Dai Zhen

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Dai Zhen

Dai Zhen[1] (Contea di Xiuning, 19 gennaio 1724Pechino, 1º luglio 1777) è stato un filosofo cinese, vissuto durante la Dinastia Qing.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nascendo in una famiglia dei bassi fondi dovette istruirsi leggendo testi presi in prestito e frequentando scuole locali di scarso prestigio. All'età di diciotto anni i suoi incoraggianti risultati accademici avevano attirato l'attenzione degli anziani letterati. In seguito Dai passò sotto la tutela del classicista Jiang Yong, attraverso il quale conobbe molte figure di spicco della fiorente comunità accademica dell'epoca. Si dimostrò presto non solo uno studioso precoce e prolifico, ma anche versatile e poliedrico. Per via della sua reputazione di erudito studioso, l'imperatore nel 1773 lo convocò a corte per svolgere l'incarico di compilatore presso la Biblioteca imperiale. Ebbe quindi la possibilità di studiare una miriade di manoscritti rari altrimenti inaccessibili. Nel corso della sua carriera si occupò della realizzazione di oltre cinquanta opere, trattando principalmente di argomenti quali logica, linguistica, geografia e testi classici confuciani. Per quanto riguarda la matematica approfondì gli studi logaritmici dello scienziato occidentale Nepero. È stato inoltre il primo studioso cinese moderno a formulare un'ermeneutica testuale che combina la linguistica storica con la riflessione filosofica per la lettura dei testi classici. Tra l'altro è da considerarsi uno dei primi pionieri dell'ermeneutica filosofica in tutto il mondo.[2] Nel 1775 fu nominato membro dell'Accademia Imperiale e continuò la sua opera di divulgazione filosofica bruscamente interrotta due anni più tardi quando morì prematuramente. Ancora oggi è ricordato come il più autorevole pensatore cinese del suo periodo.[3] Nel 1924 a Pechino fu organizzata un'importante celebrazione per il bicentenario della sua nascita, mentre nel 1936 il mondo accademico cinese gli rese omaggio pubblicando un'edizione completa delle sue opere.[4]

Pensiero[modifica | modifica wikitesto]

In epistemologia Dai Zhen era un evidenzialista critico nei confronti del dualismo tipico del neoconfucianesimo, insito nei principali pensatori della Dinastia Song come Cheng Yi e Zhu Xi, i quali secondo lui erano stati tratti in errore dalle influenze buddiste e taoiste. I filosofi Song sostenevano infatti che gli umani possiedano una natura inferiore fisica (qi), responsabile delle passioni e di una natura più spirituale (li), che pone un limite alla natura materiale. Contro questo dualismo Dai ipotizzò invece un sistema monistico. Pensava che li sia la struttura immanente in tutte le cose, anche nei desideri. Affermava inoltre che la conoscenza di tale principio non appaia all'improvviso durante la meditazione ma che possa essere conosciuta soltanto in seguito ad un'ardua ricerca, mediante l'indagine letteraria, storica, filologica o filosofica.[5] Egli credeva che il desiderio umano non fosse deleterio ma bensì parte integrante dell'esperienza umana e che l'eliminazione del desiderio dalla filosofia producesse il negativo risultato di rendere complicata la cognizione e il controllo delle proprie emozioni, impossibilitando lo sviluppo di un legame empatico con gli altri.[6]

Sempre in relazione alla sua critica nei confronti di certe scuole neoconfuciane, sosteneva che gli agenti morali non avrebbero alcun modo praticabile di discernere ciò che conta davvero per il benessere degli altri, lasciando le persone in uno stato di profonda crisi etica e perciò incapaci di valutare quali comportamenti siano da considerarsi come buoni o meno. Infatti proprio come la maggior parte dei filosofi confuciani ortodossi, mostrò interesse per le inclinazioni morali della natura umana, ispirato dalla famosa affermazione dell'antico filosofo Mencio, secondo cui le disposizioni naturali siano buone. Ciò andava in contrapposizione con le idee di un altro pilastro della filosofia cinese, Xunzi.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "Dai" è il cognome.
  2. ^ Dai Zhen (1723–1777) | Encyclopedia.com, su www.encyclopedia.com. URL consultato il 25 gennaio 2024.
  3. ^ Dai Zhen - Treccani, su Treccani. URL consultato il 25 gennaio 2024.
  4. ^ (EN) Ulrich Theobald, Xu fangyan 續方言 (www.chinaknowledge.de), su www.chinaknowledge.de. URL consultato il 25 gennaio 2024.
  5. ^ (EN) Dai Zhen | Chinese Neo-Confucianism, Enlightenment Philosophy & Ethics | Britannica, su www.britannica.com, 15 gennaio 2024. URL consultato il 25 gennaio 2024.
  6. ^ (EN) Justin Tiwald, Dai Zhen on Sympathetic Concern, su philpapers.org, 2010. URL consultato il 25 gennaio 2024.
  7. ^ (EN) Dai Zhen | Internet Encyclopedia of Philosophy, su iep.utm.edu. URL consultato il 25 gennaio 2024.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN36996649 · ISNI (EN0000 0000 8372 8822 · CERL cnp00546009 · LCCN (ENn80051708 · GND (DE11905258X · BNF (FRcb123701580 (data) · J9U (ENHE987007272328505171 · NDL (ENJA00315488 · WorldCat Identities (ENlccn-n80051708