Chiessi

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Chiessi
frazione
Chiessi – Veduta
Chiessi – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Toscana
Provincia Livorno
ComuneMarciana
Territorio
Coordinate42°45′32.04″N 10°06′39.6″E / 42.7589°N 10.111°E42.7589; 10.111 (Chiessi)
Altitudine22 m s.l.m.
Abitanti159 (2011)
Altre informazioni
Cod. postale57030
Prefisso0565
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantichiessesi
PatronoMadonna di Loreto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Chiessi
Chiessi

Chiessi è una frazione del comune di Marciana, sull'Isola d'Elba, situato lungo la Costa del Sole.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Costa presso Chiessi

Nei documenti medievali la località è documentata come Chiesse[1] e trae verosimilmente origine da alcune piccole chiese in stile romanico-pisano disseminate sui monti di questo settore dell'isola (San Frediano e San Bartolomeo). Secondo un'altra ipotesi, il toponimo deriverebbe dal tardo latino classis, nell'accezione di «quartiere abitato». Una terza ipotesi, la meno accreditata e risalente al 1919, lo fa derivare dal còrso chielsu, ossia «gelso».

Il borgo[modifica | modifica wikitesto]

L'abitato e, in primo piano, la Cala di Santa Maria

Chiessi, collocato sulla punta occidentale dell'isola, si trova a sud-ovest di Marciana (13 km) e Portoferraio (32 km), 14 km a ovest di Campo nell'Elba e poco a nord dell'altra frazione di Pomonte. Il paese si estende sulle prime pendici del Capo, del Colle di Guglielmo e di San Bartolomeo, da cui scendono il Fosso di Chiessi (o della Gneccarina) e il Fosso dei Cotoni (dal latino cos-cotis, «masso») o del Nìdio. Lungo la costa è compreso fra Punta del Timone (scoglio colonnare distrutto da una mareggiata di ponente il 9 dicembre 2018) e Punta della Testa, toponimo già documentato nel XIV secolo. Presso il paese si trovano alcune formazioni rocciose come Cote Bizzicata, Cote Tombolata e Cote dell'Undici.[2] Un importante sito mineralogico è costituito dalla cosiddetta Cava della Porcellana, alle propaggini settentrionali di Chiessi, un'antica escavazione marittima di caolino attestata tra il XIX e il XX secolo. Sui monti di Chiessi si aprono alcune cavità, tra cui la Grotta di Catalano, la Grotta del Catta e la Grotta Due Usci; sulla costa si trova la Grotta del Diavolo. Il piccolo borgo costiero, venutosi a formare nella seconda metà del XIX secolo, è costituito da piccole case intonacate di bianco, è caratterizzato da un'insolita scogliera liscia e bianca, con al centro una spiaggetta di ghiaie altrettanto bianche. Poco più sopra si apre una graziosa piazzetta in granito rustico. La chiesa del paese, intitolata alla Madonna di Loreto, venne edificata nel 1951. Un'insenatura marittima a sud dell'abitato porta il nome di Cala di Santa Maria (localmente Ca' di Santa Maria), che potrebbe testimoniare l'antica presenza di un edificio sacro, forse medievale, dedicato alla Madonna.[3]

Il Semaforo di Campo delle Serre[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Semaforo di Campo alle Serre.

Salendo sulla montagna si può raggiungere il Semaforo di Campo delle Serre, una stazione telegrafica - di cui rimane una delle due antenne radiotelegrafiche e i resti della sala trasmissioni - edificata nel 1888 sui resti di una più antica postazione d'avvistamento chiamata Guardia al Turco e risalente al XVI secolo. Questo semaforo, posto in un luogo assai isolato, osservava la Corsica, Pianosa e Capraia; rimasto in funzione fino al 1953, pare che a volte venisse usato come rifugio dai cacciatori colti dal maltempo.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Le uve principalmente usate sono il procanico, il biancone e il sangioveto

Nonostante lo sbocco diretto sul mare, in passato l'economia locale era basata non tanto sulla pesca quanto sull'agricoltura e in particolare sulla coltivazione dell'uva da vino. I vitigni erano coltivati sui fianchi delle alture circostanti, costruendo muretti a secco con la tecnica del capannello. Oggi invece l'economia predilige puntare sul turismo di nicchia (ad esempio il windsurf o il traffico nautico) anziché sul settore primario, compromesso da un lato dalla franosità del Monte Capanne[4] e dall'altro da un'eccessiva presenza di ungulati selvatici.[5] Le precedenti aree agricole sono ormai quasi tutte residuali, abbandonate o inselvatichite, ma delle loro attività restano comunque tracce ancora vitali nel paesaggio. Altrettanto diffusa era un tempo la pastorizia sui pendii occidentali del Monte Capanne, anche se in misura minore rispetto al versante opposto, oltre all'attività estrattiva. Scarso, viste le condizioni idrogeologiche di instabilità, lo sviluppo edilizio dell'antico insediamento rurale, inserito fra gli elementi da tutelare del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano.

Archeologia[modifica | modifica wikitesto]

Asce villanoviane da Chiessi
Anfore emergono dal fondale di Chiessi (1966)

Nell'alta Val Gneccarina intorno al 1930, durante la realizzazione di una carbonaia, furono rinvenute da Italo Galeazzi cinque asce di bronzo villanoviane provenienti da un ripostiglio[6] ed oggi conservate nel Museo archeologico di Marciana; rinvenute alla base di una rupe, furono credute, dagli stessi contadini, parti di una corona d'oro.[7]

Sul fondale sabbioso a 46 metri di profondità prospiciente il paese giace invece una nave romana (Relitto di Chiessi) del I secolo, scoperta casualmente nel 1966 da parte di Luciano Zamboni. La nave è datata intorno al 70 d.C. e all'origine conteneva circa 7000 anfore, destinate al trasporto di garum, olio d'oliva e vino.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Archivio di Stato di Pisa, Opera del Duomo, n. 1279, 1343.
  2. ^ Silvestre Ferruzzi, Formazioni rocciose dell'Elba occidentale, Capoliveri, 2019.
  3. ^ Silvestre Ferruzzi, Chiessi, Capoliveri, 2021.
  4. ^ A Punta del Timone, la provincia di Livorno ha anche attivato un sistema di allerta per limitare la viabilità in caso di emergenza. Dal piano del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, su Parks.it.
  5. ^ Emergenza cinghiali e mufloni all'Elba, su Adnkronos Archiviato il 29 novembre 2014 in Internet Archive. del 24 febbraio 2012.
  6. ^ Michelangelo Zecchini, Quei tesoretti nascosti dell'Elba., su tenews.it. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2014).
  7. ^ Michelangelo Zecchini, L'Elba dei tempi mitici, Pisa 1970.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Michelangelo Zecchini, Relitti romani dell'Isola d'Elba, Lucca, Fazzi, 1982.
  • Paolo Ferruzzi, Testimonianze dell'edificazione religiosa dopo il Mille, in Quaderni di Italia Nostra, Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1985.
  • Giorgio Leonelli, Sentieri nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano: Elba e Isole minori, Portoferraio, Il Libraio, 1997.
  • Morella Massa, Precisazioni in margine al relitto di Chiessi, Rassegna di Archeologia, 16, 1999.
  • Silvestre Ferruzzi, Signum, Pisa, Lisola Editrice, 2010.
  • Silvestre Ferruzzi, Chiessi, Capoliveri, Persephone, 2021.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]