Jemima Goldsmith

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Jemima Goldsmith nel 2018

Jemima Marcelle Goldsmith (anche nota come Jemima Khan; Londra, 30 gennaio 1974) è una sceneggiatrice, produttrice televisiva e giornalista inglese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata al Chelsea and Westminster Hospital di Londra, Goldsmith è la figlia maggiore di Lady Annabel Vane-Tempest-Stewart e del finanziere Sir James Goldsmith (1933-1997). Sua madre, di famiglia aristocratica anglo-irlandese, è figlia di Robin Vane-Tempest-Stewart, ottavo marchese di Londonderry. Il padre di Goldsmith era figlio di Frank Goldsmith, magnate di hotel di lusso ed ex membro conservatore del Parlamento[1]. I genitori di Goldsmith erano sposati con partner diversi al momento della sua nascita, ma si unirono in matrimonio nel 1978 per legittimare i loro figli[2].

Dopo aver frequentato la Francis Holland Girls School di Londra, Goldsmith si iscrisse nel 1993 all'Università di Bristol per studiare inglese, ma abbandonò gli studi nel 1995 in seguito al matrimonio con l'ex giocatore di cricket e futuro primo ministro pakistano Imran Khan[3]. Goldsmith ha poi completato la sua laurea di primo livello nel marzo 2002[4][5]. In seguito ha studiato presso la School of Oriental and African Studies e ha conseguito un master in studi medio-orientali, concentrandosi sulle tendenze moderne nell'Islam[6].

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1995, Goldsmith ha sposato Imran Khan, con il quale ha avuto due figli[7]. La coppia ha divorziato nel 2004[8]. È stata in seguito coinvolta in una relazione romantica con Hugh Grant, conclusasi nel 2007[9]. Tra il 2013 e il 2014 ha frequentato l'attivista e attore britannico Russell Brand[10][11].

Goldsmith è stata una cara amica di Diana, Principessa del Galles, che le fece anche visita a Lahore nel 1996[12].

Nel 2002, è stata inserita al numero 18 nella lista dei giovani milionari dell'Evening Standard, con un patrimonio denunciato di 20 milioni di sterline[13].

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Carriera giornalistica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver scritto i primi articoli durante i suoi anni in Pakistan[14], Goldsmith iniziò a pubblicare articoli op-ed su giornali e riviste britanniche quali The Independent, The Sunday Times, The Evening Standard e The Observer[15][16][17][18]. È stata editorialista del Sunday Telegraph dal 21 ottobre 2007 al 27 gennaio 2008[19].

Tra il 2008 e il 2011 ha scritto per la versione britannica di Vogue. Nel 2011 è stata nominata redattrice capo di Vanity Fair in Europa[20], nello stesso anno ha iniziato a lavorare per il New Statesman[21].

Produzioni televisive[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2015, Jemima Goldsmith ha fondato Instinct Productions, una società con sede a Londra specializzata in produzioni televisive, documentaristiche e cinematografiche[22].

Goldsmith è stata produttrice esecutiva di diverse serie tv, alcune delle quali nominate agli Emmy Awards e ai Golden Globes. Tra le produzioni esecutive di maggior successo di Goldsmith rientrano The Clinton Affair[23], The Case Against Adnan Syed[24] e Impeachement: American Crime Story[25].

Tra i documentari di cui Goldsmith è stata produttrice esecutiva si annoverano We Steal Secrets: The Story of WikiLeaks (nominato ai BAFTA Awards)[26], Unmanned: America's Drone Wars[27] e Making A Killing: Guns, Greed and the NRA. Ha inoltre co-prodotto lo spettacolo Drones, Baby, Drones, andato in scena per la prima volta nel novembre 2016 all'Arcola Theatre[28].

Ha anche contribuito alla produzione della quinta stagione della serie The Crown, ambientata durante gli ultimi anni di vita della Principessa Diana. Tuttavia, ha chiesto la rimozione dei suoi contributi poiché sentiva che "la trama non sarebbe stata raccontata con rispetto o compassione"[29].

