Ihsan Nuri

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ihsan Nuri
Ihsan Nuri, secondo da sinistra nella foto
NascitaBitlis, 1892
MorteTeheran, 25 marzo 1976
Cause della morteIncidente stradale
EtniaCurda
Dati militari
Paese servito
Forza armata
GradoGeneralissimo
voci di militari presenti su Wikipedia

Ihsan Nuri, in curdo: Îhsan Nûrî Paşa ,ئیحسان نووری پاشا[1] (Bitlis, 1892Teheran, 25 marzo 1976) è stato un militare e politico curdo, ex ufficiale dell'esercito ottomano e turco e uno dei leader della ribellione dell'Ararat come generalissimo del Forze Nazionali Curde[2][3].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Ihsan Nuri nacque nella casa del padre Elî Qulî[4] a Bitlis nel 1893. Veniva da un ramo della tribù Jalali.[5] Dopo aver terminato l'istruzione primaria presso la moschea Gök Meydan a Bitlis, si iscrisse alla scuola militare di Erzincan (Erzincan Askerî Rüştiyesi).[6] Dopo aver completato l'istruzione secondaria, entrò nell'Accademia militare ottomana[7] dove si unì all'Hevî, un'associazione curda studentesca.[8] Nel 1910 si laureò in questa accademia come tenente e si arruolò nell'esercito ottomano.

Carriera militare ottomana[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver partecipato alle operazioni di contro insurrezione in Albania, fu inviato in Yemen e vi prestò servizio per 33 mesi.[9] Dopo essere tornato, fu nominato aiutante di campo del 93º reggimento di fanteria ottomano e fu inviato a Beyzon.[7] Nella prima fase della prima guerra mondiale fu ferito a Nerman e rimandato nelle retrovie per le cure. Sulla strada per Erzincan, soffrì di congelamento vicino Karaburun. Dopo le cure a Erzincan, fu assegnato alla 9ª armata ottomana,[10] e poi nominato membro del comitato amministrativo di Ozurgeti in Georgia, brevemente occupata dalle truppe turche durante la campagna del Caucaso del 1918[7] dove prestò servizio come comandante della gendarmeria mobile della città. Dopo la prima guerra mondiale, entrò in contatto con il Kürdistan Teali Cemiyeti, che gli affidò il compito di stabilire relazioni tra i notabili curdi nell'area intorno a Diarbakır, Siirt e Bitlis.[8] Scrisse un articolo sui Quattordici punti di Woodrow Wilson, che fu pubblicato il 30 marzo 1919 sulla rivista Jîn.[11] Quando arrivò a Trebisonda, Rushdi Bey, che era il comandante della nona divisione caucasica, lo mandò a Baku per incontrare le autorità dell'Armata Rossa.[12] Fu un comandante della repressa rivolta di Beytüssebab nel settembre 1924[13] in cui chiese ad altri miliziani tribali curdi di sostenere la ribellione.[14] Appoggiò anche la ribellione dello sceicco Said nel 1925[15] ma non vi prese parte in una posizione di comando poiché era in esilio in Persia nel febbraio 1925.[16] Dopo la repressione della ribellione di Beytüssebap, l'intelligence turca tentò di assumere Nuri come una spia turca per gli inglesi.[17] Gli inglesi tuttavia respinsero il tentativo.[13]

Repubblica di Ararat[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Ararat.

I nazionalisti curdi proclamarono l'indipendenza del Kurdistan nell'ottobre 1927 (o secondo altre fonti nel 1928[18][19][20]) e formarono anche lo Xoybûn (Indipendenza),[21] un'organizzazione nazionalista curda.

Consapevole della necessità di una struttura militare adeguata, lo Xoybûn promosse Ihsan Nuri a generale (pascià) e lo nominò comandante in capo dell'esercito nazionale curdo.[22] Ihsan Nuri, fu un ex membro curdo dei Giovani Turchi.[23]

Nel 1928, Ihsan Nuri radunò un piccolo gruppo di soldati armati di armi moderne e addestrati nelle tattiche di fanteria.[24] Questa forza iniziò la rivolta di Xoybûn, marciando verso il Monte Ararat. Ihsan Nuri e i suoi uomini non solo ottennero successo nel raggiungere il monte Ararat, ma furono in grado di proteggere la città di Bitlis,[15] la provincia di Van, e la maggior parte della campagna intorno al lago Van, stabilendo una notevole area di resistenza curda.

