Giardino Pacini
Giardino Pacini | |
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Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Località | Catania |
Caratteristiche | |
Tipo | giardino pubblico |
Gestore | Comune di Catania |
Ingressi | via beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, 18-42; via Jonica, dopo il 2 |
Realizzazione | |
Proprietario | Comune di Catania |
Mappa di localizzazione | |
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Il giardino Pacini è uno dei due giardini più antichi della città e uno dei quattro parchi principali di Catania.[1]
Sotto gli archi della Marina, sul cui viadotto passa il binario della ferrovia, vicino al porto, e subito fuori dalla antica porta della città, porta Uzeda, è sito il giardino Pacini, soprannominato dai catanesi "Villa 'ê varagghi" in quanto meta soprattutto di persone anziane che vi si recavano per rilassarsi e sbadigliare[2]. Il giardino, seppur non molto grande, è tuttavia sempre accessibile durante il giorno e presenta una zona attrezzata con giochi per i bambini.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
La sua nascita risale ai primi tempi dell'Unità d'Italia quando venne riordinata l'area adiacente alle mura e la porta Uzeda nell'area interessata dalla foce del fiume Amenano ove le lavandaie catanesi lavavano i panni; venne realizzata una villetta con passeggiata a mare e riordinato il lavatoio, di cui oggi restano alcune tracce visibili di fronte alla pescheria. Nel 1866 iniziarono i lavori di costruzione della ferrovia per Siracusa con la costruzione dei contestati Archi della Marina, il lungo viadotto che sottrasse parecchio spazio al giardino e cancellò la passeggiata a mare. Nel 1879 la villetta ebbe finalmente un nome: quello del musicista e compositore catanese Giovanni Pacini, scomparso poco più di un decennio prima, il cui busto in marmo bianco venne posto su di un piedistallo all'ingresso. L'opera era dello scultore Giovanni Duprè[3].
All'inizio degli anni trenta allo scopo di potenziare il Porto di Catania venne interrato il vecchio porto saraceno e canalizzata la foce del fiume Amenano realizzando il nuovo grande molo Crispi. Con tale operazione la villetta perse la sua "ariosità" trovandosi incassata tra il viadotto della ferrovia e le recinzioni del porto. Un ulteriore mutilazione si ebbe nel dopoguerra quando venne realizzato il mercato ortofrutticolo tagliando un'ampia sezione di alberi e realizzandovi la cosiddetta Piazza Alcalà (più recentemente rinominata piazza Borsellino) e intorno agli anni sessanta quando venne raddoppiato il binario della ferrovia raddoppiando quindi l'area occupata dalle arcate del viadotto.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ VILLA PACINI | Luogo FAI, su fondoambiente.it. URL consultato il 21 maggio 2023.
- ^ In dialetto catanese varagghiu corrisponde al siciliano badagghiu, entrambi derivati dalla stessa radice latina volgare che ha prodotto l'italiano "sbadiglio"
- ^ http://www.balarm.it/autore/615/simona-russo, Per tutti è "Villa degli sbadigli": il giardino di Catania da cui si vede il fiume fantasma, su Balarm.it. URL consultato il 21 maggio 2023.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Maria Teresa Di Blasi e Concetta Greco Lanza, Il Cicerone. Storia, itinerari, leggende di Catania, 2ª ed., Catania, Edizioni Greco, 2007, ISBN 978-88-7512-060-3.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- La Villa Pacini sul sito del Dipartimento di Botanica dell'Università di Catania.