Ferrovia Napoli-Portici

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Template:Infobox Linea ferroviaria La ferrovia Napoli – Portici fu la prima linea ferroviaria costruita in Italia, inaugurata il 3 ottobre 1839; era a doppio binario ed aveva la lunghezza complessiva di 7,25 chilometri. Era priva di scambi all'estremità: delle piccole piattaforme girevoli[1] immettevano i rotabili in arrivo sul binario di partenza.

Storia

La convenzione per la sua costruzione venne firmata nel 1836[2]; con essa si concedeva all'ingegner Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie, la concessione per la costruzione in quattro anni di una linea ferroviaria da Napoli a Nocera Inferiore con un ramo per Castellammare che si sarebbe staccato all'altezza di Torre Annunziata. L'anno seguente venne costituita a Parigi una Società per la costruzione e la gestione della ferrovia.

Alle ore 10 del 3 ottobre del 1839, alla presenza del re Ferdinando II di Borbone e delle più alte cariche del Regno vi fu la partenza del primo treno composto da una locomotiva a vapore di costruzione inglese Longridge e da otto vagoni. Il percorso venne compiuto in nove minuti e mezzo tra ali di gente stupita e festante. La locomotiva che trainava il treno era stata battezzata "Vesuvio".

Il primo viaggio trasportò 258 passeggeri. Nei successivi quaranta giorni ben 85.759 passeggeri usufruirono della ferrovia. Il pittore di corte Salvatore Fergola immortalò gli avvenimenti nei suoi celebri dipinti.

L'inaugurazione della Ferrovia Napoli-Portici, di Salvatore Fergola

La linea era solo parte di un progetto più vasto: il 1º agosto 1842 veniva infatti inaugurato il tronco successivo fino a Castellammare e due anni dopo, nel 1844, la diramazione per Pompei, Angri, Pagani e Nocera Inferiore. Nel 1846 il Bayard otteneva la concessione anche per il prolungamento su San Severino e Avellino[3].

Illustri ospiti provarono la nuova realizzazione tra cui il Papa Pio IX che l'8 settembre 1849 salì per la prima volta a Napoli su di un treno insieme al Re di Napoli Ferdinando. Il convoglio reale fu condotto personalmente dall'ingegnere Bayard. Pio IX scese entusiasta dal treno esprimendo ai presenti la volontà di realizzare anche nello Stato Pontificio delle opere ferroviarie.

Il progetto, le locomotive e il materiale rotabile

Data la novità del mezzo ferroviario, per la realizzazione fu necessario rivolgersi all'industria straniera: la progettazione era francese, le locomotive, di rodiggio 1 A 1, giunsero dall'Inghilterra ed erano costruite sul modello delle prime progettate da George e Robert Stephenson, il resto dei materiali rotabili invece era stato costruito in Italia (Il ferro delle rotaie proveniva dalle miniere della Vallata dello Stilaro e fu lavorato nel Polo siderurgico di Mongiana), in Calabria.

La locomotiva che trainò il treno inaugurale, la "Vesuvio", era di fabbricazione inglese, costruita dalla Longridge e Co. di Newcastle pesava 13 tonnellate e sviluppava una potenza di 65 CV alla velocità di 50 km/ora. La caldaia era fasciata da liste di legno pregiato tenute insieme da quattro cerchiature in ottone. Il tender a due assi trasportava sia l'acqua che il carbone. La gemella Longridge aveva poco prima effettuato il treno staffetta.

Nel 1939 nella ricorrenza del Centenario venne ricostruito integralmente il convoglio inaugurale e dato che non esistevano più i piani progettuali con le misure la locomotiva venne ricostruita secondo il progetto della Bayard, anch'essa Longridge e solo leggermente differente.