Entro la fine dell'estate 1930, le forze aeree turche bombardarono da tutte le direzioni le posizioni curde intorno al monte Ararat. Secondo il generale Ihsan Nuri, la superiorità militare delle forze aeree turche demoralizzarono i curdi e portarono alla loro capitolazione.[25]

Come rifugiato[modifica | modifica wikitesto]

Durante gli anni '30, İhsan Nuri arrivò come rifugiato a Teheran.[26] Il governo limitò per anni i suoi movimenti a Teheran. Nel 1960 la sua situazione migliorò e gli fu permesso di stabilirsi nella regione curda intorno a Urmia. Nel 1962 intraprese un viaggio a Berlino Ovest per un congresso di lingua curda dove incontrò anche Kamuran Bedir Khan.[27] Mentre era in Europa, visitò anche città come Colonia e Vienna, e in entrambe le località venne ricevuto da diplomatici iraniani.[28] Tornò in Iran a metà del 1962 e successivamente a Urmia.[28]

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Ihsan Nuri visse a Teheran fino alla sua morte, nel 1976, causata da un incidente stradale.[29]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mehmet Bayrak (2007). Bi gravur, wêne û kartpostalan jinên kurd di serdema osmanî de. p. 91.
  2. ^ (KU) ڕێبەری شۆڕشی ئاگری لە سینگی مێژوودا مایەوە, su KurdistanMedia. URL consultato il 1º agosto 2021.
  3. ^ (FR) Bletch Chirguh, La Question Kurde: ses origines et ses causes, Le Caire, Impimerie Paul Barbey, 1930, front cover, IHSAN NOURI PACHA Généralissime des forces nationales Kurdes
  4. ^ (TR) Mehmet Kemal Işık (Torî), "İhsan Nuri Paşa", Ünlü Kürt Bilgin ve Birinci Kuşak Aydınlar, Sorun Yayınları, İstanbul, Kasım 2000, ISBN 975-431-111-0, p. 169.
  5. ^ (EN) David L. Phillips, The Kurdish Spring: A New Map of the Middle East, Routledge, 5 luglio 2017, p. 68, ISBN 978-1-351-48037-6. URL consultato il 16 settembre 2021.
  6. ^ (TR) Felat Özsoy e Tahsîn Eriş, Öncesi ve sonrasıyla 1925 Kürt direnişi: Palu, Hanî, Genç, Pêrî Yayınları, 2007, p. 117, ISBN 978-975-9010-57-7. URL consultato il 16 settembre 2021.
  7. ^ a b c (TR) İhsan Nuri Paşa, Ağrı Dağı İsyanı, Med Yayınları, İstanbul, 1992, p. 7.
  8. ^ a b (EN) Robert Olson, The Emergence of Kurdish Nationalism and the Sheikh Said Rebellion, 1880–1925, University of Texas Press, 1989, pp. 46, ISBN 0292776195.
  9. ^ (TR) İhsan Nuri (Paşa.) e İhsan Nuri Paşa, Ağrı Dağı isyanı, MED Yayıncılık, 1992, p. 7. URL consultato il 16 settembre 2021.
    «Daha sonra Arabistan Cephesine yollanır , Yemen'de 33 ay görevli kalır .»
  10. ^ (TR) İhsan Nuri (Paşa.) e İhsan Nuri Paşa, Ağrı Dağı isyanı, MED Yayıncılık, 1992, p. 8. URL consultato il 16 settembre 2021.
  11. ^ (EN) Güneş Murat Tezcür, A Century of Kurdish Politics: Citizenship, Statehood and Diplomacy, Routledge, 29 giugno 2020, ISBN 978-1-000-00844-9. URL consultato il 16 settembre 2021.
  12. ^ (TR) Mehmet Kemal Işık (Torî), "İhsan Nuri Paşa", p. 170.
  13. ^ a b Olson, Robert (1989). pp. 46–47.
  14. ^ (FR) Ihsan Nouri, Mon destin de Kurde, Éditions Orient-réalités, 2019, pp. 94, ISBN 978-2-940325-01-6.
  15. ^ a b (EN) Martin Strohmeier, Crucial Images in the Presentation of a Kurdish National Identity: Heroes and Patriots, Traitors and Foes, Brill, 2003, pp. 97, ISBN 978-90-04-12584-1.
  16. ^ (DE) Günter Behrendt, Nationalismus in Kurdistan: Vorgeschichte, Entstehungsbedingungen und erste Manifestationen bis 1925, Hamburg, Deutsches Orient-Institut, 1993, pp. 266, ISBN 3-89173-029-2.
  17. ^ Olson, 1989, p. 175.

