Clelia Giacobini

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Roma, 1961. Laboratorio di microbiologia dell'Istituto Centrale del Restauro. Clelia Giacobini mostra i risultati delle proprie ricerche ad un borsista indiano.

Clelia Giacobini (Roma, 6 febbraio 1931Roma, 25 settembre 2010) è stata una microbiologa italiana, “pioniera” della microbiologia applicata alla scienza della conservazione.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Diplomata al Liceo Torquato Tasso di Roma, Clelia Giacobini si laureò in Farmacia il 29 marzo 1955 e in Scienze biologiche il 15 gennaio 1958; successivamente ottenne anche una specializzazione in erboristeria e un certificato di microbiologia del suolo presso l'Institut Pasteur di Parigi (1969).

Negli anni cinquanta Cesare Brandi, direttore e fondatore dell'Istituto Centrale del Restauro, ritenne necessario costituire un laboratorio di microbiologia presso l'Istituto, avendo rilevato come molte opere d'arte, se investite dall'umidità, si ricoprivano di muffa. Clelia Giacobini, all'epoca, ancora laureanda in scienze biologiche, partecipò alla sua istituzione (1957) come collaboratore volontario, insieme ad Antonio Tonolo (consulente esterno)[1].

Nel 1959, Tonolo uscì dallo staff di laboratorio e, sino al 1964, Giacobini ne rimase unico componente, con un contratto di consulenza. Contemporaneamente, le fu affidato l'insegnamento della biologia nella Scuola di Restauro dell'Istituto, che mantenne sino al pensionamento avvenuto nel marzo del 1996+. Nel 1964, a seguito di pubblico concorso, Giacobini entrò nei ruoli ministeriali con la qualifica di biologa; nel 1976, il laboratorio (che nel frattempo si era arricchito di un altro biologo e di un tecnico di laboratorio) fu previsto per legge e Clelia Giacobini ne assunse ufficialmente la direzione[2].

Prima della costituzione del laboratorio di microbiologia presso l'I.C.R. di Roma, non esisteva una bibliografia specifica sulle alterazioni biologiche delle opere d'arte, eccettuate alcune parti del “Manuale ragionato per la parte meccanica dell'arte del restauratore dei dipinti” di Giovanni Secco-Suardo, risalente al 1866; per tale motivo, Clelia Giacobini può essere considerata la “pioniera” della microbiologia applicata alla scienza della conservazione. Dopo numerose ricerche sui reperti archeologici ed architettonici (Domus Tiberiana, Domus Flavia, Case repubblicane e Casa dei Grifi sul Palatino, Domus Aurea, San Clemente, fontane monumentali etc.)[3], nel 1961 il laboratorio già dava i primi risultati, elencando vari tipi microbici che dovevano ritenersi responsabili delle alterazioni biologiche.

Nel 1965, come risultato di un'indagine più approfondita si definiva una prima metodologia di studio:

  1. sopralluogo all'opera d'arte e prelievo della campionatura in situ;
  2. esame microscopico dei prelievi in laboratorio;
  3. isolamento colturale dei prelievi;
  4. identificazione dei microrganismi responsabili.

Nel 1967 si rendevano noti i risultati di ulteriori studi, consistenti nella definizione dei cinque fenomeni più tipici delle alterazioni microbiche sugli affreschi.

Nel 1970 si mettevano a punto nuove e più perfezionate metodologie tecnico-analitiche rappresentate soprattutto dall'applicazione del microscopio elettronico a scansione, che già permetteva l'immediata diagnosi del tipo di alterazione e la possibilità di studiare i microrganismi nel loro ambiente naturale. Nel prosieguo degli anni settanta, il laboratorio provvide a riesaminare la fenomenologia delle alterazioni sotto l'aspetto del biodeterioramento, approfondendo le conoscenze sui fattori ambientali e nutrizionali che favoriscono l'attacco degli agenti biologici[4].

Negli anni ottanta, tali agenti vennero identificati per genere e specie, grazie anche alla collaborazione del lichenologo inglese Mark Seaward, e del personale tecnico-scientifico che venne ad incrementare l'organico di laboratorio. In tale fase di studio furono esaminati ed effettuati prelievi presso l'Abbazia di Fossanova, gli scavi di Ostia Antica, sulle tombe etrusche di Tarquinia, nel Salento, nelle Ville venete, sugli affreschi di Palazzo Farnese a Caprarola (1988), ecc. Gli studi effettuati consentirono ai restauratori di intervenire efficacemente nella stessa Ostia Antica, sul ciclo di pitture della Basilica inferiore di Assisi, e, tra l'altro, sugli affreschi del Correggio a Parma, sulla Cappella degli Scrovegni a Padova e sul Cenacolo leonardiano[5].

