Gui d'Ussel

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Il suo nome è "Gui duisel" in alto a destra di questa miniatura

Gui d'Ussel o d'Uisel (... – ...; fl. 1195-1209[1]) è stato un trovatore originario del Limosino, la cui attività si è svolta a cavallo tra il XII e il XIII secolo. Ci sono pervenute venti delle sue poesie: otto canso, due pastorela, due cobla e otto tenzone, compreso un partimen insieme a Maria de Ventadorn.[2] Delle sue canso restano quattro melodie.[1][3]

Secondo quando riferisce la sua vida, Gui era il più giovane di tre figli di una ricca famiglia nobile del castello Ussel-sur-Sarzonne, a nord-est di Ventadorn. Lui e i suoi fratelli Ebles e Peire, come pure suo cugino Elias, erano tutti considerati trovatori e castellani di Ussel secondo l'autore della vida, il quale fa lo stesso Gui canonico del Monferrato e di Brioude nella diocesi di Clermont.[4] Tra i suoi parenti Gui era noto per le sue cansos.[4] La sola conferma esterna alla sua vida, riguardo alla famiglia di Gui, è un riferimento ai fratelli Guido e Eblo Usseli, i quali fanno una donazione di possedimenti all'abbazia di Bonaigue.[1] Il biografo di Gui crede che lui abbia avuto una relazione amorosa con Malgarita, moglie di Rainaut VI, visconte di Aubusson.[4] Si suppone che successivamente avesse avuto una relazione con Guillemette de Comborn, moglie di Dalfi d'Alvernha, componendo per lei molte canzoni.[4] Gui trascorse quasi la sua intera vita nel Limosino e nell'Alvernia, viaggiando raramente all'estero.[5]

Dedicò molte delle sue canzoni a Maria de Ventadorn (compreso il partimen) e fa riferimento a Pietro II di Aragona in un'altra (la quale ha conservato la sua melodia).[1] Il riferimento alla regina, moglie di Pietro, nella razó di una canzone pone la data della sua composizione al 1204 o più tardi, dopo il matrimonio di Pietro con Maria di Montpellier.[1] La sua vida ricorda come lui nel 1209 avesse obbedito all'ingiunzione papale, delegata a Pietro di Castelnau, di smettere di comporre; il fatto che nessuno delle sue poesie possa essere attendibilmente attribuita successivamente a questa data, e che nessuna di esse menzionasse la crociata albigese, rende più che probabile la possibilità che Gui avesse obbedito agli ordini del papa, smettendo così di scrivere.[1][6]

La poesia in qualche misura imita quella del suo contemporaneo Cadenet, menzionato da qualche parte.[7] Le sue melodie hanno qualcosa in comune con quelle di Gaucelm Faidit, probabilmente incontrato a Ventadorn.[5] Tutte le sue melodie rientrano all'interno di un intervallo di decima minore, con l'uso di numerose terze e triadi, ma mai ripetendo frasi nella forma AAB.[5] Gui è lodato per la sua "facoltà di compositore sottile e creativa" e la sua musica è caratterizzata dalla varietà del motivo.[8] Un successivo trovatore, Daude de Pradas, fa riferimento a Gui in una tenso e la sua melodia è indicativa riguardo alla possibilità che possa essere stata influenzata da quella di Gui.[9]

Le opere di Gui sono state riprodotte nell'antologia di Ferrarino Trogni da Ferrara.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Aubrey, 16.
  2. ^ Gaunt and Kay, 284.
  3. ^ Perrin, 323.
  4. ^ a b c d Egan, 44.
  5. ^ a b c Aubrey, 222.
  6. ^ Egan, 45, annota che il Concilio di Montpellier del 1214 proibisse la mescolanza con curias vel hospicia vel colloquia mulierum.
  7. ^ Aubrey, 21 e 225.
  8. ^ Aubrey, 224.
  9. ^ Aubrey, 232.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Aubrey, Elizabeth. The Music of the Troubadours. Indiana University Press, 1996. ISBN 0-253-21389-4.
  • (EN) Egan, Margarita, ed. and trans. The Vidas of the Troubadours. New York: Garland, 1984. ISBN 0-8240-9437-9.
  • (EN) Gaunt, Simon, and Kay, Sarah, edd. The Troubadours: An Introduction. Cambridge: Cambridge University Press, 1999. ISBN 0 521 574730.
  • (EN) Perrin, Robert H. "Descant and Troubadour Melodies: A Problem in Terms." Journal of the American Musicological Society, 16:3, (Autunno, 1963), pp. 313–324.

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