    «from Turkish intelligence to Ihsan Nuri to implicate him as a spy to the British»

  18. ^ Abbas Vali, Essays on the origins of Kurdish nationalism, Mazda Publishers, 2003, ISBN 978-1-56859-142-1, p. 199.
  19. ^ Martin Strohmeier, Crucial images in the presentation of a Kurdish national identity: heroes and patriots, traitors and foes, Brill, 2003, ISBN 978-90-04-12584-1, s. 97.
  20. ^ Christopher Houston, Kurdistan: crafting of national selves, Indiana University Press, 2008, ISBN 0-253-22050-5, s. 52.
  21. ^ (EN) Hamma Mirwaisi, The History of White People: Caucasus - America, Hamma Mirwaisi, 22 febbraio 2020, p. 576. URL consultato il 16 settembre 2021.
  22. ^ (EN) Handan Çağlayan, Women in the Kurdish Movement: Mothers, Comrades, Goddesses, Springer Nature, 21 ottobre 2019, p. 81, ISBN 978-3-030-24744-7. URL consultato il 16 settembre 2021.
  23. ^ (EN) Mehrdad Izady, Kurds: A Concise Handbook, Taylor & Francis, 3 giugno 2015, p. 62, ISBN 978-1-135-84490-5. URL consultato il 16 settembre 2021.
  24. ^ (EN) David McDowall, A Modern History of the Kurds, Bloomsbury Publishing, 25 marzo 2021, p. 210, ISBN 978-0-7556-0078-6. URL consultato il 16 settembre 2021.
    «Nuri despatched a small group of men trained with modern weapons and versed in modern infantry tactics to join up with the various tribes in revolt.»
  25. ^ Die Welt des Islams: Zeitschrift der Deutschen Gesellschaft für Islamkunde, D. Reimer, 2000, p. 81. URL consultato il 16 settembre 2021.
    «Ihsan Nuri gives the impression that the capabilities of the TAF further demoralized the Kurds and expedited their capitulation»
  26. ^ (EN) Helene Krulich-Ghassemlou, Love against all Reason: A European Woman Involved in the Kurdish Fight for Freedom in Iran, LIT Verlag Münster, 2017, p. 678, ISBN 978-3-643-90922-0. URL consultato il 16 settembre 2021.
  27. ^ (FR) Celal Sayan, La construction de l'état national turc et le mouvement national kurde, 1918-1938, Presses universitaires du septentrion, 2002, ISBN 978-2-284-03546-6. URL consultato il 16 settembre 2021.
  28. ^ a b (FR) Ihsan Nouri, Mon destin de Kurde, Éditions Orient-réalités, 2019, pp. 213–215, ISBN 978-2-940325-01-6.
  29. ^ (TR) İhsan Nuri (Paşa.) e İhsan Nuri Paşa, Ağrı Dağı isyanı, MED Yayıncılık, 1992, p. 10. URL consultato il 16 settembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (TR) Rohat Alakom, Hoybûn örgütü ve Ağrı ayaklanması, Avesta, 1998, ISBN 975-7112-45-3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN43418568 · ISNI (EN0000 0000 5149 6887 · LCCN (ENn88631598 · GND (DE1089785232 · J9U (ENHE987007418507705171 · WorldCat Identities (ENlccn-n88631598