Discussioni utente:Tanyta Antonellis/Giovanni Antonio Galli (ostetrico)

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Ritratto di Giovanni Antonio Galli

Giovanni Antonio Galli, (2 dicembre 1708-13 dicembre 1782), è stato un chirurgo ed un insegnante di ostetricia presso l’Università di Bologna.

Suo grande merito fu quello di essersi interessato di ostetricia in un'epoca in cui tale disciplina in Italia era ancora trascurata dai chirurghi e lasciata essenzialmente alla pratica delle mammane. La sua attività didattica e la creazione della Suppellettile ostetrica favorirono l'istituzione della prima Scuola pubblica di Ostetricia italiana e l'affermarsi di una maggiore consapevolezza della necessità di migliorare l'assistenza al parto.[1]

Giovanni Antonio Galli nacque a Bologna il 2 dicembre 1708 da Angelo Camillo e Maria Caterina Andreoli. Dell’infanzia e del periodo di gioventù del Galli si hanno scarse testimonianze, tuttavia sappiamo che fin da piccolo si avvicinò con passione al mondo medico e già in età tenera seguì gli insegnamenti di anatomia, medicina e chirurgia sotto la guida di maestri come Albertini, Doglioli, Stancari e Antonio Sebastiano Trombelli. Inoltre il Galli frequentò l’Accademia dell’Istituto delle Scienze fin dall’età di 17 anni e grazie alle sue doti gli si presentò subito l'occasione di tenere una lettura sulle proprietà dell'acqua di Sperticano in sostituzione dell'Accademico Trombelli; seguendo infatti l'uso dell'Accademia Reale delle Scienze di Parigi, ogni Accademico aveva un Aggiunto che lo coadiuvava negli studi, impossibilitato per problemi personali, infatti, il maestro ripose la sua fiducia nell’allievo che ,si presuppone, avesse guadagnato dando prova delle sue grandi capacità.

Giovanni Antonio Galli morì il 13 febbraio 1782.

Ebbe sepoltura nella Chiesa Parrocchiale di S.Biagio.

Attività scientifica[modifica wikitesto]

La carriera di Giovanni Antonio Galli iniziò ben presto, già nel 1727, all’età di soli 19 anni, ottenne l’incarico di assistente presso l'Ospedale di S. Maria della Morte, dove effettuò il tirocinio per ottenere la laurea in Medicina. Il 12 dicembre 1731 si laureò in Filosofia e il giorno 20 dello stesso mese in Medicina. Si esercitò nella pratica chirurgica con il celebre Molinelli e fin dall'inizio mostrò un particolare interesse per l'Ostetricia. Ce ne dà conferma lo stesso Galli in un curriculum autografo del 1735: "... dedicò e difese sulle Pubbliche Scuole diverse tesi sopra i Parti delle Donne, allo studio de' quali prescelse egli di applicarsi, giudicandolo con tutto che poco dagli altri curatori , pure più d'ogni altro utile e necessario ...".

Nel 1738 divenne Membro Onorario e nel 1745 Socio Benedettino dell'Accademia dell'Istituto delle Scienze di cui sarebbe stato eletto Presidente nel 1755 e nel 1771. Nel 1736 gli era stata assegnata la cattedra di Logica all'Università e l'anno seguente quella di Chirurgia che tenne ininterrottamente fino alla morte. Oltre che l'ostetricia, il Galli continuò per tutta la vita ad esercitare con ottimi risultati la chirurgia presso l'Ospedale S. Orsola, di cui divenne Sovrintendente, succedendo al Valsalva.

Ma l’attività scientifica del Galli è documentata principalmente dalle dissertazioni tenute presso l'Accademia delle Scienze, quasi tutte di argomento ostetrico. Ad esempio l'autore effettuò un’autopsia su una donna deceduta all’ottavo mese di gravidanza e studiando lo spessore delle pareti dell'utero gravido osservò che variava secondo la sede ed era minore a livello del collo e maggiore sul fondo; Galli, in questo stesso periodo, arrivò a negare anche l'esistenza del muscolo di Ruysch. Durante gli anni della sua carriera trattò una gravidanza extrauterina al nono mese ed effettuò l’esecuzione di un taglio cesareo in una gravida in fin di vita con incisione sul lato sinistro dell'addome. Si occupò poi negli anni di un altro caso di gravidanza extrauterina durata, invece, ventina mesi dove, tuttavia, non gli fu possibile intervenire chirurgicamente per l'opposizione dei parenti della donna, timorosi che un eventuale taglio cesareo avrebbe portato alla morte di quest’ultima. Durante il periodo di professione, però, il Galli tornerà sulla questione del cesareo, ritenendo fondamentale intervenire subito dopo la morte della madre per salvare il feto, senza dover aspettare, secondo le leggi allora in vigore, le 24 ore per la sezione anatomica sul cadavere. Altro inconveniente che il medico dovette affrontare fu quello della manifestazione durante il parto di attacchi epilettici da parte di una paziente che aveva però compiuto una gravidanza a decorso regolare, grazie alla sua esperienza, però, il Galli intuì la necessità di una drastica riduzione della pressione sanguigna e praticò un salasso dalla vena giugulare che determinò effettivamente la fine delle convulsioni.