Moda[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1998, Goldsmith ha lanciato un'omonima etichetta di moda che impiegava donne pakistane povere per ricamare abiti da vendere a Londra e New York[30][31]. I profitti dell'azienda venivano donati al Shaukat Khanum Memorial Cancer Hospital dell'allora marito Imran Khan. Ha guidato la società fino al dicembre 2001, anno di chiusura dell'attività[31].

Grazie ai voti dei lettori del Daily Telegraph, ha vinto il Rover People's Award per la celebrità femminile meglio vestita ai British Fashion Awards del 2001[32]. Nel 2004, 2005 e 2007 è stata anche inclusa da Vanity Fair nell'elenco delle persone meglio vestite dell'anno[33]. Lo stesso Vanity Fair l'ha inserita nella sua Best Dressed Hall of Fame nel 2007[34].

Filantropia[modifica | modifica wikitesto]

Durante gli anni del suo matrimonio con Imran Khan, Goldsmith ha istituito il Jemima Khan Afghan Refugee Appeal per fornire tende, vestiti, cibo e assistenza sanitaria ai rifugiati afgani nel campo di Jalozai a Peshawar[14][35][36].

È diventata ambasciatrice dell'UNICEF nel 2001 e ha svolto attività in Kenya, Romania, Bangladesh, Afghanistan e Pakistan. Durante quest'ultimo viaggio ha aiutato le vittime del terremoto del Kashmir del 2005 raccogliendo fondi di emergenza. Ha svolto attività di promozione delle campagne UNICEF nel Regno Unito[37][38][39]. Sostiene la fondazione HOPING a sostegno dei bambini rifugiati palestinesi[40].

Attivismo politico[modifica | modifica wikitesto]

Goldsmith ha preso parte nel corso degli anni a campagne per varie cause sociali e politiche. Ha condotto una campagna contro le guerre in Iraq e in Afghanistan, nonché per la libertà di informazione; ha partecipato alle udienze per l'estradizione di Julian Assange e ha tenuto un discorso alla manifestazione della Stop the War Coalition in difesa di Wikileaks. Insieme a John Pilger e Ken Loach, ha fatto parte del gruppo di attivisti che ha dichiarato la disponibilità a pagare la cauzione per Assange quando questi è stato arrestato a Londra il 7 dicembre 2010.

Goldsmith ha successivamente ha cambiato idea su Assange, specialmente a causa della sua riluttanza a rispondere alle accuse di cattiva condotta sessuale e di quella che lei stessa ha descritto come la pretesa del fondatore di Wikileaks di avere una "devozione settaria" da parte dei suoi sostenitori[41][42].

Nel 2014, ha pubblicamente sostenuto il gruppo della campagna Hacked Off che sostiene la riforma della regolamentazione della stampa britannica[43][44][45]. Nell'agosto 2014, è stata una delle 200 personalità pubbliche firmatarie di una lettera inviata a The Guardian al fine di prendere posizione contro l'indipendenza scozzese in vista del referendum di settembre su tale questione[46].

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Adolphe Benedict Hayum Goldschmidt Benedict Hayum Solomon Goldschmidt  
 
Johanetta Kann  
Frank Adolph Benedict Hayum Goldsmith  
Alice Emma Moses Joseph Benjamin Moses  
 
Caroline Königswarter  
sir James Goldsmith  
François Mouiller  
 
 
Marcelle Mouiller  
Amélie Brunner Joseph Brunner  
 
Henriette Rohmer  
Jemima Goldsmith  
Charles Vane-Tempest-Stewart, VII marchese di Londonderry Charles Vane-Tempest-Stewart, VI marchese di Londonderry  
 
lady Theresa Chetwynd-Talbot  
Robin Vane-Tempest-Stewart, VIII marchese di Londonderry  
Edith Helen Chaplin Henry Chaplin, I visconte Chaplin  
 
lady Florence Sutherland-Leveson-Gower  
lady Annabel Vane-Tempest-Stewart  
Boyce Combe Richard Henry Combe  
 
