Chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori
Chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori | |
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Facciata | |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Località | Napoli |
Indirizzo | Via Francesco Girardi, 59 |
Coordinate | 40°50′41.89″N 14°14′42.18″E |
Religione | Cristiana cattolica di rito romano |
Titolare | Maria |
Diocesi | Arcidiocesi di Napoli |
Architetto | Nicola Tagliacozzi Canale |
Stile architettonico | barocco |
Inizio costruzione | 1411 |
La chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori si erge a Napoli, in una zona in cui c'è una singolare veduta di Spaccanapoli; infatti, questa particolare posizione veniva chiamata del "belvedere".
Storia e architettura
L'origine dell'edificio risale al 1411, quando venne eretta una cappella rurale extra moenia dedicata a Santa Maria ad Ogni Bene. Nel 1516 venne costruito il convento ad opera dei frati Serviti e alla fine del secolo, nel 1583, venne ampliato e parzialmente ricostruito ad opera del confratello architetto Giovanni Vincenzo Casali (Firenze, 1539 – Coimbra, 21 dicembre 1593); nel medesimo anno fu istituita la Congrega del Crocifisso e successivamente, nella chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori, venne fondata una parrocchia che divenne, dopo l'abbandono dei frati Serviti, la casa dei Pii Operai.
I Pii Operai occuparono il convento per trentatré anni, fino a quando, nel 1630, venne fondata la chiesa di Santa Maria Ognibene ad opera del nobile Francesco Magnocavallo; contemporaneamente i Serviti ritornano alla casa originaria.
Un ulteriore ampliamento risale al 1640 su disegno dell'ingegnere Giovanni Cola Cocco; altre trasformazioni si registrano nel primo trentennio del XVIII secolo con i lavori della sagrestia (1703), l'esecuzione della cappella della duchessa di Maddaloni con marmi policrimi e stucchi (1706) ed infine l'intervento del 1731-1735, quando la chiesa fu ristrutturata in chiave barocca da Nicola Tagliacozzi Canale. Al 1735 risalgono la scala esterna, eseguita dal piperniere Antonio Saggese, e la cappella di Sant'Alberto, con altare di Antonio Basso e statue di Domenico Antonio Vaccaro.
Nel 1732 Giovan Battista Pergolesi divenne mastro della cappella e nel 1752 fu messo in opera il pavimento in maiolica.
Nel XIX secolo il convento fu soppresso ed i frati serviti espulsi; con il ripristino della parrocchia, nel 1849 la chiesa fu dichiarata basilica da papa Pio IX.
Dagli ultimi decenni del XX secolo il convento ospita abitazioni civili e mostra i danni del sisma del 1980. Inoltre, il complesso presenta alterazioni dovute all'aggiunta di volumi recenti. Infatti risultano murate due finestre della navata poste a destra; invece, il convento presenta un chiostro formato da tre arcate per lato, a due ordini, che risulta frazionato e danneggiato.
La chiesa
La chiesa presenta una semplice facciata a due ordini preceduta da una scala in piperno e dal portale risalente alla fine del XVI secolo. L'interno è ad aula con presbiterio e cupola; le cappelle laterali, quattro per lato, presentano il profilo degli archi molto inusuale in stucco, così come nella volta.
Di discreta qualità è l'altare maggiore del XVIII secolo, con pregevole portella del ciborio; ai lati sono poste due rampe che raggiungono il simulacro della Vergine. I dipinti sono di Nicola Malinconico, Paolo De Matteis, Giacomo del Po, Nicola Maria Rossi, Domenico Vaccaro, Silvestro Buono e Francesco Saverio Altamura. Nella sagrestia sono conservati resti di affreschi e un lavabo marmoreo con rivestimento maiolicato attribuito ad Ignazio Giustiniani.
Dal 1678 la chiesa è custode della salma di Cosimo Fanzago, anche se restano dubbi sulla reale presenza del corpo dell'artista.
Bibliografia
- AA. VV. Napoli: Montecalvario questione aperta, Clean edizioni, Napoli.
- Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Viaggio indimenticabile attraverso la storia artistica, architettonica, letteraria, civile e spirituale della Napoli sacra, Roma, Newton Compton, 2004. ISBN 88-541-0117-6.
Voci correlate
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