Un particolare aspetto delle convinzioni scientifiche del Galli viene fuori da una comunicazione fatta all'Istituto delle Scienze, inerente due feti mostruosi, l'uno acefalo e l'altro con una grave forma di labbro leporino. L’autore sembra dar credito alla teoria degli “Immaginari”, i quali sostenevano che numerose anomalie del feto traevano origine da situazioni che impressionavano la madre durante la gravidanza. Questa tesi nel '700 era ancora seguita da molti uomini di cultura e anche oggi, del resto, è spesso considerata valida a livello popolare. [2]Inoltre, si interessò anche di malattie veneree, per le quali praticò "felicemente cure pericolose e difficili mediante nuovi impasti di medicamenti mercuriali e nuovo metodo di esibirli";

La fama del Galli durante gli anni della sua carriera doveva essere effettivamente grande se il suo intervento venne richiesto in luoghi distanti e da pazienti di alta nobiltà. Non a caso nella primavera del 1758 Giovanni Antonio Galli si recò nel Principato di Monaco per "assistere come accoucheur quella Principessa nel suo primo parto".

Inoltre sappiamo che il suo prestigio indusse gli Assunti di Studio a chiedergli un parere su un progetto che interessava i governanti cittadini: ossia l’assegnazione a ciascuno dei quattro quartieri in cui era suddivisa Bologna di un chirurgo che assistesse gratuitamente le partorienti povere. Nella sua lettera di risposta il Galli espone alcune interessanti riflessioni, frutto della sua esperienza e carriera, consigliando di sottoporre il chirurgo ad un esame di idoneità da parte del professore di Ostetricia dell'Istituto prima di affidargli l’incarico della durata di tre anni, rinnovabile solo in caso di giudizio positivo del suo operato. Ma aggiunge che dal suo punto di vista sarebbe meglio affidare a ciascuna partoriente un maggior numero di chirurgi, in modo tale che questa possa, a dire del Galli, “scegliere quel chirurgo che le fosse più comodo, più geniale e di maggior confidenza". Così facendo il medico prende in considerazione le gravi carenze dell’assistenza ostetrica nelle campagne dovuto alla scarsa preparazione delle levatrici e si mostra favorevole a fornire loro un sussidio per due mesi di durata del corso, sono questi i primi segni della nascita di una vera e propria “scuola” per ostetriche.

La scuola di ostetricia[modifica wikitesto]

Macchina da parto, parte integrante della collezione di preparati ostetrici in argilla del Galli, dal nome Supellex Obstetricia.

Fin da prima del ‘700 l’esercizio dell’ostetricia era stato riservato e destinato alle levatrici; nel corso del secolo, tuttavia, l’arte del parto divenne sempre più oggetto d’insegnamento specialistico per chirurghi e mammane stesse. Il riconoscimento di questo progresso in ambito medico si deve certamente a Giovanni Antonio Galli che oltre all'insegnamento pubblico di Chirurgia, ne teneva uno privato di Ostetricia nella sua abitazione, secondo un'antica tradizione dei Medici bolognesi. I corsi si basavano principalmente sull'assistenza al parto ed erano rivolti, oltre che a medici e studenti, anche alle levatrici, che all'epoca avevano una conoscenza fin troppo generica riguardo ai meccanismi del parto. Desideroso di insegnare a quanti più possibili le migliori tecniche per il parto, oltre che con precetti teorici anche attraverso dimostrazioni pratiche, Il Galli ebbe l’idea di creare una serie di preparati ostetrici che aiutassero gli allievi soprattutto nell'apprendimento delle manovre. Questo progetto fu favorito dall'esistenza a Bologna di una eccellente scuola di modellatori anatomici il cui più importante rappresentate fu Ercole Lelli, non a caso la collezione fu completata nel 1750 e collocata in casa del Galli che le dette il nome di Supellex Obstetricia; alcuni preparati in c’era furono realizzati da Giovanni Manzolini, collaboratore del Lelli, e da sua moglie Anna Morandi[3], mentre quelli in argilla vennero eseguiti da Giovanni Battista Sandi.

