Franco Bagna

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Franco Bagna
NascitaBrescia, 22 ottobre 1921
MortePoggio Rusco, 22 aprile 1945
Cause della morteCaduto in guerra
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Regno del Sud
Forza armataRegio Esercito
Esercito Cobelligerante Italiano
Anni di servizio1942 - 1945
GradoSottotenente
GuerreSeconda guerra mondiale
Studi militariAccademia di artiglieria e genio
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Franco Bagna (Brescia, 22 ottobre 1921[1]Poggio Rusco, 22 aprile 1945) è stato un militare italiano, medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Terminato a Lodi il liceo classico, aveva frequentato l'Accademia di artiglieria e genio.

Nel 1942, nominato sottotenente, era stato inquadrato nella 47ª Divisione fanteria "Bari". Volontario paracadutista, dopo l'armistizio, Il Sten. Franco Bagna voleva unirsi ai ribelli del Maggiore Rizzatti e continuare a combattere con i tedeschi. Veniva dissuaso dal col. Tantillo amico del padre generale del Regio Esercito e rimase con la Nembo in attesa di ordini. Successivamente entra a far parte del Corpo Italiano di Liberazione, partecipò alla guerra con gli Alleati. Mentre il conflitto era ormai prossimo alla fine, il giovane ufficiale si offrì per essere lanciato alle spalle del nemico con altri paracadutisti della Compagnia autonoma distaccamento "Nembo". Cadde, con altri quattordici commilitoni e due partigiani, in un violento scontro con le truppe della Wehrmacht in ritirata, che in quel frangente persero diciotto uomini.

Nel 1960, per ricordare quel tragico fatto d'armi, al Casellone (ora Cà Bruciata) di Dragoncello di Poggio Rusco è stato eretto un cippo.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Chiedeva ed otteneva di far parte di un reparto volontari paracadutisti, per un lancio di guerra dietro le linee nemiche. Comandante di plotone con indomito coraggio e somma perizia conduceva più volte i suoi uomini all’attacco di autocolonne nemiche, distruggendo automezzi e catturando armi e numerosi prigionieri. Penetrato da solo in una casa, a colpi di bombe a mano e con la pistola attaccava un preponderante nucleo di nemici. Dopo averne freddati tre e ferito gravemente un quarto, cadeva colpito a morte nell’impari lotta. Fulgido, eroico esempio di spregiudicato spirito paracadutista. Casellone (Poggio Rusco), 22 aprile 1945»
— 22 aprile 1945[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Istituto storico della resistenza, su banchedati.istitutoresistenzacuneo.it. URL consultato il 21 aprile 2021.
  2. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]