Chiesa di San Pietro in Vincoli (Brenzone sul Garda)

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Chiesa di Pietro in Vincoli
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàCampo (Brenzone sul Garda)
Coordinate45°41′47.91″N 10°45′51.45″E / 45.696643°N 10.764292°E45.696643; 10.764292
Religionecattolica
TitolareSan Pietro in Vincoli
Diocesi Verona

La chiesa di San Pietro in Vincoli è una chiesa cattolica situata a Campo, frazione del comune di Brenzone sul Garda in provincia di Verona; è sussidiaria della parrocchiale di San Giovanni Battista di Magugnano e fa parte della diocesi di Verona[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Interno
Primo riquadro della parete sinistra: crocifissione con santi

La data di fondazione di questa chiesa è ignota (secondo alcune analisi, prive per il momento di conferma, la costruzione potrebbe essere antecedente al XII secolo); era però sicuramente esistente nel 1358, data in cui Giorgio di Federico da Riva, fratello del più noto Giacomo, eseguì gli affreschi; la prima citazione documentale è invece ben più tarda, in testamenti del 1424 e del 1446[1][2][3].

Intorno alla metà del Quattrocento venne istituita la parrocchia di Brenzone per distacco dalla pieve di Malcesine; la chiesetta di San Pietro venne quindi elevata essa stessa a parrocchia, sussidiaria di quella di Brenzone[1]; in quel periodo è documentata anche la presenza di un cimitero nei pressi[2]. Nel corso del Settecento venne completamente rifatta la facciata[3], e nel 1806 la parrocchia venne soppressa e la proprietà dell'immobile passò al regio demanio, ma le aste per venderla andarono deserte; dopo il 1825 venne quindi riaperta al culto, e nuovamente ceduta alla parrocchia di Brenzone[1].

L'edificio è stato restaurato nel 1999[2] e nel 2003[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa sorge all'estremità meridionale dell'antica contrada di Campo, oggi in gran parte disabitata; orientata regolarmente verso est, è di piccole dimensioni, preceduta da un modesto sagrato, ed è priva di campanile[1].

L'aspetto esterno dell'edificio è sobrio; si presenta con facciata a capanna, aperta dal portale d'ingresso e da tre finestre rettangolari, due ai lati dell'accesso e una in alto al centro (quest'ultima era in origine un più consueto oculo). Sono presenti altre due finestrelle quadrangolari: una, contornata in tufo e con imbotte strombato, sulla parete meridionale, e l'altra, piccola, in posizione decentrata nell'abside[1][2]. Il tetto è coperto con coppi in laterizio[1].

L'interno è ad aula unica, pavimentata con piastrelle di cotto e coperta da capriate e travi lignee a vista; il presbiterio, rialzato con un gradino di pietra bianca, termina con la piccola abside semicircolare chiusa da catino in muratura[1]. Dell'altare è rimasta solamente la mensa in muratura, poiché la pala, dipinta da Bartolomeo Zeni, è stata spostata nella parrocchiale di Brenzone[2].

Affreschi[modifica | modifica wikitesto]

Affreschi della parete di fondo e dell'abside
Primo riquadro della parete destra: Madonna della Misericordia con santi
Secondo riquadro della parete destra: san Pietro in trono con santi

La chiesa è notevole per l'esteso ciclo di affreschi che scorre sul registro alto di gran parte delle pareti (esclusa quella di controfacciata, forse anch'essa affrescata prima della ricostruzione)[2].

Sulla parete nord si stagliano due larghi riquadri: il primo, commissionato da un tal Viviano, rappresenta la crocifissione di Gesù, con tre angioletti che raccolgono in altrettante coppe il sangue che sgorga dalle ferite del Cristo: a sinistra del crocifisso vi sono la Madonna e san Bartolomeo (scuoiato e con il coltello in mano), a destra san Giovanni e un santo vescovo benedicente. L'altro riquadro rappresenta una Madonna allattante in trono: alla sua destra santa Caterina d'Alessandria con la ruota dentata, alla sua sinistra un altro san Bartolomeo, santa Lucia e san Giovanni Battista con il rotolo riportante la citazione biblica vox clamantis in deserto; inginocchiati vi sono i due committenti, Bartolomeo e Ingelterio[2].