Oltre ai preparati in cera e in argilla, comprendeva bacini ossei femminili, strumenti chirurgici, feti conservati in vasi di cristallo, una sedia da parto ed una "macchina da parto”. (la Suppellettile era completata da una serie di strumenti chirurgici e ostetrici, fra cui il forcipe di Levret, che dimostrano come il Galli fosse a conoscenza delle tecniche di chirurgia ostetrica adottate nelle migliori scuole europee).

Il Suppellettile consentiva al Galli di illustrare agli allievi, le fasi della gravidanza e quelle fisiologiche e patologiche del parto. Molti dei modellini in cera permettevano  di osservare le caratteristiche anatomiche della pelvi e dell’apparato genitale della donna, oltre a permettere di apprezzare anche eventuali modificazioni nel post-gravidanza, molti dei quali erano riprodotte in numerosi preparati in argilla proprio per volontà del Galli. Ma ciò che rende ancora più lampanti le volontà di un chiaro insegnamento da parte del chirurgo bolognese fu l’invenzione della macchina da parto, costituita da un bacino di legno con un utero di cristallo nel quale si potevano introdurre fantocci o anche, come sostiene il Fabbri, "dei veri corpi morti di feti". Particolare di questa macchina era proprio la trasparenza del cristallo che consentiva al Maestro di controllare i movimenti della mano dell’allievo, il cui compito era quello di eseguire le manovre di rivolgimento ed estrazione ma bendato.

La scuola eretta dal Galli destò grande interesse in molti importanti personaggi dell’epoca, uno tra tanti fu Francesco Maria Zanotti che nei Commentari dell'Accademia delle Scienze, pubblicati nel 1755, tenne un grande elogio e affermó: "Sic ludum domi habet pariendi pulcherrimum, e quo chirurgi, obstetricesque experientissimae prodierunt.

Parte della Supellex Obstetricia

Ma il lavoro del medico e la grande fama raggiunta dalla Suppellettile giunsero anche all'attenzione del Pontefice Benedetto XIV, che, molto sensibile al progresso delle scienze, decise di acquistarla per la somma di 1000 scudi romani. Il contratto d’acquisto, stipulato il 14 novembre 1757 fra il Galli ed il senatore Malvezzi, stabiliva inoltre che il Museo ostetrico divenisse di proprietà dell'Istituto delle Scienze.[4] Per mezzo delle sollecitazioni dello stesso Papa Lambertini, il Senato bolognese istituì, il 3 dicembre 1757, un insegnamento di Ostetricia nell'Istituto e il 17 dicembre dello stesso anno il Senato nominò Giovanni Antonio Galli docente di Ostetricia, assegnandogli per questo incarico 200 lire annue, e stabilendo che il corso di insegnamento comprendesse da "55 a 60 lezioni annue da porsi nella stagione di Primavera".

Fu questo il primo insegnamento pubblico di Ostetricia istituito in Italia.

Il museo ostetrico[modifica wikitesto]

Galli realizzò a Palazzo Poggi una scuola di ostetricia in cui la scienza dei parti veniva insegnata sia a medici sia a levatrici secondo un metodo, da lui ideato, che si avvaleva dell’ausilio di tavole in cera tridimensionali, di strumenti chirurgici, di modelli d’utero in argilla a grandezza naturale e le cosiddette “macchine da parto”, che simulavano la situazione reale della gestazione.

Il museo ostetrico divenne ben presto noto ed apprezzato oltre i confini di Bologna. Già nel 1753 era ampiamente menzionato nella Storia Letteraria d'Italia del Padre Zaccaria, edita a Venezia, in cui è scritto che il Museo era stato visitato da molti studiosi francesi ed inglesi, i quali ne erano rimasti ammirati a tal punto da suscitare nello Zaccaria il timore che potesse essere acquistato da qualche principe straniero che "di qui a qualche anno spaccierallo per suo, e allora l'Italia profonderà al plagiario applausi e onori, come in altre cose è avvenuto". Il 14 novembre 1757 venne stipulato il rogito d’acquisto fra il Galli e il senatore Malvezzi con il quale si stabilì che il Museo ostetrico divenisse di proprietà dell’Istituto delle Scienze.

