Gaio Porcio Catone (tribuno)

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Gaio Porcio Catone
Tribuno della plebe della repubblica romana
Nome originaleGaius Porcius Cato
GensPorcia
PadreGaio Porcio Catone ?
Tribunato della plebe56 a.C.

Gaio Porcio Catone (in latino Gaius Porcius Cato; fl. 59-54 a.C.) è stato un politico romano del I secolo a.C.

Origini familiari

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Lo stesso argomento in dettaglio: Gens Porcia.

Gaio Porcio Catone era probabilmente figlio dell'omonimo Gaio Porcio Catone, console nel 111 a.C.; se così, era quindi nipote di Marco Porcio Catone Liciniano, bisnipote di Catone il Censore e cugino di secondo grado di Catone l'Uticense.

Attività pubblica

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Nel 59 a.C. Gaio Catone volle intentare un processo per corruzione (ambitus) contro Aulo Gabinio, ma i pretori fecero in modo di non essere raggiungibili per le deposizione della causa; per questo, Catone, parlando dai Rostri attaccò Pompeo, protettore di Gabinio, di essere un privatus dictator (dittatore non ufficiale), accusa per la quale venne quasi assassinato.[1]

Nel 56 a.C. diventò tribuno della plebe (entrando in carica nel dicembre del 57 a.C.): in questo ruolo si attivò perché Publio Clodio Pulcro, che Catone sosteneva, venisse eletto edile prima di essere processato, così che potesse avere l'immunità della carica;[2] presentò delle proposte di legge contro i sostenitori di Pompeo, Publio Cornelio Lentulo Spintere e Tito Annio Milone;[3] inoltre riuscì a fare in modo che il re d'Egitto Tolomeo XII, in esilio a Roma, non ricevesse aiuti militari per riprendersi il suo trono, facendo profetizzare sventure dai libri sibillini in caso i Romani avessero combattuto in Egitto.[4] Nel 54 a.C. fu accusato per la lex Iunia Licinia di violazione procedurali avvenute durante il tribunato, ma venne assolto per la lex Fufia.[5]