Gaetano Arezzo della Targia

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Gaetano Arezzo
Gaetano Arezzo
NascitaSiracusa, 31 luglio 1911
MorteMalta, 15 dicembre 1942
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
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Gaetano Arezzo (Siracusa, 31 luglio 1911Malta, 15 dicembre 1942) è stato un militare italiano, barone della Targia, ufficiale e comandante di sommergibile, caduto durante la seconda guerra mondiale, insignito di una medaglia di bronzo al valor militare, di una medaglia d'argento al valor militare e di una alla memoria. Nella città di Siracusa gli è stata dedicata la scuola superiore che insegna la scienza nautica: l'Istituto Tecnico Nautico G. Arezzo della Targia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gaetano nacque a Siracusa, sua madre Paola Lawestein e suo padre Giambattista Arezzo erano baroni della Targia[1], località sita a nord di Siracusa.[2] Si diplomò presso il liceo classico "Gargallo" della città e nel 1927 fu ammesso alla Regia Accademia Navale di Livorno. Uscito dall'Accademia venne nominato guardiamarina e dopo quattro anni fu promosso al grado di tenente di vascello imbarcando sulla nave appoggio Antonio Pacinotti il 18 maggio 1936.[3]

Tra i suoi incarichi da tenente di vascello c'è da ricordare quello da direttore di tiro sul cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco dal 30 novembre 1938.

Passò poi sui sommergibili. Il suo primo incarico sui battelli fu sul Regio sottomarino Medusa, unità addestrativa di base a Pola.

Il 30 gennaio del 1942 il Medusa fu attaccato dal sommergibile inglese HMS Thorn, il quale riuscì a colpire l'unità italiana con un siluro il cui colpo risultò fatale: Gaetano Arezzo si trovava sul ponte con altri ufficiali e venne sbalzato in mare, riportando ferite al piede, all'occhio e alla spalla; si prodigò per cercare di salvare i suoi compagni, annaspavano con lui in mare il comandante Enrico Bertarelli, che scomparve tra i flutti, e i guardamarina Firpo e Fei. Arezzo in seguito risulturà uno dei due soli sopravvissuti di quel 30 gennaio.[4][5]

Il sommergibile Uarsciek

Dopo la convalescenza, il 21 giugno ottenne l'incarico di comandante del Regio sommergibile classe 600 serie Adua Uarsciek, partecipando a diverse missioni.

L'11 dicembre del '42 arrivò l'ordine di perlustrare le acque limitrofe di Malta poiché sarebbe dovuto passare un importante convoglio, la motovane italiana Foscolo diretta a Tripoli, e il battello italiano salpò da Augusta. L'isola di Malta era il principale luogo dal quale partivano le offensive inglesi. Il compito di Arezzo era quindi offensivo verso sud, nelle acque maltesi.[6]

L'Uarsciek venne però individuato dai britannici alle ore 3:00 del 15 dicembre. Ciò che viene sottolineato nei resoconti è che il comandante Gaetano Arezzo quella notte era febbricitante, ma che rimase ugualmente al suo posto: subito diede l'ordine di lanciare due siluri, ma mancarono l'obiettivo, allora diede l'ordine di immersione. Il battello scese troppo velocemente e l'equipaggio udì sinistri scoppi, con urgenza quindi l'Uarsciek riemerse, scoprendo la sua posizione al nemico che con le unità leggere lo attaccò. I cacciatorpediniere Petard (inglese) e Vasilissa Olga (greco) mitragliarono la coperta e la torretta, uccidendo in maniera subitanea il comandante Arezzo, l'ufficiale in seconda stv Remigio Dapiran e il nostromo capo Ilario Mazzotti. Quindici altri membri dell'equipaggio vennero uccisi dagli inglesi e il sommergibile, rimorchiato in un primo momento, alla fine affondò il 15 dicembre del 1942, alle ore 11:33, nelle acque di Malta.[6]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale Comandante che in menomate condizioni di salute e febbricitante, ha dimostrato alto senso del dovere e spirito aggressivo, attaccando una forza navale nemica e lanciando due siluri contro unità nemica con probabile risultato positivo e cadendo al suo posto di dovere, ha confermato le doti di slancio e dedizione dimostrate in precedente circostanza dalla perdita del sommergibile Medusa”»
— Capo Promontore (Istria) - 30 gennaio 1942[7]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di sommergibile di elevate capacità professionali, partecipava con sereno ardimento ed eroico spirito aggressivo alla battaglia mediterranea di mezz'agosto, attaccando decisamente un numeroso convoglio nemico potentemente scortato da forze navali e aeree. Col tempestivo ed efficace lancio di siluri, infliggeva sicure perdite alla formazione avversaria, provocando il siluramento e l'affondamento di unità da guerra e mercantili, dimostrava nell'ardua brillante azione elette virtù militari e tenace volontà di vittoria".»
— "Uarsciek" - Mediterraneo centrale - 15 dicembre 1942[8]
Medaglia d'argento al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Valente comandante di sommergibile nel corso di ardua missione di guerra, avvistatata nottetempo una formazione navale avversaria, muoveva in superficie arditamente all’attacco. Nonostante il sommergibile fosse stato scoperto, riusciva con abile manovra a silurare un incrociatore avversario. Sottoposto a violenta caccia da parte di tre siluranti nemiche, nella impossibilità di resistere più a lungo in immersione per i notevoli danni riportati, emergeva nell’intento di affrontare in superficie le preponderanti forze avversarie. Nell’ardito tentativo, mentre raggiungeva il proprio posto di combattimento in torretta, cadeva colpito a morte da raffica nemica.»
— "Uarsciek" - Mediterraneo centrale - 15 dicembre 1942[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ vorrei far presente che i genitori di Gaetano Arezzo della Targia non erano quelli menzionati bensì Giambattista Arezzo della Targia e Paola Lawestein sono la nipote Maria Arezzo della Targia
  2. ^ Francesco San Martino De Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origini ai nostri giorni, a cura di Mario Gregorio, 2013 [1923], p. 123.
  3. ^ Arezzo Gaetano della Targia, su galleriaroma.it. URL consultato il 21 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 21 novembre 2016)..
  4. ^ Due sommergibili che non dovevano affondare - La voce del popolo (PDF), su editfiume.com. URL consultato il 21 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 21 novembre 2016).
  5. ^ Pietro Spirito, Un corpo sul fondo, Guanda, 2007, ISBN 978-88-8246-585-8.
  6. ^ a b Pancrazio “Ezio” Vinciguerra.
  7. ^ Ufficio Storico della Marina Militare (B.A. giugno 2006).
  8. ^ R.D. 17 dicembre 1942. Cfr. Ufficio Storico della Marina Militare (B.A. giugno 2006).
  9. ^ D.P. 18 dicembre 1951. Cfr. Ufficio Storico della Marina Militare (B.A. giugno 2006).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]