Più affollata la parete destra, con tre ampi riquadri; quello di sinistra è andata quasi totalmente perso con l'apertura della finestra, e di esso si intravedono frammenti di un santo vescovo e di una Madonna in trono. Il riquadro centrale, stretto tra gli attacchi delle travi, riporta san Pietro in trono con chiavi e tiara papale; sulla sinistra un santo vescovo, e sulla destra le sante Dorotea (con le roselline bianche tra i capelli) e Caterina d'Alessandria (con la ruota dentata); in ginocchio ai piedi della cattedra sono i due devoti committenti, uno dei quali si chiamava proprio Pietro. L'ultimo riquadro a destra contiene la Madonna della Misericordia, con la popolazione raccolta sotto al suo manto; anche qui la figura centrale è accompagnata da altri santi: Antonio abate sulla sinistra, Caterina d'Alessandria e Maria Maddalena sulla destra. Al di sotto, un ulteriore riquadro, più stretto, ospita un altro sant'Antonio abate[2].

Gli affreschi della parete di fondo sono fiancheggiati da un san Giacomo il Maggiore vestito da pellegrino sulla sinistra, e dall'ennesimo sant'Antonio abate a destra. Le pitture centrali seguono la curvatura dell'archivolto e rappresentano la scena dell'Annunciazione, con l'angelo Gabriele e Maria che regge un libro con i versi salve regina misericordiosa, mentre in alto al centro, a mo' di chiave di volta, vi è l'immagine del Cristo flagellato che emerge a mezzobusto da un sarcofago. Intramezzano queste tre figure due papiri con iscrizioni che riprendono il dialogo biblico tra l'angelo e la vergine: quello di sinistra riporta la frase ave maria gracia plena / dominus tecum, quello di destra ecce a[ncilla] domini fiat / michi secundum / verbuum tuum. Quest'ultimo però ha le parole scritte al contrario (quindi taif inimod aut e via dicendo), con anche le singole lettere specchiate: probabilmente ciò accadde perché il testo venne forato su un cartone da usare come normografo, e chi dovette poi copiarlo sul muro, evidentemente analfabeta, capovolse per sbaglio il supporto; peculiare risulta non tanto l'errore, quanto la mancata correzione[2].

Concludono il ciclo gli affreschi del catino absidale: qui campeggia al centro il Cristo Pantocratore in un'ampia mandorla, con agli angoli i simboli del tetramorfo in luogo dei quattro evangelisti, e sui fianchi gli altri due membri della deesis, ossia la Vergine Maria e san Giovanni Battista. Una buona parte di questo affresco è perduta: sono scomparsi il bue di san Luca, quasi tutto il corpo del Battista e anche parte del Cristo[2].

La firma dell'autore degli affreschi, un Giorgio di Federico da Riva che fu fratello del più celebre Giacomo, è leggibile in due frammenti d'iscrizione: uno nell'abside (hoc opvs pinxit çorçivs filivs magistri Federici) e l'altro nel riquadro sinistro, in gran parte perduto, della parete meridionale ([---ann]o D[omi]ni M[---]LVIII in / [dicione X]I)[1][2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j Chiesa di San Pietro in Vincoli <Campo, Brenzone sul Garda>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato l'11 dicembre 2022.
  2. ^ a b c d e f g h i j k Viviani, pp. 146-149.
  3. ^ a b BRENZONE DEL GARDA (VR), fraz. Campo. Chiesa di San Pietro in vincoli, due affreschi con Sant’Antonio abate., su Sant'Antonio Abate. URL consultato l'11 dicembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Franco Viviani (a cura di), Chiese nel Veronese, Verona, Società Cattolica di Assicurazione, 2004.

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