estinta qualora non vi fossero più parlanti nativi. Per questo motivo si tende a parlare anche di lingue "minorizzate", ovvero di quelle lingue che normalmente hanno poca voce nei paesi dove sono parlate, non riconosciute, messe da parte, o ancora lingue nazionali oggetto di repressione dall'autorità statale[3][4][5].

Europa[modifica | modifica wikitesto]

Stati membri che hanno firmato e ratificato l'ECRML in verde scuro; stati che l'hanno firmato, ma non ratificato in verde chiaro; altri stati del Consiglio d'Europa in bianco; stati non membri del Consiglio d'Europa in grigio

Esistono casi limite in cui una lingua minoritaria in uno Stato può essere maggioritaria in un altro, o viceversa: si può citare il catalano, eletto a idioma ufficiale nello stato di Andorra, ma solo "lingua co-ufficiale" in tre comunità autonome della Spagna (Catalogna, Comunità Valenzana, Isole Baleari). Un altro esempio è l'italiano come lingua di maggioranza nel Veneto, dove il ladino è lingua minoritaria e il veneto è, secondo alcuni studiosi, lingua regionale (ancorché non riconosciuta dallo stato italiano); tuttavia nell'Istria il veneto-istriano, un dialetto veneto coloniale, è giuridicamente riconosciuto come un dialetto della lingua italiana: infatti la Costituzione croata riconosce come "minoranza nazionale italiana", rispetto al resto della comunità croata, quella locale parlante l'istriano in famiglia[6]. Esempi di lingue minoritarie in Europa sono il bretone, il leonese, il sardo, o ancora il friulano. Esiste una Carta europea per le lingue regionali o minoritarie (European Charter for Regional or Minority Languages, o ECRML) come trattato (CETS 148) preso nel 1992 per il Consiglio d'Europa[7][8], che le definisce così:

«Con "lingue regionali o minoritarie" si intendono le lingue usate tradizionalmente sul territorio di uno Stato dai cittadini di detto Stato che formano un gruppo numericamente inferiore al resto della popolazione dello Stato e diverse dalla lingua ufficiale di detto Stato.»

La Carta europea riconosce il diritto a praticare una "lingua regionale o minoritaria" nell'ambito della giustizia, della pubblica amministrazione, della cultura e in tutti gli altri aspetti della vita sociale[9]. Spetta ai singoli Stati che hanno firmato la "Carta" determinare l'elenco delle "lingue regionali o minoritarie" del proprio Stato al momento della ratifica della "Carta" stessa[10]. Lo Stato italiano non ha ancora ratificato la "Carta"[11] che quindi non trova ancora attuazione in Italia. È competenza esclusiva del Parlamento italiano la determinazione delle comunità etnico-linguistiche a cui applicare la Carta.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. Report of the Sub-Commission on Prevention of Discrimination and Protection of Minorities (E/CN.4/1261), 1977, citato in Mario Tedeschi, Comunità e soggettività, Luigi Pellegrini Editore, 2006, p. 324.
  2. ^ Atti del XXXVIII Congresso internazionale di studi della Società di linguistica italiana (SLI) Modena, 23-25 settembre 2004
  3. ^ Simona Scuri, Lingue indigene e minorizzate: congresso internazionale 2017 a Barcellona, su patrimonilinguistici.it. URL consultato il 20 marzo 2022.
  4. ^ (CA) Primer Congrés Internacional sobre Revitalització de Llengües Indígenes i Minoritzades, su ub.edu, 18 aprile 2017. URL consultato il 20 marzo 2022.
  5. ^ Media, su arlef.it. URL consultato il 20 marzo 2022.
  6. ^ Minoranza autoctona italiana in Croazia, su esteri.it. URL consultato il 26 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2019).
  7. ^ CETS 148, su conventions.coe.int. URL consultato il 18 gennaio 2011.
  8. ^ Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, su coe.int.
  9. ^ Regionalismi e integrazione europea
  10. ^ vedi art. 3 della "Carta europea delle lingue regionali o minoritarie" https://www.coe.int/it/web/conventions/full-list/-/conventions/rms/090000168007c095 - "Articolo 3 – Modalità - Ogni Stato contraente deve specificare nel proprio strumento di ratifica, di accettazione o di approvazione ogni lingua regionale o minoritaria oppure ogni lingua ufficiale meno diffusa in tutto o parte del suo territorio, cui si applicano i paragrafi scelti conformemente all’articolo 2 paragrafo 2."
  11. ^ sito istituzionale europeo consultato il 26.12.2019: https://www.coe.int/it/web/conventions/full-list/-/conventions/treaty/148/signatures?p_auth=bvnvR8Ws

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