Furto di opere d'arte

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Nel 1990, l'Isabella Stewart-Gardner Museum subì un furto perdendo oggetti con un valore totale stimato di circa 500 milioni di dollari.
Nel 1990, l'Isabella Stewart-Gardner Museum subì un furto perdendo oggetti con un valore totale stimato di circa 500 milioni di dollari.

Il furto di opere d’arte consiste nella sottrazione illecita di un’opera d'arte, come un quadro, o parte di essa, che solitamente si tenta di rivendere o, più raramente, di utilizzare per fini estorsivi.

Caratteristiche comuni[modifica | modifica wikitesto]

Un gruppo di ladri che intendono rubare un capolavoro artistico possono avere contatti con i possibili intermediari, che alimentano il mercato clandestino, e progettare in maniera più o meno meticolosa un piano, studiando gli aspetti vulnerabili del sistema di sicurezza che dovrebbe impedire il furto. I criteri con cui scelgono i loro bersagli sono vari e riguardano naturalmente soprattutto il valore economico dell’opera, la sua richiesta nel mercato clandestino, il livello di protezione e l’occultabilità. Secondo alcuni esperti, in Europa questo tipo di furti e la relativa commercializzazione della refurtiva sono spesso eseguiti da piccoli gruppi di malviventi che mantengono i contatti tra di loro, anche per agevolarsi in uno degli aspetti più difficili della loro attività, ovvero la rivendita delle opere rubate, ma c'è da dire che possono perpetrare un furto d'arte anche individui isolati o, al contrario, grandi organizzazioni criminali, che praticano principalmente altri tipi di attività. Gli acquirenti finali sono talvolta all’oscuro della provenienza illecita, soprattutto quando si tratta di cimeli poco conosciuti, ma non mancano neanche casi di furti addirittura commissionati da collezionisti privati. Nella storia dei furti di opere d’arte ci sono persino esempi di estorsione di denaro o altri favori in cambio della restituzione di capolavori rubati, come quando la Mala del Brenta tentò di ricattare lo Stato italiano dopo aver sottratto dalla Galleria Estense il ritratto di Francesco I d'Este realizzato da Diego Velázquez. Naturalmente il target di questi crimini non sono soltanto le opere esposte nei musei, visto che la cronaca mostra quanto siano vulnerabili, ad esempio, le chiese e i siti archeologici, in cui oltretutto si ha più difficoltà a migliorare la sicurezza antifurto. Secondo i dati forniti dall’Interpol, la Francia e l’Italia sono gli stati dell’Europa occidentale più danneggiati, anche grazie all’elevata presenza di testimonianze artistiche nel loro territorio[1][2][3].

Prevenzione[modifica | modifica wikitesto]

In considerazione dei danni elevati che il patrimonio culturale può subire a seguito di questi atti, gli stati adottano diverse misure per garantire la tutela delle opere d’arte, come quella della cooperazione internazionale delle forze dell’ordine. Queste ultime possono consigliare ai detentori di beni artistici di documentarli con l’obiettivo di contrastarne il traffico illecito e rendere più facile l’identificazione e la restituzione dopo un eventuale ritrovamento[2]. In Italia una banca dati delle opere rubate viene utilizzata dal Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, reparto dell’Arma dei Carabinieri che si occupa del contrasto ai reati commessi ai danni del patrimonio artistico[4].

Sicurezza nei musei[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alle forze dell’ordine, le istituzioni culturali ed i privati che detengono opere d’arte, specie se di grande valore, adottano solitamente diverse misure per ridurre la probabilità di commissione di questi reati e talvolta anche un’assicurazione per limitare l’eventuale danno economico. Nei musei il personale dovrebbe essere adeguatamente addestrato a valutare i rischi rappresentati dall’attività di criminali come ladri o vandali e predisporre un adeguato sistema di prevenzione, considerando anche che sono le caratteristiche dell’edificio a determinare la facilità d’accesso al materiale custodito nel corso di orari di chiusura, visto che i ladri possono introdursi nel museo persino da edifici adiacenti o dai sotterranei. La sicurezza perimetrale dell’edificio può essere rafforzata in svariati modi, quali, ad esempio, inferriate, porte di adeguata robustezza, e, se il fabbricato è circondato da un’area libera, muri di cinta, cancelli e recinzioni. L'antifurto, che nelle ore di chiusura controlla il perimetro e segnala eventuali tentativi di effrazione attraverso gli accessi, è un elemento estremamente comune nei musei, ma anche in altri luoghi che custodiscono un ingente patrimonio culturale. Naturalmente può essere molto utile anche durante le ore di apertura al pubblico per sorvegliare zone riservate o gli spazi espositivi, come le vetrine blindate. Inoltre gli impianti di videosorveglianza permettono un'analisi accurata e veloce della situazione in caso di emergenza, oltre a ridurre i danni dovuti ai falsi allarmi e fornire agli inquirenti un prezioso documento, quando un reato viene commesso. Tutti questi sistemi di sorveglianza devono essere collegati con una centrale di vigilanza privata, le forze dell'ordine o l'abitazione di un addetto. Si può poi aumentare la possibilità che un malintenzionato sia notato con un adeguato sistema di illuminazione notturna e, nei casi di maggior rischio, anche mediante piantonamenti o ronde effettuati da guardie giurate. Per ovvie ragioni bisognerebbe accertarsi che non sia possibile l’ingresso di individui non abilitati nelle zone riservate a determinati membri del personale, dove magari sono custodite opere d’arte. Infine, per aumentare la probabilità che la refurtiva sia riconosciuta e quindi restituita è fondamentale la creazione di un inventario, meglio se accompagnato da una documentazione fotografica, da riporre in un luogo sicuro[5].

Furti significativi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Libero il boss che rubò il Francesco I, su nottecriminale.wordpress.com, 22 agosto 2010. URL consultato il 26 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2020).
  2. ^ a b Andrea Di Nicola e Ernesto U. Savona, Tendenze internazionali di traffico di opere d’arte e politiche di contrasto (PDF), su eprints.biblio.unitn.it, Università di Trento, giugno 1998.
  3. ^ Chi minaccia i musei d’Europa?, su voxeurop.eu, 27 agosto 2010.
  4. ^ Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, su carabinieri.it, Arma dei Carabinieri. URL consultato il 28 dicembre 2016.
  5. ^ Daniele Jalla, La sicurezza nei musei, su academia.edu, 2015.
  6. ^ Stefano Bucci, Furto della Gioconda, cent'anni di mito, su corriere.it, Corriere della Sera, 8 agosto 2011.
  7. ^ (EN) Howard Chua-Eoan, Stealing the Mona Lisa, su wayback.archive.org, Time (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2007).
  8. ^ (EN) Howard Chua-Eoan, Art Heist, su wayback.archive.org, Time (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2007).
  9. ^ (EN) Howard Chua-Eoan, The Scream, su wayback.archive.org, Time (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2007).
  10. ^ Ritrovato l’Urlo di Munch, su repubblica.it, La Repubblica, 31 agosto 2006.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàLCCN (ENsh85008086 · GND (DE4134168-5 · J9U (ENHE987007294792105171