Augusto Abegg

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Augusto Abegg (Torino, anni 1920)

Augusto Abegg (Zurigo, 31 dicembre 1861Torino, 2 novembre 1924) è stato un imprenditore, dirigente d'azienda e filantropo svizzero naturalizzato italiano.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Zurigo da Carlo Abegg, banchiere ed industriale tessile svizzero, eminente figura della Banca Commerciale Italiana,[1] frequentò gli studi a Zurigo e poi a Ginevra in Svizzera, trasferendosi appena diciottenne a Torino, all'epoca sede di numerosi imprenditori elvetici.

Nel 1880 fondò a Borgone Val di Susa, insieme al connazionale svizzero Emilio Wild (1857-1944) l'azienda tessile Wild & Abegg. Per seguire al meglio lo sviluppo dello stabilimento, Augusto Abegg ed Emilio Wild si stabilirono a Borgone, in una villa adiacente allo stabilimento. Il cotonificio si sviluppò in fretta, aprendo altri stabilimenti a Bussoleno (1886) e nella stessa Torino (1893), nel popolare quartiere San Donato. Nel giro di pochi anni, il cotonificio Wild & Abegg, che si era intanto specializzato nella produzione di filati sempre più fini, era il più importante del Piemonte insieme a quello di Napoleone Leumann, anch'egli svizzero, ed uno dei più importanti d'Italia.

Nel 1889 Augusto Abegg sposò la zurighese Anna Rüegg. Con Wild, il senatore Giovanni Agnelli e altri imprenditori fu promotore nel 1906 della Lega industriale di Torino in Piemonte.

Nel 1906 i soci Wild e Abegg fondano la società anonima Cotonificio Vallesusa. Nel 1913 Wild cedette ad Abegg l'intero pacchetto azionario. Il suo posto in azienda fu rilevato da Carlo Abegg (1860-1943), fratello maggiore di Augusto Abegg, che dopo un'iniziale formazione in Italia, aveva lavorato in Estremo Oriente e in America. Poiché però egli dirigeva una filatura in Russia (da lui fondata nel 1894), le redini del comando rimasero saldamente nelle mani di Augusto.

Durante la prima guerra mondiale, i fratelli Carlo Abegg e Augusto Abegg acquistarono anche una filatura a Pianezza vicino a Torino, una a Susa e aprirono un nuovo stabilimento a Perosa Argentina.

Augusto era inoltre Membro dei Consigli d'Amministrazione della SIP (Società Idroelettrica Piemonte), della Snia Viscosa (dal 1922), del Credito Italiano e di diverse altre aziende e banche del Nord Italia. Fu presidente del Cotonificio Vallesusa fino alla sua morte, ma non rinunciò mai alla nazionalità svizzera. Augusto Abegg morì improvvisamente a Torino il 2 novembre 1924. Il suo corpo ricevette il rito funebre di cremazione presso il Cimitero di Torino (da ricerche di Maria Canella), ma i suoi funerali ufficiali si svolsero a Zurigo in Svizzera.

A testimonianza del suo rapporto con la città di Torino, Augusto lasciò 10 milioni di lire per la costruzione di un padiglione a Torino, ancor oggi a lui dedicato, all'Ospedale Molinette[2]. Suo erede fu il nipote Werner Abegg.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Augusto Abegg, su SAN - Archivi d'impresa. URL consultato il 2 novembre 2017.
  2. ^ A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino - Home, su cittadellasalute.to.it. URL consultato il 13 luglio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • I. Balbo, Strategie imprenditoriali e reti di relazioni dei cotonieri protestanti a Torino (1883-1907), in Valdesi e protestanti a Torino (XVIII-XX secolo), atti del convegno per i 150 anni del Tempio valdese di Torino (Torino, 12-13 dicembre 2003), a cura di P. Cozzo, F. De Pieri, A. Merlotti, Torino, Zamorani, 2005, pp. 141-174.
  • M. Canella, Riti funebri e sepolture nella comunità valdese di Torino, in Valdesi e protestanti a Torino, cit., pp. 212-230 (in part. p. 230).
  • B. Cavallo Ulrich - E. Cavallo, La Wild & Abegg; da Borgone Susa un'avventura industriale, in Svizzera-Piemonte: un confine che unisce, a cura di Carla F. Gütermann, Torino, 2009, pp. 136-149.
  • C.F. Gütermann, Tra filantropismo e strategie industriali, Svizzeri a Torino dal Quattrocento ad oggi, a cura di G. Mollisi e L. Facchin, «Arte & Storia». XI (2011), n. 52, ottobre, pp. 511-519.H. R. Schmid, Die Familie Abegg von Zürich und ihre Unternehmungen, Zurich, 1972, pp. 151-181.
  • M. Spadoni, ll gruppo SNIA dal 1917 al 1951, Torino, Giappichelli, 2003, pp. 62, 88.

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