Dato il successo e l'interesse scientifico degli studi effettuati, Clelia Giacobini è stata oggetto di numerose richieste di consulenza e per incarichi di docenza e didattica da parte di numerose soprintendenze italiane ed europee, in India, in Venezuela e in Giappone. Ha presieduto la I e la II Conferenza internazionale sul biodeterioramento dei Beni Culturali, tenutesi rispettivamente a Lucknow (India), il 20-25 febbraio 1989, e a Yokohama (1992).

Tra il 1992 e il 1995 ha fatto parte del Comitato di Direzione tecnico-scientifica per l'avvio del progetto Carta del Rischio del patrimonio culturale[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Omaggio a Cesare Brandi nell'anno del centenario della nascita, a cura di: Caterina Bon Valsassina, Edifir, Firenze, 2008, pag. 63
  2. ^ Maria Grazia Castellano, Le donne nel restauro, in: L'arte delle donne nell'Italia del novecento, a cura di: Laura Iamurri, Sabrina Spinazzé, Meltemi editore, 2001, pag. 271 e succ.ve
  3. ^ Caterina Bon Valsassina (a cura di),cit., pag. 65
  4. ^ Clelia Giacobini, Prospettive di riconoscimento morfologico di alcuni tipi di alterazione dei monumenti , in: AA.VV. Conservazione dei monumenti, Atti del XXIX Congresso Nazionale, Firenze, 1974, Antonio Barbieri Editore, Milano, 1976, pag. 129 e succ.ve
  5. ^ Caterina Bon Valsassina (a cura di),cit., pagg. 65-66
  6. ^ Carta del rischio del Patrimonio culturale. Archiviato il 20 luglio 2011 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Tonolo, Clelia Giacobini, Importanza dell'umidità relativa per lo sviluppo di microrganismi nei dipinti su tela, in: Bollettino Istituto Centrale del Restauro, n.36, pp.191-196, Roma, 1958.
  • Antonio Tonolo, Clelia Giacobini, Microbiological changes on frescoes in: Recent advances in conservation; Contributions to the IIC Rome Conference, London, Butterworths, 1963.
  • Clelia Giacobini, R. Lacerna, Problemi di microbiologia nel settore degli affreschi, in: Bollettino dell'Istituto Centrale del restauro, pagg. 83-108, Roma, 1965.
  • Clelia Giacobini, Cours de spécialisation dans la conservation et la restauration des monuments et des sites historiques, ..., 1968-1969.
  • Clelia Giacobini, Elementi di scienze naturali e di microbiologia, Roma, 1970.
  • Clelia Giacobini, Lidia Barcellona Vero, Metodi microbiologici di studio delle alterazioni delle pietre costituenti strutture murarie all'aperto, in: La conservazione delle sculture all'aperto - Atti del Convegno internazionale di studi, Bologna, 23-26 ottobre 1969, Bologna, Centro per la conservazione delle sculture all'aperto, 1971.
  • Maria Bassi, Clelia Giacobini, Nuove tecniche di indagine nello studio della microbiologia delle opere d'arte, in: Istituto di fisica/Consiglio nazionale delle ricerche. Comunicazioni al XXVI Congresso nazionale dell'A.T.I., 22-25 settembre 1971, Roma, XXVI Congresso nazionale dell'A.T.I., 22-25 settembre 1971, 1971.
  • G. Giaccone, Clelia Giacobini; Maria Luisa Veloccia Rinaldi, Forme biologiche delle alghe esistenti sulle sculture all'aperto, Bologna, 1971.
  • G. Alessandrini, Lidia Barcellona; Clelia Giacobini; C. Manganelli Del Fa; M. Monte; P. Rossi Doria; Marisa Tabasso; Piero Tiano; S. Vannucci, Manufatti artistici in "pietra": proposta per uno schema metodologico di studio della degradazione, ..., 1976-1981.
  • Claudio Bettini, Lucia Bonadonna; Giuseppe Carruba; Clelia Giacobini; Antonietta Maria Scioti, Un'indagine relativa alla carica microbica dei dipinti murali, in: Bollettino d'arte (Serie Speciale 1982). Giotto a Padova. Studi sulla conservazione della Cappella degli Scrovegni in Padova, pag. 221 e succ.ve, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1982.
  • Clelia Giacobini, Anna Maria Pietrini; Sandra Ricci; Ada Roccardi, Problemi di biodeterioramento, in: Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Ambientali, Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici, Materiali lapidei: problemi relativi allo studio del degrado e della conservazione, a cura di Agostino Bureca, Marisa Laurenzi Tabasso; Giorgio Palandri, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1987.
  • Clelia Giacobini, Mark Seaward, Introduzione allo studio dei licheni presenti in alcune fabbriche leccesi, in: Antonio Cassiano, Vincenzo Cazzato (a cura di), Santa Croce a Lecce: storia e restauri, Galatina, Congedo, 1997.
  • Clelia Giacobini, Cesare Brandi creò la ricerca biologica sulla conservazione, in Italia e nel Mondo, in: Caterina Bon Valsassina (a cura di), Omaggio a Cesare Brandi nell'anno del centenario della nascita, Firenze, Edifir, 2008.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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