Esther Fanny Hollway  
Romaine Combe  
Mabel Tombs sir Henry Tombs  
 
Georgina Janet Stirling  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Billionaire: The Life and Times of Sir James Goldsmith, Ivan Fallon
  2. ^ Annabel Goldsmith, Annabel: An Unconventional Life: The Memoirs of Lady Annabel Goldsmith, London, Weidenfeld & Nicolson, 2004, ISBN 0-297-82966-1.
  3. ^ https://www.youtube.com/watch?v=7VSpnpF3RFc.
  4. ^ despardes.com, https://web.archive.org/web/20060517082616/http://www.despardes.com/people/jemima-khan.html. URL consultato il 5 giugno 2006 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2006).
  5. ^ Nick Curtis and Olivia Cole, How Jemima Khan became Jem of the arrestocracy, in London Evening Standard, 17 dicembre 2010.
  6. ^ Amit Roy, Imran is Pakistan and Pakistan is Imran, in The Telegraph, Calcutta, India, 2 ottobre 2011.
  7. ^ Goldsmith, Annabel, Annabel : an unconventional life : the memoirs of Lady Annabel Goldsmith., London, Weidenfeld & Nicolson, 2004, ISBN 0297829661, OCLC 55588197.
  8. ^ (EN) Imran and Jemima divorce, in DAWN.COM, 23 giugno 2004. URL consultato il 15 dicembre 2017.
  9. ^ Hugh Grant splits with girlfriend Jemima Khan, in Reuters, 16 febbraio 2007. URL consultato il 24 febbraio 2007.
  10. ^ Rhiannon Williams, Russell Brand IS dating Jemima Khan, in The Daily Telegraph, 16 settembre 2013. URL consultato il 20 gennaio 2015.
  11. ^ Eizabeth Beynon "No Khan do: Jemima and Russell Brand ‘split after a year’", The Sunday Times, 21 settembre 2014
  12. ^ Imran and Jemima Khan Welcomed Princess Diana in Pakistan, in The Huffington Post, 25 maggio 2011. URL consultato il 31 maggio 2013.
  13. ^ Britain's Young Millionaires, in Evening Standard, 25 febbraio 2002.
  14. ^ a b Sairah Irshad Khan, I think the world of politics is pretty sleazy, in Newsline, Karachi, Pakistan, novembre 2002. URL consultato l'8 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2007).
  15. ^ Jemima Khan, Mad and bad – but the West will turn a blind eye, in The Independent, London, 7 settembre 2008. URL consultato il 5 novembre 2008.
  16. ^ Jemima Khan, I am angry and ashamed to be British, in The Independent, London, 2 aprile 2003. URL consultato il 5 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2008).
  17. ^ Jemima Khan, The Politics of paranoia, in The Independent, London, 18 febbraio 2008. URL consultato il 5 ottobre 2008.
  18. ^ Jemima Khan, Why did I back Julian Assange?, in The Observer, London, 12 dicembre 2010. URL consultato il 12 dicembre 2012.
  19. ^ Telegraph: Jemima Khan, in The Daily Telegraph, London. URL consultato il 18 giugno 2008.[collegamento interrotto]
  20. ^ Jemima proves it's not simply about Vanity, in London Evening Standard, London, 20 maggio 2011. URL consultato il 20 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2011).
  21. ^ Roy Greenslade, Jemima Khan quits Independent for New Statesman, in The Guardian, London, 17 ottobre 2011. URL consultato il 7 marzo 2013.
  22. ^ instinctproductions.com, http://www.instinctproductions.com.
  23. ^ The Impeachment of Bill Clinton, in Deadline, 5 settembre 2018. URL consultato il 5 settembre 2018.
  24. ^ HBO & Sky Partner On 'The Case Against Adnan Syed' Documentary From Amy Berg, in Deadline, 16 maggio 2018. URL consultato il 16 maggio 2018.
