Egeria (pellegrina)

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«Proseguendo nel cammino, arrivammo ad un luogo dove i monti, attraverso i quali stavamo andando, si aprivano e formavano una valle immensa che si estendeva a perdita d'occhio, tutta pianeggiante e molto bella, e oltre la valle appariva la santa montagna di Dio: il Sinai.»

Resti di una scalinata sulle sponde del Lago di Tiberiade descritta da Egeria

Egeria, anche nota come Eteria (in latino Egerīa o Aetherīa, ma oggi è predominante l'accentazione Egèria) (Gallaecia, IV-V secolo – ...), è stata una scrittrice romana, autrice di un Itinerarium in cui racconta il suo viaggio nei luoghi santi della cristianità.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Visse nel IV secolo d.C. e quasi tutte le nostre conoscenze sulla sua vita derivano dalla sua opera letteraria. Egeria era una devota cristiana, istruita e dotata di mezzi finanziari, che le permisero di fare un pellegrinaggio in Asia, in Israele e in Egitto nei luoghi sacri della Bibbia e del Vangelo, da lei minuziosamente descritti. Fu identificata da alcuni studiosi con Silvia, originaria della Gallaecia, parente del ministro dell'imperatore Teodosio I, Flavio Rufino[1]. Nuove ricerche, invece, hanno permesso di stabilire che l'autrice dell'Itinerarium è la stessa pellegrina Egeria, menzionata in una lettera di un monaco di nome Valerio vissuto nell'Alto Medioevo[2].

Peregrinatio Aetheriae[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Peregrinatio Aetheriae.

Egeria scrisse le proprie osservazioni in una lettera ora chiamata Peregrinatio Aetheriae, o Itinerarium Aetheriae, o anche Peregrinatio ad Loca Sancta (Pellegrinaggio ai luoghi santi)[3].

Dell'opera itineraria è rimasta solamente la parte centrale, che fu copiata nel Codex Aretinus, scritto a Montecassino nell'XI secolo, ma così nominato perché scoperto nel 1884 da Gian Francesco Gamurrini - come detto, primo editore del "diario" - in una biblioteca monastica di Arezzo.

Egeria elencò tra le sue tappe, a partire da dicembre 383, il monte Sinai, Faran, Clisma, Arabia, Gerusalemme, il Nebo, Carnea, Antiochia, Edessa e Harran, per poi tornare a Costantinopoli tra maggio e giugno dell'anno 384. (Cfr. p.503) [4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. G. F. Gamurrini, S. Silviae Aquitanae peregrinatio ad loca sancta, Romae, Ex typis Vaticanis, 1888, Praefatio.
  2. ^ Cfr. la voce di W. Kubitschek-C. Cecchelli, Itinerari, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1933.
  3. ^ Per la datazione, cfr. il classico A. Bludau, Die Pilgerreise der Aetheria, in "Studien zur Geschichte und Kultur des Altertums", XV (1927), fasc. 1-2.
  4. ^ Drobner, Hubertus R., Patrologia, Piemme, 1998, ISBN 883844563X, OCLC 801007000.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. F. Gamurrini, S. Silviae Aquitanae peregrinatio ad loca sancta, Romae, Ex typis Vaticanis, 1888, Praefatio.
  • A. Bludau, Die Pilgerreise der Aetheria, in "Studien zur Geschichte und Kultur des Altertums", XV (1927), fasc. 1-2.
  • H. R. Drobner, Patrologia, Piemme, 1998.

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