Chiesa di San Lorenzo (Capizzone)

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Chiesa di San Lorenzo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàCapizzone
Indirizzovia San Lorenzo
Coordinate45°47′16.94″N 9°33′53.24″E / 45.78804°N 9.56479°E45.78804; 9.56479
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Lorenzo
Diocesi Bergamo
Consacrazione1870
ArchitettoAngelo Cattò
Stile architettoniconeogotico
Inizio costruzione1855
Completamento1868

La chiesa di San Lorenzo è il principale luogo di culto cattolico della località di Capizzone in provincia e diocesi di Bergamo; fa parte del vicariato di Rota d'Imagna.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Una chiesa in località Capizzone era sicuramente presente agli inizi del XV secolo, risulta infatti che fu dismembrata con decreto del vescovo Ludovico Donato, dalla chiesa di Sant'Andrea di Strozza ed elevata a chiesa parrocchiale autonoma.[3] Fu inserita nel registro delle commende episcopali, a causa della mancanza o pochezza di un beneficio titolare. Il clero era, infatti retto da un curato mercenario pagato dai vicini ma che doveva avere la conferma di nomina dal vescovo di Bergamo ogni sei mesi.

Con la formazione dei vicariati foranei istituiti nel 1568 dopo il II sinodo diocesano voluto dal vescovo Giovanni da Scanzo in ottemperanza del primo sinodo provinciale del 1565, confermati con il III sinodo del 1574 la chiesa fu inserita nel vicariato di Almenno San Salvatore. La chiesa ricevette la visita pastorale di san Carlo Borromeo arcivescovo di Milano il 16 ottobre 1575. Dagli atti si deduce che la chiesa posta in Val d'Imagna, era inserita nella pieve di Almenno San Salvatore. Vi erano quattro altari e non aveva rendite che potessero permettere di pagare lo stipendio al sacerdote. Era un curato delle parrocchie vicine a servire quella di Capizzone. Vi era la scuola del Santissimo Sacramento e di santa Maria che gestivano gli altari maggiore e della Madonna. In prossimità vi era la chiesa di Santa Maria de Robadello con il monastero dei frati francescani e in contrada "dicta Carminata" o "Brembilla" la chiesa dedicata a Maria Elisabetta.[2]

Dalla relazione della visita di san Gregorio Barbarigo si deduce che la chiesa era compresa della vicaria foranea di Almenno. Vi era un curato, e la scuola del Santissimo Sacramento.[4]

Nel 1666 la chiesa fu inserita nel “Sommario delle chiese di Bergamo”, elenco redatto dal cancelliere della curia vescovile Giovanni Giacomo Marenzi e indicata sotto l'invocazione di San Lorenzo martire. La chiesa era "mercenaria" e il clero era retto da un solo curato mercenario; vi era la scuola del Santissimo Sacramento che reggeva l'altare maggiore. Sussidiare della parrocchiale vi era l'oratorio della Beata Vergine Maria con la scuola del Rosario.[5][6]

La chiesa fu visitata nel 1778 dal vescovo Giovanni Paolo Dolfin nella cui relazione fu inserito un documento redatto dall'allora parroco dal quale si deduce che la chiesa aveva quattro altari e che quello maggior era retto dalla scuola del Santissimo Sacramento. Un altare era intitolato a san Filippo Neri. Vi era la scuola della dottrina cristiana. In prossimità vi erano la piccola chiesa campestre della Santissima Annunciata e due luoghi di culto privati uno intitolato all'angelo custode e uno a Maria Elisabetta. Vi erano tre sacerdoti e un curato mercenario.[2]

Nel 1855 la chiesa fu ricostruita su progetto dell'architetto Angelo Cattò, ultimata nel 1868 e consacrata nel 1870 dal vescovo coadiutore Alessandro Valsecchi. La facciata in stile neogotico fiorito fu costruita solo nel 1911.[1] Nel Novecento la chiesa fu oggetto di lavori di mantenimento e ammodernamento con la posa del nuovo altare comunitario peer adempiere alle indicazioni del concilio Vaticano II.

Con decreto del 27 maggio 1979 del vescovo di Bergamo Giulio Oggioni fu inserita nel vicariato foraneo di Rota Imagna.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio di culto con abside rivolta a sud, è anticipato dal sagrato in ciottolato e da una rampa di sette ampi gradini e ulteriori sette che portano alla facciata in stile neogotico. Questa coperta in pietra artificiale sagomata e martellinata, è tripartita da quattro lesene con mensole dove sono poste le statue degli evangelisti e quattro tempietti posti a pinnacoli sulle estremità dove è posta la statua raffigurante un angelo. L'ingresso principale è posto centrale con arco a sesto acuto coronato dalla statua di san Lorenzo e due angeli. Lateralmente due bifore complete di vetri colorati atti a illuminare l'aula.[1]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno a pianta rettangolare e a unica navata divisa in cinque campate da colonne complete di alza-zoccolatura e coronate di capitelli che reggono gli archi a sesto acuto. Nella prima a sinistra vi è il battistero e corrispondente un trono ligneo dove è posta la statua di san Lorenzo martire. La seconda presenta a sinistra l'antico pulpito ligneo e a destra la parte è dedicata a zona penitenziale con un confessionale ligneo. Nella terza vi sono gli altari dedicato a sant'Antonio abate a sinistra e corrispondente a destra al Sacro Cuore. La quarta è dedicata agli ingressi laterali. L'ultima campata presenta l'altare di san Giuseppe a sinistra e corrispondente quello della Madonna Addolorata.

La zona presbiteriale è anticipata dall'arco trionfale; rialzata da tre gradini, è di misura inferiore rispetto all'aula con volta a crociera.<[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Chiesa di San Lorenzo <Capizzone>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 12 gennaio 2021..
  2. ^ a b c d Parrocchia di San Lorenzo, su lombardiabeniculturali.it, LombardiaBeniCulturali. URL consultato il 12 gennaio 2020.
  3. ^ Luigi Pagnoni, Chiese parrocchiali bergamasche : appunti di storia e arte, Bergamo, Litostampa Istituto Grafico, 1992.
  4. ^ Daniele Montanari, Gregorio Barbarigo a Bergamo (1657-1664), 1997.
  5. ^ Giovanni Giacomo Marenzii, Sommario delle chiese di Bergamo, Bergamo, Archivio della curia Vescovile, 1666.
  6. ^ Giulio Orazio Bravi, Le fonti di Donato Calvi per la redazione dell'Effemeride, 1676-1677 - Donato Calvi e la cultura a Bergamo nel Seicento, Archivio Bergamasco - Camera di Commercio di Bergamo, novembre 2013.

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