  25. ^ variety.com, https://variety.com/2019/tv/news/american-crime-story-season-3-clinton-impeachment-beanie-feldstein-monica-lewinsky-1203294448/.
  26. ^ Emma Clark, Jemima Khan: 'My journey with Julian Assange has taken me from 'admiration to demoralisation', in The Independent, 7 febbraio 2013.
  27. ^ warcosts.com, https://archive.today/20131119210740/http://www.warcosts.com/bbc_radio_110613. URL consultato il 19 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2013).
  28. ^ Jemima Khan demands Hillary Clinton review drone strikes, in Evening Standard, 31 ottobre 2016. URL consultato il 7 novembre 2016.
  29. ^ theguardian.com, https://www.theguardian.com/tv-and-radio/2021/nov/07/jemima-khan-cuts-links-with-the-crown-over-treatment-of-dianas-final-years.
  30. ^ Suzy Menkes, Jemima Khan: Shining Through, in International Herald Tribune, 1º settembre 1998. URL consultato l'8 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2007).
  31. ^ a b Sandra Laville, Jemima Khan closes fashion label, in The Daily Telegraph, London, 6 dicembre 2001. URL consultato l'8 agosto 2007.
  32. ^ Julia Robson, The best dressed (XML), in The Daily Telegraph, London, 23 febbraio 2001. URL consultato il 5 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2008).
  33. ^ The 68th Annual International Best-Dressed List, in Vanity Fair, 1º settembre 2007, p. 290.
  34. ^ The International Hall of Fame: Women, in Vanity Fair, 2 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2012).
  35. ^ Jemima Khan, The camp is a vast dump, in The Sunday Telegraph, 8 aprile 2001.
  36. ^ Assad Hafeez, Integrating health care for mothers and children in refugee camps and at district level, vol. 328, 3 aprile 2004, DOI:10.1136/bmj.328.7443.834, PMID 15070645.
  37. ^ Richard Alleyne, Jemima Khan joins Unicef campaign for war orphans, in The Daily Telegraph, London, 21 giugno 2001. URL consultato il 20 giugno 2008.
  38. ^ The horror of child trafficking, BBC News, 30 luglio 2003. URL consultato il 5 ottobre 2007.
  39. ^ Jemima's child labour campaign, BBC News, 21 febbraio 2005. URL consultato il 5 ottobre 2007.
  40. ^ Karaoke with the stars in aid of HOPING (PDF), HOPING Foundation', 21 maggio 2007. URL consultato il 20 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2007).
  41. ^ John Burns, In Embassy Drama, Eyes of Police (and Public) Focus on Assange, in The New York Times, 18 agosto 2011.
  42. ^ Jemima Khan, Jemima Khan on Julian Assange: how the Wikileaks founder alienated his allies, in New Statesman, 7 febbraio 2013. URL consultato il 31 agosto 2017.
  43. ^ Georg Szalai, Benedict Cumberbatch, Alfonso Cuaron, Maggie Smith Back U.K. Press Regulation, in The Hollywood Reporter, 18 marzo 2014. URL consultato il 19 marzo 2014.
  44. ^ Ian Burrell, Campaign group Hacked Off urge newspaper industry to back the Royal Charter on press freedom – Press – Media, in The Independent, London, 18 marzo 2014. URL consultato il 19 marzo 2014.
  45. ^ hackinginquiry.org, https://web.archive.org/web/20150302093453/http://hackinginquiry.org/wp-content/uploads/2014/03/4282-HackedOff-Guardian-ad-286x440-d3.png. URL consultato il 19 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2015).
  46. ^ theguardian.com, https://www.theguardian.com/politics/2014/aug/07/celebrities-open-letter-scotland-independence-full-text. URL consultato il 26 agosto 2014.

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