Le locomotive entrate in esercizio

La riproduzione della Bayard

di costruzione Longridge

  • Locomotiva a vapore Vesuvio - 3 ottobre 1839
  • Locomotiva a vapore Longridge - 3 ottobre 1839

di costruzione francese

  • Locomotiva a vapore Saint Quintin -
  • Locomotiva a vapore Verges -

assemblate su modello lnglese consegnate tra 1842 e 1844

  • Locomotiva a vapore Pietrarsa
  • Locomotiva a vapore Papin
  • Locomotiva a vapore Pompei
  • Locomotiva a vapore Sorrento
  • Locomotiva a vapore Ercole
  • Locomotiva a vapore Parigi
  • Locomotiva a vapore Lampo
  • Locomotiva a vapore Veloce
  • Locomotiva a vapore Freccia
  • Locomotiva a vapore Corsi
  • Locomotiva a vapore Robertson
  • Locomotiva a vapore Maria Teresa
  • Locomotiva a vapore Etna
  • Locomotiva a vapore Partenope

Le officine di Pietrarsa (Reale Opificio di Pietrarsa)

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa.

Un'altra delle influenze collaterali di questo progetto fu la conversione alla produzione ferroviaria, nel 1842, di un grande stabilimento già adibito alla produzione di cannoni e proiettili d'artiglieria, ad essere adibito alla costruzione di locomotive e all'assemblaggio del materiale rotabile a Pietrarsa (decreto reale del 22 maggio 1843). Le officine divennero presto un esempio di uso di lavorazioni e tecnologie di avanguardia. Inizialmente le officine si occuparono di riparazioni, poi vennero messe in cantiere locomotive completamente assemblate nello stabilimento su modello inglese. Nel 1845 vennero visitate dallo Zar Nicola I di Russia che ne restò talmente colpito che volle riprodurne la pianta per la costruzione del suo complesso industriale di Kronstadt. Anche il papa Pio IX visitò la fabbrica il 23 settembre 1849: a ricordo della storica visita i 500 operai vollero erigere una chiesa posta di fronte allo stabilimento terminata nel 1853 poi demolita nel 1919. Il 1845 è anche l'anno in cui venne costruita la prima locomotiva a vapore interamente in Italia (anche se sulla base di un modello inglese): questa assunse il nome augurale di Pietrarsa.[4] Ultimato nel 1853 il complesso di Pietrarsa fu il primo sistema industriale di tutta l'Italia; all'atto della unificazione, nel 1860, contava una forza lavoro di circa 1200 unità.
Dall'inizio della produzione diretta di rotabili e fino al 1905 a Pietrarsa risultano costruite oltre 300 locomotive, varie centinaia di carrozze e qualche migliaio di carri merci [5]. Il declino della trazione a vapore in Italia coincide con il declino dell'attività delle Officine di Pietrarsa e Granili, essendo queste specializzate in tale settore, non essendo possibile una eventuale riconversione a causa della mancanza di spazi utilizzabili.[4].

La costruzione di oltre 13.500 metri quadrati, una volta dismessa è diventata la sede di un museo, il Museo Nazionale delle Ferrovie di Pietrarsa.

Anche le Poste italiane hanno voluto ricordare il 150º anniversario dell'avvenimento con l'emissione di un francobollo commemorativo nel 1989.

Note

  1. ^ Mappa della stazione terminale
  2. ^ Decreto su wikisource
  3. ^ Decreto e capitoli di concessione perché la strada ferrata da Napoli a Nocera sia prolungata per Sanseverino ad Avellino su Wikisource
  4. ^ a b Gian Guido Turchi,nasce il museo ferroviario nazionale in i Treni 21/1982 a pag.30.ETR ,Salò
  5. ^ L'album delle Locomotive a vapore,Duegi Editrice eGroup,Albignasego 2005.Volume I-Ristampa del catalogo ufficiale edito dalle Ferrovie dello Stato nel 1915 in 2 volumi:Locomotive ed Automotrici in servizio ed in costruzione al 30 giugno 1914

Bibliografia

Voci correlate

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