Epistemologia evoluzionistica

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Il termine epistemologia evoluzionistica è stato coniato dallo scienziato sociale Donald T. Campbell nel 1963,[1] tentando di affrontare le questioni di teoria della conoscenza ed epistemologia[2] da un punto di vista evolutivo.

Gran parte del lavoro contemporaneo nell'epistemologia evolutiva deriva dal lavoro di Konrad Lorenz (1977), Donald Campbell (1974), Karl Popper (1972, 1984) e Stephen Toulmin (1967, 1972).

Teoria[modifica | modifica wikitesto]

L'epistemologia evoluzionistica, reinterpretando le categorie kantiane alla luce delle moderne scoperte etologiche, afferma la derivazione delle nostre capacità conoscitive della realtà dal processo evolutivo della specie. Esse vengono giudicate a-priori se considerate ontogeneticamente preesistenti alla nascita del singolo individuo, ma a-posteriori se considerate come un portato dell'evoluzione filogenetica della specie interagente con l'ambiente.

L'etologo Konrad Lorenz era convinto che le prestazioni della conoscenza umana dovessero essere analizzate alla stessa stregua di altre capacità dell'uomo sviluppatesi nel corso della filogenesi in funzione della conservazione della specie: «...cioè di un sistema reale, formatosi in seguito ad un processo naturale, che si trova in un rapporto interattivo con un altrettanto reale mondo circostante.»[3]
«Una ricerca che parta da queste premesse non può esimersi dal perseguire due scopi simultaneamente. Essa deve porsi il compito di formulare una gnoseologia fondata sulla conoscenza dei meccanismi biologici e filogenetici dell'uomo e, contemporaneamente, di delineare un'immagine dell'uomo corrispondente appunto ad una tale gnoseologia.» Perché «tutto ciò che noi sappiamo sul mondo reale deriva da meccanismi di informazione di origine filogenetica,...»[3].

Forse il suo più grande contributo all'epistemologia evoluzionista ed al sapere umano in generale, fu d'aver scoperto, con i suoi studi etologici, la derivazione delle nostre categorie mentali, da lui chiamate apparati immagine del mondo[3] dall'evoluzione filogenetica della specie interagente con l'ambiente.

Come detto, queste categorie possono essere considerate in un certo senso innate (e perciò a-priori) nel singolo individuo, ma a-posteriori se considerate nella loro evoluzione filogenetica, che le portò ad essere quello che in noi sono ora: «... qualcosa che sta agli elementi della realtà extrasoggettiva come lo zoccolo d'un cavallo sta alla steppa o la pinna d'un pesce all'acqua.»[3] Prodotti cioè d'un processo evolutivo naturale, d'un sistema che si trova in un rapporto interattivo col mondo circostante e da cui ora originano, quando sottoposte ad uno stimolo sensoriale, le nostre idee sul mondo circostante.

Precursori[modifica | modifica wikitesto]

Friedrich Nietzsche, prendendo le mosse dall'antico concetto greco del conosci te stesso (e divieni ciò che sei di Pindaro) e riducento alla psicologia, quindi, tutto il sapere umano («"conosci te stesso" è tutta la scienza»,[4]) fu il maggior precursore d'una epistemologia/gnoseologia naturalistica della conoscenza umana quale prodotto di capacità evolutivamante divenute.

