Jane Street Capital

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Jane Street Capital
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StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione1999
Sede principaleNew York
SettoreFinanziario
Sito webwww.janestreet.com

Jane Street Capital è un'azienda di proprietary trading con più di duemila dipendenti in cinque sedi a New York, Londra, Hong Kong, Amsterdam e Singapore. L'azienda negozia una vasta gamma di prodotti finanziari in oltre 45 paesi diversi. Jane Street è uno dei più grandi market maker, nel 2020 ha negoziato valori mobiliari per un valore superiore a 17 trilioni di dollari. Si ritiene che abbia contribuito a mantenere liquidi gli Exchange-traded fund obbligazionari durante il crash dei mercati nel 2020.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Jane Street è stata fondata da Tym Reynolds, Rob Granier, Michael Jenkins e Marc Gerstein nell'agosto 1999. Reynolds, Granieri e Jenkins prima di fondare Jane Street erano stati trader presso Susquehanna International Group, un altro market maker, mentre Gerstein era stato sviluppatore in IBM.

Nel 2018 Jane Street ha negoziato mediamente azioni per un valore di 13 miliardi di dollari ogni giorno e ha gestito il 7% del volume degli ETF in tutto il mondo. Nel 2020 ha negoziato azioni per un valore di 4 trilioni di dollari, 1,4 trilioni in obbligazioni e 3,9 trilioni in ETF.[1] Durante la pandemia di COVID-19 il fatturato è aumentato del 54% per un valore di 10,6 miliardi di dollari.[2]

Quasi tutto il software usato da Jane Street per condurre le operazioni sono scritte nel linguaggio di programmazione OCaml.[1]

Sam Bankman-Fried e Caroline Ellison[3] di FTX, sono stati dipendenti di Jane Street.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Robin Wigglesworth, Jane Street: the top Wall Street firm ‘no one’s heard of’, su ft.com, 28 gennaio 2021. URL consultato il 29 marzo 2024.
  2. ^ (EN) Tom Maloney, Lisa Lee e Annie Massa, Jane Street, DRW Traders Made Billions as Virus Hit Markets, su bloomberg.com, 18 giugno 2021. URL consultato il 29 marzo 2024.
  3. ^ (EN) Gerrit De Vynck, Caroline Ellison wanted to make a difference. Now she's facing prison, su washingtonpost.com, 3 gennaio 2023. URL consultato il 29 marzo 2024.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]