Palazzo Poggi

Nel 1758 il Museo ostetrico fu trasferito dalla abitazione del Galli a Palazzo Poggi, sede dell'Istituto delle Scienze, e collocato in due stanze al piano terreno. Su una parete fu posta la seguente iscrizione tuttora esistente:

SUPELLEX OBSTETRICIA

ANNO MDCCL

PRIMUM INVENTA

SCIENT. ET ART. INSTITUTO ADDITA

ANNO MDCCLVHI

BENEDICTI XIV PONT. MAX

BENEFICIO ET MUNERE

Il museo costituiva un laboratorio sperimentale, considerato unico nell'Europa del XVIII secolo. Oggi rappresenta una concreta testimonianza dell’ostetricia settecentesca.

Trattati e opere[modifica wikitesto]

In una lettera dell'11 marzo 1758 è stata ritrovata testimonianza che il Galli, esortato dallo stesso Pontefice Benedetto XIV, aveva già scritto gran parte di un trattato di ostetricia, (di cui si parla già in una lettera inviata al Galli il 10 novembre 1751 da Marco Antonio Laurenti). Nella lettera il Galli si rammarica di non poter procedere all’ultimazione dell'opera, ma lascia intendere di essere intenzionato a completarla in breve tempo. Purtroppo quest'opera non fu mai pubblicata e fino ad oggi non sono stati rinvenuti manoscritti o documenti che facciano luce sull'argomento.

Tuttavia il lavoro del medico non è stato dimenticato nei secoli, grazie anche a molte dissertazioni scritte di suo pugno riguardo numerosi interventi; come la comunicazione sul problema del taglio cesareo, risalente al 28 novembre 1771:“De tempore sectionis mulierum, quae gravidae moriuntur, ut foetus possit vivus baptizari, et extrahi per abdomen” in cui sostiene che se si vuole salvare il feto è necessario intervenire subito dopo la morte della gravida e dà indicazioni su come effettuare la sezione dell'addome e dell'utero per poter "perfundere aquam prò baptismatis administratione". Infatti l'operazione cesarea effettuata nell'immediato periodo post-mortem non rientra per il Galli nei casi ordinari di sezione anatomica del cadavere in cui si dovevano attendere, secondo le leggi allora in vigore, almeno 24 ore.

Un'altra dissertazione, dal titolo “De epilepsia sub partu”, verte su due casi in cui, dopo una gravidanza a decorso regolare, si erano manifestati durante il parto attacchi di tipo epilettico che il Galli attribuì "a un esuberante afflusso di sangue al cervello" dovuto agli sforzi fisici del parto. Egli, pur non giungendo ad attribuire le crisi ad eclampsia, intuì la necessità di una drastica riduzione della pressione sanguigna, e praticò un salasso dalla vena giugulare che determinò effettivamente la fine delle convulsioni.

Nella comunicazione già citata del 25 gennaio 1735, dal titolo “Sectio uteri muliebris ab orto mensibus gravidae”, l'autore trae spunto dall'autopsia effettuata su una donna deceduta all'ottavo mese di gravidanza per febbre, per compiere attente osservazioni sulla grandezza dell'utero, lo spessore delle pareti, l'inserzione della placenta, la posizione del feto e del funicolo. Riguardo allo spessore delle pareti dell'utero gravido osserva che varia secondo la sede, ed è maggiore sul fondo e minore a livello del collo, in contrasto con la tesi di Galeno, Vesalio e Mauriceau i quali sostenevano che durante la gravidanza la parete uterina si distende e assottiglia uniformemente, come la parete vescicale. Egli nega anche l'esistenza del muscolo di Ruysch che si riteneva fosse localizzato sul fondo uterino e servisse al distacco della placenta al momento del parto.

In una dissertazione letta il 4 novembre del 1745, dal titolo “De nonimestri foetu extra uterum aucto, et mortuo per abdomen vivae matris extracto“, egli tratta di una gravidanza extrauterina al nono mese e descrive la esecuzione di un taglio cesareo in una gravida in fin di vita con incisione sul lato sinistro dell'addome

Di un altro caso di gravidanza extrauterina durata venti mesi parla in una lettera a Francesco Ciardi, medico di Mirandola, e riferisce che in questo caso non fu possibile intervenire chirurgicamente per l'opposizione dei parenti della donna. Questo atteggiamento è comprensibile, perché in quel periodo il taglio cesareo significava sicura morte per la donna. Spesso si ricorreva ad esso per le convinzioni religiose dell'epoca che esigevano il battesimo del feto, anche se morto, nel grembo materno.

Posteri e onorificenze[modifica wikitesto]

Sull'esempio del Galli numerosi docenti di Ostetricia commissionarono la costruzione di una Suppellettile ostetrica. Così il Calza, allievo del Galli, a Padova, il Galletti a Firenze, il Santimorosi a Macerata.

