Dulcídio Boschilia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Dulcídio Wanderley Boschilia)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Dulcídio Boschilia
Informazioni personali
Arbitro di Calcio
Professione agente di polizia, avvocato
Attività nazionale
Anni Campionato Ruolo
1964-1988
1971-1988
Campionato Paulista
Série A
Arbitro

Dulcídio Wanderley Boschilia (San Paolo, 4 gennaio 1938[1]San Paolo, 14 maggio 1998) è stato un arbitro di calcio brasiliano.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Attivo a livello statale dal 1964, approdò alla carriera arbitrale dopo aver giocato per qualche tempo come portiere, con lo pseudonimo Wand.[2] Controverso,[3] venne spesso designato per dirigere partite dal clima teso e dunque di difficile gestione disciplinare.[4][5]

Quando lavorava nel corpo di polizia di San Paolo, arbitrò diverse partite all'interno del carcere cittadino.[4] Negli anni sessanta diresse un incontro fra Penapolense e São Bento[6] a Penápolis valido per il Campionato Paulista Serie A3 e, in seguito al suo rifiuto di concedere un rigore alla squadra locale dietro minaccia, si dovette difendere da tifosi e giocatori.[2] In seguito a tale fatto, quando arbitrava portava spesso con sé la pistola d'ordinanza per difesa personale.[4] Nel 1974 fu proposto dalla Federação Paulista de Futebol perché entrasse a far parte del gruppo di arbitri internazionali, ma il suo nome fu ritirato pochi giorni dopo.[2]

Tra i suoi principali risultati a livello nazionale si possono citare la direzione nelle finali del campionato 1975 e 1988, oltre alle finali del Campionato Paulista nel 1974, 1975, 1977, 1981, 1983, 1986 e 1987, nonché del Campeonato Mineiro 1985. Fu inoltre assistente dell'arbitro Armando Marques durante la finale del Campionato Paulista 1971.[7]

Nel 1987 arbitrò la finale del campionato statale diciotto giorni dopo aver perso la moglie Berenice Bialski in un incidente d'auto[8] Al termine della partita dedicò la direzione di gara alla defunta consorte[9][10] e allo staff tecnico del Corinthians, che lo aveva aiutato a recuperare la condizione fisica in seguito all'incidente.[5]

Si ritirò nel 1988, a cinquant'anni, dopo aver arbitrato 240 volte in massima serie tra il 1971 e il 1987, settimo arbitro (al 2008) con più presenze in tale competizione.[11] Morì di cancro il 14 maggio 1998.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ scheda, su futeboldegoyaz.com.br. URL consultato il 22 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2021).
  2. ^ a b c (PT) "A hora do apito final", Roberto Salim, Placar num. 814, 27-12-1985, Editora Abril, pp. 38-41
  3. ^ (PT) Enciclopédia do Futebol Brasileiro Lance!, Areté Editorial, 2001, p. 489
  4. ^ a b c (PT) "'Coragem é competência'", Ari Borges, Placar num. 864, 15/12/1986, Editora Abril, pp. 9-10
  5. ^ a b (PT) "Dulcídio, poucos erros", Luís Antônio Prósperi, Jornal da Tarde, 31-8-1987, Edição de Esportes, p. 7
  6. ^ (PT) José Jorge Farah Neto e Rodolfo Kussarev Jr., Almanaque do Futebol Paulista 2000, Panini, 2000, pp. 338 e 360
  7. ^ (PT) Humberto Peron, Árbitros: discussões eternas, Folha Online, 17 novembre 2009. URL consultato il 17-11-2009.
  8. ^ (PT) "Drama de Dulcídio", Placar num. 89, 24-8-1987, Editora Abril, p. 8
  9. ^ a b "O apito perde o Alemão", Rubens Leme da Costa, Lance!, 15-5-1998, p. 23
  10. ^ (PT) "O velho Dulcídio de sempre", Placar num. 901, 7-9-1987, Editora Abril, p. 21
  11. ^ (PT) Roberto Assaf, História Completa do Brasileirão, Areté Editorial, 2008, p. 270

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]