Nella sua critica all'idealismo e a Kant, alle "vuote fantasie metafisiche", all'ipocrisia della morale tradizionale e alla retorica filosofia accademica, si propose di elaborare una filosofia allo stesso tempo estetica e scientifico-naturalistica di matrice presocratica, e un approccio fisiologico-istintuale alla conoscenza umana, spianando la via che poi seguirono la psicoanalisi («Secondo l'ambiente e le condizioni della nostra vita, un istinto emerge come il più stimato e dominante; in particolare, pensiero, volontà e sentimento si trasformano in suoi strumenti»[5][6][7]), l'etologia[8] e l'epistemologia evoluzionistica.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Usata per la prima volta in una lettera a K. Popper nel 1963, l'espressione "epistemologia evoluzionistica" è entrata nel gergo filosofico pubblico nel 1970, con la pubblicazione dell'articolo di Popper Sketch of an Evolutionary Epistemology, Objective Knowledge: An Evolutionary Approach (capitolo 2, paragrafo 16), Oxford University Press, 1972. Il saggio di Campbell del 1974, Evolutionary Epistemology, si trova all'interno del libro (pp. 412-463), curato da P. A. Schilpp The Philosophy of Karl R. Popper, LaSalle, Illinois: Open Court, 1974.
  2. ^ Nel mondo anglossassone in modo particolare, il termine epistemologia viene usato come sinonimo di teoria della conoscenza (gnoseologia).
  3. ^ a b c d K. Lorenz: L'altra faccia dello specchio. Per una storia naturale della conoscenza, Adelphi, 1974.
  4. ^ Aurora - libro I - frammento 48 da Aurora e frammenti postumi 1879/1881 Adelphi.
  5. ^ Nietzsche - Frammenti postumi 1884 - 27[29] - Adelphi.
  6. ^ Sul fatto che non tutti gli istinti si possono appagare (nutrire) in modo completo durante il giorno, in quanto «la vita allo stato di veglia non ha questa libertà d'interpretazione come quella del sogno, è meno poetica e sfrenata», Nietzsche scrive: «il significato e il valore dei nostri sogni è proprio quello di compensare, fino ad un certo grado, quella casuale mancanza di "nutrimento" durante il giorno.» F. Nietzsche: Aurora e Frammenti postumi 1879/1881 - Libro II - 119 - Adelphi.
  7. ^ Dalle teorie di Nietzsche partono linee di sviluppo «che portano alla dottrina degli istinti di Freud e di Pareto e al loro metodo di considerare il pensiero umano come un dispiegamento e prodotto di meccanismi istintuali». Karl Mannheim: Sociologia della conoscenza nell'opera di Nietzsche, Enciclopedia Feltrinelli - Fischer.
  8. ^ «Elaborate l'una indipendentemente dall'altra, le teorie di Lorenz e di Rupert Riedl si erano mosse in una medesima direzione, entrambe ribaltando uno dei dogmi più resistenti dell'evoluzionismo classico: il dogma dell'unidirezionalità della selezione. Entrambe sostanziando, con osservazioni e ricerche empiriche oltre che con riflessioni teoriche, un'intuizione che già Nietzsche, un secolo prima aveva espresso con molta chiarezza: il darwinismo tradizionale ha sopravvalutato "fino all'inverosimile l'influsso delle circostanze esterne; l'essenziale del processo vitale è proprio l'enorme potere creatore di forme dall'interno che usa, sfrutta le circostanze esterne".» "LA TEORIA EVOLUZIONISTICA DELLA CONOSCENZA ILLUSTRATA ATTRAVERSO CINQUE LIBRI" di M. Celentano
  9. ^ Di seguito vengono riportati alcuni degli innumerevoli aforismi di Nietzsche sull'argomento: «è probabile vi siano innumerevoli specie di vita e, conseguentemente, anche di rappresentazioni. «Il vero per noi», vale a dire ciò che ci rende possibile l'esistenza in base all'esperienza e il processo è così antico, che è impossibile trasformare il nostro pensiero. A ciò si riducono tutti gli a priori.» (11[136] Frammenti postumi 1881-Adelphi) «Vi son stati innumerevoli modi cogitandi, ma si son conservati solo quelli che portavano avanti la vita organica...» (11[52] Frammenti postumi 1881-Adelphi) «Nella catena morfologica degli animali, si sviluppa il sistema nervoso e, più tardi, il cervello: si sviluppa il sentire, come, più tardi, si sviluppa il creare immagini e il pensare.» (25[325] Frammenti postumi 1884 - Adelphi) «L'apparato conoscitivo...come mezzo dell'apparato della nutrizione.» (25[377] Frammenti postumi 1884 - Adelphi) «NB. Il principio di conservazione dell'individuo (ovvero la paura della morte) non può essere dedotto da sensazioni di piacere e dispiacere, bensì esso è qualcosa che dirige, è una valutazione, che si trova già alla base di tutte le sensazioni di piacere e dispiacere. Solo quelle attività intellettuali che conservavano l'organismo hanno potuto conservarsi; e nella lotta degli organismi queste attività intellettuali si sono continuamente irrobustite e raffinate,--- NB. - La lotta come origine delle funzioni logiche.» (25[427] Frammenti postumi 1884 - Adelphi) (Qui fra l'altro Nietzsche sembra avvalorare l'ipotesi che sia l'interno istinto di conservazione, in interazione evolutiva con l'esterno, a dirigere la formazione delle categorie mentali che ci fan conoscere un determinato tipo di mondo esterno: quello utile alla nostra vita) «L'intero apparato conoscitivo è un apparato di astrazione e semplificazione - non diretto alla conoscenza, bensì al dominio delle cose» (26[6] Frammenti postumi 1884 - Adelphi) «Il vecchio Kant constata alcuni istinti intellettuali, che agiscono prima di qualsiasi ragionamento e di qualsiasi attività sensibile» (26[375] Frammenti postumi 1884 - Adelphi) «Le leggi del pensiero come risultato dell'evoluzione organica.» (35[50] Frammenti postumi 1885 - Adelphi) «Nei giudizi di valore si esprimono condizioni di conservazione e di crescita; tutti i nostri organi e sensi conoscitivi sono sviluppati solo in vista di condizioni di conservazione e di crescita» (9[38] Frammenti postumi 1887 - Adelphi) Categorie della ragione «Queste ultime potrebbero aver fatto, fra molto palpare e tastare intorno, buona prova per una loro relativa utilità... Da allora in poi valsero come a priori, come al di là dell'esperienza, come non rigettabili.... E tuttavia esse forse non esprimono se non un determinato finalismo di razza e di specie. Solo la loro utilità è la loro verità.» (14[105] Frammenti postumi 1888/1889 - Adelphi) Sulla gnoseologia «Dietro l'evoluzione degli organi conoscitivi sta come motivo l'utilità della conservazione, non un qualunque bisogno astratto-teorico di non venire ingannati.» (14[122] Frammenti postumi 1888/1889 - Adelphi)

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Stanford Encyclopedia of Philosophy

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