Fausto Simonetti

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Fausto Simonetti (Palmiano, 20 febbraio 1921[1]Ascoli Piceno, 6 giugno 1944) è stato un partigiano italiano. Medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Arruolatosi nel 1939 in aeronautica come aiutante sanitario, durante la guerra Simonetti fu mobilitato sul Fronte occidentale e in Libia.
Rientrato in Italia nel febbraio del 1943, al momento dell'armistizio si trovava con il suo reparto in provincia di Foggia.
Decise di tornare ad Ascoli ed entrò nella resistenza, aggregandosi ad una formazione composta in gran parte da militari sbandati che operava a ridosso della città.
Il 3 ottobre la compagnia affrontò delle truppe tedesche a Colle San Marco. Nello scontro caddero venticinque partigiani, quattro furono feriti e sessanta furono fatti prigionieri. Simonetti, riuscì a sottrarsi alla cattura e continuò a essere tra gli organizzatori della resistenza locale, curando il collegamento del Comando dell'VIII Armata alleata con le basi delle Marche e dell'Abruzzo.
Nel giugno del 1944 il giovane aviere per delazione cadde in un'imboscata, come è ricordato nella motivazione della Medaglia d'oro. Catturato e sottoposto a minacce e torture non rivelò nulla dei dislocamenti e l'organizzazione delle forze partigiane della zona. Esasperati dal silenzio, i suoi aguzzini lo fucilarono finendolo a colpi di calcio di fucile.
A Fausto Simonetti sono state intitolate una strada di Porto San Giorgio[2] e una piazza di Ascoli Piceno[3].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di formazione partigiana, durante i duri combattimenti di Colle San Marco contro preponderanti forze nemiche, dava ripetute prove di coraggio e di ardimento. Ultimate le munizioni riusciva a porre in salvo i pochi compagni superstiti. Durante la sua attività partigiana portava in salvo numerosi prigionieri alleati attraverso le linee nemiche e curava il collegamento del comando dell'ottava armata con le basi delle Marche e dell'Abruzzo. Attivamente ricercato dai nazifascisti cadeva, per delazione, in un'imboscata. Catturato e sottoposto a minacce e torture, nulla rivelava circa i dislocamenti e l'organizzazione delle forze partigiane della zona. Esasperati dal contegno fiero e sprezzante, i suoi aguzzini lo fucilarono finendolo, mentre agonizzava, a colpi di calcio di fucile. Fulgido esempio di tenacia, sprezzo della vita e di assoluta dedizione agli ideali di Patria e di libertà.»
— Marche, Abruzzo, 3 ottobre 1943 - 6 giugno 1944[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ricerca e documenti ufficiali, su flickr.com. URL consultato il 27 aprile 2021.
  2. ^ Via Fausto Simonetti a Porto San Giorgio (FM).
  3. ^ Piazza Fausto Simonetti ad Ascoli Piceno (AP).
  4. ^ Dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 22 luglio 2014..

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