Caffè San Carlo

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Caffè San Carlo
Ingresso al Caffè San Carlo di Torino
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàTorino
Indirizzopiazza San Carlo 156
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1822
Inaugurazione1822
Usocommerciale

Il Caffè San Carlo è un caffè storico di Torino, situato nella centrale piazza San Carlo. Ancora oggi è apprezzato ritrovo dei torinesi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il locale aprì nel 1822 con il nome Caffè di Piazza d'Armi, poiché l'omonima piazza svolse quella funzione fino al 1817. Divenne presto uno dei più celebri ritrovi di intellettuali e patrioti di tutta la stagione del Risorgimento, in contrapposizione ai caffè più conservatori come il Fiorio. Per tale motivo fu chiuso più volte dall'autorità cittadina per sospetta attività sovversiva a opera dei patrioti riformisti che solevano frequentarlo.

Nel 1837 subì una prima ristrutturazione guidata dall'architetto Giuseppe Leoni e fu realizzato il complesso apparato decorativo che lo caratterizza e riaprì sotto una nuova gestione con il nome di Caffè Vassallo. Tra il 1839 e il 1840 vennero completate le decorazioni pittoriche del salone centrale a opera di Rodolfo Morgari e del Borra. Nel 1851 fu invece inaugurata la sala minore conosciuta come «Gabinetto Cinese», decorata dai maestri Pietro Spintz e Giacomo Beltrami secondo il gusto esotico dell'epoca. La fama di salotto intellettuale crebbe e divenne uno dei più apprezzati caffè da parte di docenti universitari, giornalisti, politici, artisti e scrittori esponenti della coeva corrente della scapigliatura. Tra gli ospiti illustri del caffè vi furono Giovanni Giolitti, Francesco Crispi, Alexandre Dumas (figlio), Antonio Gramsci e l'ammiraglio Cagni che, insieme a Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi, nel 1899 progettò sui tavolini del caffè la spedizione in Antartide con la nave Stella Polare.[1]

Nel corso del Novecento il locale prese il nome di Caffè San Carlo, divenendo anche il primo locale d'Europa a essere illuminato da lampioni a gas e continuò a essere un riferimento abituale per svariati personaggi tra cui Benedetto Croce, Edmondo De Amicis, Luigi Einaudi, Piero Gobetti, Francesco Pastonchi e anche da grandi esponenti della pittura come Felice Casorati e il gruppo del Sei di Torino[1][2]

Nel corso della seconda guerra mondiale l'edificio che ospitava il locale subì dei gravissimi danni e il Caffè San Carlo rimase chiuso dal 1953 al 1963 per una lunga opera di restauro che restituì alcuni affreschi del soffitto andati persi con i bombardamenti e il recupero degli stucchi originali di capitelli e pannelli laterali.

Da allora il Caffè San Carlo, pur cambiando gestione più volte, è tornato a essere una delle più frequentate caffetterie di Torino ed è inserito nella lista dei Locali Storici d'Italia.[1]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il locale è composto da un salone principale di forma quadrangolare e da una saletta laterale. L'accesso è nel salone più ampio fittamente decorato da colonne ioniche, lesene e stucchi dorati mentre la saletta minore è caratterizzata da un profilo curvilineo sul lato est e da eleganti nicchie che ospitano sculture.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Materiale informativo in loco.
  2. ^ Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio ed Enrico Paolucci.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Piera Condulmer, Il Risorgimento al filtro dei Caffè torinesi, Daniela Piazza editore, Torino 1981

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]