Chiesa di Santa Maria di Betlem (Sassari)

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Chiesa di Santa Maria di Betlem
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSardegna
LocalitàSassari
Indirizzopiazza Santa Maria
Coordinate40°43′35″N 8°33′15″E / 40.726389°N 8.554167°E40.726389; 8.554167
Religionecattolica
TitolareMaria Assunta
Arcidiocesi Sassari
Stile architettonicoromanico (esterno)

barocco (interno)

Inizio costruzioneXII secolo
CompletamentoXIX secolo
Sito webwww.smbsassari.com/

Santa Maria di Betlem è una chiesa di Sassari, ubicata, con l'annesso convento dei frati conventuali, in piazza Santa Maria. Il tempio è dedicato alla Vergine.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Tra il secondo e il terzo decennio del XIII secolo, la comunità francescana si insediò a Sassari, dopo aver ricevuto in dono il monastero di Santa Maria di Campulongu, che nel 1106 era stato donato ai benedettini di s.Vittore di Marsiglia dal giudice di Torres Costantino I di Lacon-Gunale[1]. Negli anni 70 e 80 del XIII secolo fu ampiamente modificato l'impianto preesistente della chiesa e del convento.

Il primo intervento consistente è quello collocato tra il 1440 e il 1465[2] quando la chiesa venne ampliata e praticamente rifondata, con la realizzazione tra l'altro di alcune cappelle in stile tardogotico e una enorme volta a crociera nel presbiterio. Alla fine del XVI secolo vi fu educato e vi divenne sacerdote Francesco Zirano, frate francescano martire e poi beato. Nel XVII secolo fu aggiunta l'abside semicircolare ad ingrandimento del coro. Le capriate lignee della copertura della navata vennero sostituite nel XVIII secolo con volte a crociera. Tra il 1829 e il 1834[3] la chiesa venne restaurata su progetto del frate architetto Antonio Cano, che introdusse nella fabbrica elementi architettonici e decorativi dello stile rococò e neoclassico; tra gli altri interventi, venne realizzata la struttura cupolata, a pianta ellittica, che andò a sostituire il transetto a volta gotica del precedente impianto. Lo stesso Cano, nel 1813 aveva curato il restauro del convento attiguo. Nel 1846, l'architetto Antonio Cherosu realizzò la torre campanaria a canna cilindrica che sostituì il campanile gotico catalano a pianta ottaganale del XIV secolo, crollato improvvisamente dopo i lavori del frate Cano. Nel 2014, a seguito della beatificazione di padre Francesco Zirano, all'esterno della chiesa è stata collocata una statua che ne rappresenta il martirio. Vandalizzata poco tempo dopo, è ora collocata nel cortile del convento.

La chiesa è sede di sette gremi cittadini: il gremio dei Muratori, quello dei Sarti, degli Ortolani, dei Falegnami, dei Contadini, dei Piccapietre e degli Autoferrotranvieri.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La cupola

La facciata a capanna, risalente all'originaria fabbrica duecentesca, è in pietra arenaria. Alla base è presente l'alto zoccolo, dal quale originano le robuste paraste angolari. Il prospetto si sviluppa su tre livelli; nel primo, delimitato da una cornice decorata da una serie di archetti pensili (1236-1238), si apre il portale strombato, architravato e sormontato da un arco a tutto sesto. Il livello intermedio ospita il grande rosone, mentre nel terzo livello si trova un oculo, aperto probabilmente nel XVIII secolo. Caratterizzano l'esterno della chiesa anche la cupola ellittica e il campanile cilindrico, sormontato da un cupolino. Internamente, il tempio si presenta a navata unica, con cappelle laterali, transetto e presbiterio particolarmente profondo. La navata, coperta da volte a crociera, è scandita da lesene, aggiunte dal Cano nel XIX secolo, e presenta tre cappelle sul lato destro e quattro sul lato sinistro, frutto di ampliamenti quattro - cinquecenteschi. Il transetto cupolato, opera ottocentesca del Cano, ha pianta centrale e vi si aprono quattro cappelle e alcune nicchie in cui sono ospitate le effigi di santi francescani, separate da colonne con capitelli compositi.

Cimitero[modifica | modifica wikitesto]

Da poco si è riscoperta la vasta area sepolcrale sotto la chiesa, occultata da ripavimentazioni moderne, grazie al georadar, mentre si stava procedendo con il restauro dell'area presbiteriale.[4]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Porcu Gaias, Storia architettonica e urbanistica dalle origini al '600, pag. 40. Opera citata in bibliografia
  2. ^ Segni Pulvirenti-Sari, Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale scheda 28. Opera citata in bibliografia
  3. ^ Naitza, Architettura dal tardo ‘600 al classicismo purista, scheda 75. Opera citata in bibliografia
  4. ^ Cimitero sotto l'altare, su m.lanuovasardegna.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]