Progetto del Teatro Anatomico

Presso l’Università di Modena il professore di chirurgia ed Anatomia Antonio Scarpa, con il sostegno del duca Francesco III, istituì, nel dicembre del 1775, una “Scuola dell’arte Ostetrica” simile a quella realizzata dal professore Giovanni Antonio Galli a Bologna, che lo stesso Scarpa aveva frequentato. Nel gennaio del 1775 Scarpa inaugurò anche il Teatro anatomico, costruito interamente in legno e da lui progettato, per poter svolgere le lezioni di anatomia e le operazioni di chirurgia.

Nel 1779 il Cardinale Francesco Saverio De Zelada affidò a Carlo Mondini, anatomico presso l'Università bolognese, l'allestimento di una Suppellettile simile a quella del Galli, destinata alla istruzione delle levatrici romane.

Le idee e il lavoro di Giovanni Antonio Galli, lascia ai posteri molto da cui trarre vantaggio, basti pensare che anche grazie alla creazione della prima scuola di ostetricia una delle prime donne potè affacciarsi al mondo del lavoro in ambito medico, si tratta di Maria Nanni Dalle Donne alla quale, nel 1804, verrà affidato il ruolo di direttrice e insegnante nella scuola per levatrici.

  1. ^ Nella Storia dell’Ostetricia, e dunque della Medicina – ha affermato De Aloysio - il “medico di valore” Giovanni Antonio Galli [1708- 1782] dona a Bologna il merito della nuova consapevolezza (ai Latini non era certo mancata...) di occuparsi responsabilmente più a fondo dell’Ostetricia.
  2. ^ A livello popolare nel settecento era molto comunque, tra le tante pratiche di carattere religioso, battezzare i feti che si trovavano ancora nell’utero materno.
  3. ^ Nel 1760 ad Anna Morandi Manzolini il Senato bolognese conferì una cattedra di anatomia.
  4. ^ Antico Museo ostetrico di Giovanni Antonio Galli.

Bibliografia[modifica wikitesto]

  • MEDICI M.,Elogio di Gian Antonio Galli. Memorie dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto diBologna, Tomo Vili, Bologna, 1858.
  • Biografia di Giovanni Antonio Galli.
  • MEDICI M., Elogio di Giovanni e Anna Morandi, coniugi Manzolini. Memorie dell'Accademia delleScienze dell'Istituto di Bologna. Tomo Vili, Bologna, 1857.
  • FABBRI G.B., Antico Museo Ostetrico di Giovanni Antonio Galli. Restauro fatto alle sue preparazioniin plastica e nuova conferma della suprema importanza dell'ostetricia sperimentale. Memorie dell’Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Serie III. Tomo II, Bologna, 1872
  • ZACCARIA F.A., Storia letteraria d'Italia Voi. V, lib. Ili, pp. 725-27, Tip. Poletti, Venezia, 1733.
  • ZANOTTI F.M.,Commentari dell'Accademia delle Scienze. Tomo III, 1755. Biblioteca dell'Archiginnasio, Sez. Manoscritti, Bologna.
  • NARDI M.G., La fondazione in Italia delle prime scuole ostetriche e la contesa priorità dell'istituzione dell'insegnamento ufficiale dell'ostetricia nelle Università di Bologna e di Firenze. Rivista Italiana di Ginecologia. Voi. 38, fase. II, pp. 177-184, 1955.
  • RAIMONDO R., Gabinetti anatomici, fantocci e manuali: la formazione della levatrice nella storia sociale dell’educazione.
  • FABBRI G.B.,/primordi dell'Ostetricia Sperimentale dovuti a Già Antonio Galli inventore nel 1750 del primo museo ostetrico. Bull. Scienze Mediche di Bologna. Serie 5. pp. 13-14, 1872.
  • GALLI G.A.,Lettere a F. Scarselli. Biblioteca Universitaria, Sez. Manoscritti,Bologna.
  • GALLI G.A., De nonimestri foetu extra uterum aucto, et mortuo per abdomen vivae matris extracto, in «De Bononiensis Scientiarum et Artium Instituto at-que Academia Commentarii». Bologna, 1747.
  • CANGIAMILLA F.E., Embriologia sacra, ovvero dell'uffizio de' sacerdoti, medici e superiori circa l'eterna salute de' bambini racchiusi nell'utero.Palermo, 1745
  • L'insegnamento di ostetricia nell'università di Bologna / Olimpia Sanlorenzo.-Bologna : [s. n.], 1988(Bologna : Litografia Lorenzini).-150 p., [4] c. di tav. : ill. ; 24 cm. ((In testa al front.: Alma Mater Studiorum Sæcularia Nona

Voci correlate[modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica wikitesto]