I corvi (commedia)

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I corvi
Opera teatrale in quattro atti
Henry Becque in una fotografia di Nadar
AutoreHenry Becque
Titolo originaleLes corbeaux
Lingua originaleFrancese
GenereCommedia
Composto nel1878
Prima assoluta14 settembre 1882
Parigi, Comédie-Française
Prima rappresentazione italiana9 dicembre 1891
Teatro Manzoni, Milano
Personaggi
  • Monsieur Vigneron, imprenditore
  • Monsieur Teissier, imprenditore, socio di Vigneron
  • Monsieur Bourdon, notaio
  • Madame Vigneron, moglie di Monsieur Vigneron
  • Marie, figlia di Vigneron
  • Blanche, figlia di Vigneron
  • Judith, figlia di Vigneron
  • Gaston Vigneron, figlio di Monsieur Vigneron
  • Madame de Saint-Genis
  • Georges de Saint-Genis, promesso sposo di Blanche
  • Merckens, insegnante di musica
  • Lefort, architetto
  • Dupuis, tappezziere
  • Rosalie, domestica di Vigneron
  • Auguste, domestico di Vigneron
  • Lenormand
  • Generale Fromentin
  • un medico
 

I corvi (Les Corbeaux) è una commedia in quattro atti di Henry Becque, composta attorno al 1878[1] e rappresentata per la prima volta alla Comédie-Française di Parigi il 14 settembre 1882 e ripresa al Teatro dell'Odéon il 3 novembre 1897[2].

La pièce, avvicinabile per diversi aspetti della sua poetica al naturalismo francese, è incentrata su tematiche di carattere sociale. Protagonista è una famiglia borghese la cui fortuna economica e posizione sociale è improvvisamente compromessa dalla morte del capofamiglia, Monsieur Vigneron; in seguito a questo episodio, sulla vedova e i suoi figli si avventano «i corvi», opportunisti che, approfittando dell'inesperienza e del dolore della famiglia, tentano di appropriarsi di tutti i suoi beni.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

La commedia si apre con una scena familiare ambientata nella ricca dimora parigina della famiglia Vigneron. Madame Vigneron, moglie dell'industriale Monsieur Vigneron, sta organizzando una cena alla quale sono invitati l'anziano Monsieur Teissier, socio in affari di Vigneron, Bourdon, notaio dei due imprenditori, Georges de Saint-Genis, promesso sposo di una delle tre figlie di Vigneron, sua madre Madame de Saint-Genis e i suoi testimoni di nozze, il generale Fromentin e Monsieur Lenormand. Monsieur Vigneron scherza con il figlio e le figlie, preoccupate per la sua salute, e nell'allegria generale dell'atmosfera manifesta soddisfazione per la condizione agiata che ha raggiunto grazie alla collaborazione con Teissier. Poco prima della cena tuttavia, colpito da un'apoplessia fulminante, Monsieur Vigneron muore.[3]

Nel secondo atto, per la costernazione della famiglia (già addolorata per la perdita), si scopre poco alla volta che la fortuna di Monsieur Vigneron è molto più esigua di quanto si pensasse: egli guadagnava denaro, ma non possedeva riserve consistenti, e i suoi investimenti non hanno un valore sicuro in assenza dell'uomo che avrebbe dovuto tenerli sotto costante controllo per farli fruttare.[4] Man mano che questo stato di cose viene alla luce, coloro che erano gli alleati della famiglia Vigneron la abbandonano al suo destino, e compaiono da ogni parte creditori spietati. «I corvi non tardano ad avventarsi sulla carcassa di Monsieur Vigneron».[4] Teissier e Bourdon sembrano voler venire in aiuto della famiglia, ma la freddezza dei loro calcoli imprenditoriali adombra piuttosto la volontà di fare il proprio interesse anche a spese della vedova e dei suoi figli, che del resto si rivelano troppo ingenui per difendere i propri averi.[5]

Dopo aver a lungo tramato, nel terzo atto la madre di Monsieur Saint-Genis riesce nell'intento di sabotare il matrimonio del proprio figlio Georges con Blanche Vigneron. Costei, distrutta dal dolore e disonorata, è sotto shock. La situazione precipita rapidamente, quando diviene chiaro che nemmeno i beni immobili lasciati da Vigneron (dei terreni e una fabbrica) basteranno a salvare le sorti della famiglia. È allora che Monsieur Teissier comincia a manifestare il proprio interesse per Marie Vigneron e le offre un matrimonio che toglierebbe lui dalla solitudine e lei (insieme alla sua famiglia) dalla prospettiva della miseria. Marie però, spaventata dall'ambiguità del vecchio, rifiuta la proposta.[6]

All'inizio dell'ultimo atto, il sipario si leva su una scenografia che non rappresenta più un salone elegante e ben arredato, ma una dimora squallida e povera. La signora e le signorine Vigneron sopravvivono a pane e caffellatte, mentre Gaston Vigneron è partito soldato. Blanche non si è riavuta dallo shock. Infine, cedendo a pressioni che vengono un po' da ogni parte, Marie accetta di sposare Monsieur Teissier, che, nonostante le sue ambiguità, sembra pur sempre l'unica difesa contro la minaccia dei «corvi».[7]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

I corvi è una commedia dai toni fortemente drammatici. Più critici hanno evidenziato il suo legame con la tradizione letteraria naturalista che ha in Émile Zola il suo più noto rappresentante:[4] il testo ha infatti per protagonista non solo una serie di personaggi individualmente caratterizzati, ma anche (e forse persino soprattutto) l'insieme di relazioni sociali e di rapporti di potere di carattere economico che regolano i loro rapporti.[4] Per Vittorio Lugli, «la commedia è un'opera rude, amara, balzacchiana [...] prima affermazione, non superata, del teatro naturalista»[8]

Edizioni a stampa[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Michael Patterson (a cura di), The Crows (Les Corbeaux), in The Oxford guide to plays, Oxford, Oxford University Press, 2007, pp. 96-97, ISBN 9780198604181.
  2. ^ Henry Becque, Les corbeaux. Pièce en quatre actes, Parigi, Stock, 1947, p. 8.
  3. ^ Les corbeaux, pp. 1-60.
  4. ^ a b c d Michele Lavazza, Introduzione, in Henry Becque, I corvi, a cura di Federico Filippo Fagotto e Michele Lavazza, Milano, La Tigre di Carta, 2017, pp. 16-17, ISBN 978-88-942193-1-9.
  5. ^ Les corbeaux, pp. 61-75.
  6. ^ Les corbeaux, pp. 76-124.
  7. ^ Les corbeaux, pp. 125-152.
  8. ^ Vittorio Lugli, I Corvi, in Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi, vol. II, Milano, Corriere della Sera, 2005, p. 1986, ISSN 1825-78870 (WC · ACNP).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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