Castello dei Templari (Peñíscola)
Castello dei Templari | |
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![]() | |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comunità autonoma | Comunità Valenciana |
Località | Peñíscola |
Coordinate | 40°21′31.68″N 0°24′28.53″E / 40.3588°N 0.407926°E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1294/1307 |
Stile | medievale |
Realizzazione | |
Proprietario | cavalieri templari |
Il Castello dei Templari di Peñíscola è uno dei castelli meglio conservati di tutto l'occidente. Il castello è situato nella zona più elevata della città.[1]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Fu costruito dai templari sui resti dell’antica cittadella araba e fu eretto con muri di pietra lavorata. Il castello venne costruito tra il 1294 e il 1307 alla maniera dei castelli templari, con tutti gli quegli elementi tipologici e strutturali, maturati in due secoli di esperienza costruttiva fra oriente ed occidente, dovuti all'importante funzione militare che doveva svolgere. Nel 1307 Peñíscola tornò sotto il controllo della corona e l'ordine Templare venne soppresso dopo poco tempo. Tutti i possedimenti passarono così all'Ordine di Santa Maria di Montesa, che tenne il governo della città dal 1319 fino alla fine del XIV secolo.
Il castello presenta ancora oggi una tipologia comune a molti castelli di origine crociata presenti in Terrasanta, cioè organizzati con due o più cinte di difesa con mura intervallate da torri di controllo, con la parte alta della fortezza organizzata attorno ad una corte sulla quale si affacciano sia la grande chiesa che il palazzo dell’Ordine Templare.
Sotto Benedetto XIII furono eseguiti alcuni lavori per la trasformazione del castello da fortezza in un palazzo papale. Egli riuscì a togliere il castello ai possedimenti dell'ordine di Montesa.
La maggior parte delle stanze al suo interno sono sormontate da volte a botte e le pareti sono in pietra lavorata. Gli incavi delle porte sono formati da archi con grosse pietre a cuneo. La costruzione è sobria e solida. L'Antipapa Benedetto XIII conosciuto come Papa Luna, dopo il suo trasferimento a Peñíscola nel 1411, trasformò il castello in palazzo e biblioteca pontificia nel periodo dello Scisma d'Occidente chiamato a sostituire Clemente VII come Papa ad Avignone.
Gli ambienti più interessanti del castello sono il “Corpo delle Guardie” e la Chiesa dei Templari, usata da Benedetto XIII e Clemente VIII come basilica papale.
Grazie agli ampliamenti della maestosa cinta bastionata progettata nel 1543, per ordine di Filippo II, dall'ingegnere Giovanni Battista Antonelli (1527-1588), Peñíscola resistette a numerosi assedi.
Molti furono infatti gli assedi subiti nel corso degli anni, i primi ad opera degli anglo-olandesi agli inizi del XVIII secolo e successivamente quelli condotti dalle truppe di Napoleone, tanto che la città di Peñíscola perse allora la sua funzione di fortezza. Però ciò avvenne solo nel 1890.
Set cinematografico[modifica | modifica wikitesto]
I produttori della serie televisiva Il Trono di Spade hanno deciso di ambientarvi i paesaggi del regno di Dorne. Questo stesso regno è stato ricreato in Spagna durante le riprese della quinta stagione, a Siviglia e a Cordova.
Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]
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Castello dei Templari
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Castello Peñíscola scalinata
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Castello dei Templari interno
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Croce templare Peñíscola
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castello interno
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Croce dei templari a Peñíscola
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castello Peñíscola
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Sala capitolare Peñíscola
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Veduta dal castello di Peniscola
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Veduta dal Castello
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Castello di Peñíscola interno
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Castello Peñíscola
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Bifora del castello
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Punto di guardia del castello
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Veduta dalla sommità del castello
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Peniscola finestra del Castello
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Bifora del castello
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interno del castello a Peniscola
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Grata del castello
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Veduta del castello di Peniscola interno
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Scalinata Castello
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Cappella del castello di Peniscola
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interno della cappella
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Abside della cappella del castello
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Stemma del Papa Luna
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Chiesa a Peniscola appena sotto il castello
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Vista della piazza d'armi
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Il castello templare di Peniscola, da fortezza di epoca crociata a cittadella tardo rinascimentale. (PDF), su flore.unifi.it.
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