Auguste Pavie

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Auguste Pavie

Vice-console di Francia a Luang Prabang, Regno di Luang Prabang
Stato vassallo del Siam
Durata mandato1886 –
1889
Capo di StatoMarie François Sadi Carnot

Console di Francia a Luang Prabang, Regno di Luang Prabang
Stato vassallo del Siam
Durata mandato1889 –
1891
Capo di StatoMarie François Sadi Carnot

Console Generale di Francia a Luang Prabang, Regno di Luang Prabang
Stato vassallo del Siam
Durata mandato1891 –
1893
Capo di StatoMarie François Sadi Carnot

Commissario Generale del Governo del Laos
protettorato di Francia
Durata mandato1894 –
1904
Capo di StatoJean Paul Pierre Casimir-Périer (1894-1895)
Félix Faure (1895-1899)
Émile Loubet (1899-1906)

Ministro plenipotenziario dell'Indocina Francese
Durata mandato1894 –
1904
Capo di StatoJean Paul Pierre Casimir-Périer (1894-1895)
Félix Faure (1895-1899)
Émile Loubet (1899-1906)

Auguste Jean-Marie Pavie (Dinan, 31 maggio 1847Thourie, 7 maggio 1925) è stato un diplomatico, esploratore, scrittore e funzionario di Stato francese. Ebbe un ruolo decisivo nell'insediamento dell'Indocina Francese nell'odierno Laos. Prima e durante la carriera diplomatica, fu distaccato dal governo coloniale francese di stanza nel sudest asiatico, per compiere una lunga serie di perlustrazioni nelle odierne Thailandia, Laos e Cambogia, che gli valsero un'esperienza fondamentale per conoscere territori e popoli locali.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Kampot vista dal vicino monte Bokor

Nato a Dinan in Bretagna, una volta terminati gli studi, a 17 anni entra come volontario nell'esercito.[1] A 20 anni entra nelle troupes de marine e viene assegnato alla Cocincina, nel Vietnam meridionale, dove rimane come impiegato ai telegrafi anche dopo aver ottenuto il congedo militare. Rientra poi come volontario in Marina e ritorna in patria per partecipare alla guerra franco-prussiana. Al termine del conflitto, nel 1871, torna in Indocina e viene impiegato nei telegrafi a Kampot, nella Cambogia del sud. Qui diviene il rappresentante del Protettorato e vi resta per 10 anni.[1][2]

Nel periodo cambogiano, Pavie si immerge nella cultura locale adottandone gli usi ed apprendendo la lingua.[1] Nel 1879 gli viene affidata la costruzione della linea telegrafica Phnom Penh-Kampot e l'incarico di esplorare le aree rurali interessate. È questa la prima delle cosiddette "missioni Pavie" che lo renderanno famoso e gli faranno percorrere migliaia di chilometri in Indocina. Le sue relazioni diventano subito una preziosa fonte di informazioni sui popoli e i territori locali. Diventa un protetto del governatore della Cocincina, gli viene affidata anche la costruzione della linea telegrafica Phnom Penh-Bangkok e l'esplorazione del vasto territorio che tale linea deve attraversare.[1]

Carriera diplomatica[modifica | modifica wikitesto]

Torna a Parigi insieme ad alcuni collaboratori dopo 11 anni trascorsi in Cambogia, e collabora alla formazione della Ecole Cambodgienne, che diverrà in seguito l'Ecole Coloniale. Appena rientrato, i Ministeri delle Poste e della Marina, informati sui suoi trascorsi, lo nominano vice-console a Luang Prabang, capitale del regno omonimo, che a quel tempo era una colonia siamese, ed era un punto nevralgico nello scacchiere coloniale. La lotta instauratasi per la supremazia nel sudest asiatico tra Francia e Impero Britannico vedeva coinvolto l'orgoglioso Siam, che nel 1880 si era annesso territori dell'estremo nord-ovest del Vietnam ribattezzandoli sipsong chao tai (12 principati tai). Da tale zona, storicamente patria di popoli di etnia tai kadai al pari dei siamesi e dei laotiani, partivano le scorrerie dei banditi cinesi dell'esercito della bandiera nera, che avevano più volte devastato Luang Prabang.

Luang Prabang

Nel 1886, Pavie prende possesso del suo nuovo ufficio e rimane affascinato dall'ambiente cittadino. Nel 1887, una nuova incursione dell'esercito della bandiera nera mette a fuoco la città, nel tentativo di liberare il fratello del capo-banda Deo Van Tri, detenuto dai siamesi. Pavie mette in salvo il sovrano laotiano Oun Kham facendolo trasferire a Bangkok, guadagnandosi la gratitudine e la fiducia del re e del suo popolo.[2] Nel 1888, l'Indocina Francese riprende ai siamesi i territori sipsong chao tai e l'anno seguente Pavie riesce a farne assegnare una parte in protettorato a Deo Van Tri, a cui viene riconosciuto il titolo di "signore di Lao Cai".[3] Questa politica di guadagnarsi stima e fiducia dei capi e delle loro genti, verrà definita da Pavie nella sua autobiografia "la conquête des coeurs" (la conquista dei cuori).[2] Nel 1891 viene nominato Console Generale di Francia a Luang Prabang.[4]

Nel 1892 viene trasferito a Bangkok, dove assume un ruolo fondamentale durante la guerra franco-siamese del 1893, quando una corazzata francese attracca in città e minaccia di bombardare il Grande Palazzo Reale, obbligando Rama V del Siam a firmare un trattato con cui vengono ceduti tutti i territori ad est del Mekong all'Indocina Francese. In tale modo la potenza europea si garantisce il controllo dell'odierno Laos e di tutto il basso corso del Mekong.[2][4] Nel 1894 viene proclamata la prima Repubblica del Laos, sotto protettorato francese, e Pavie viene nominato Commissario Generale della nuova repubblica, con il compito di sovrintendere all'organizzazione del territorio ed al rispetto del trattato di Bangkok.[2] Con l'istituzione di tale nuovo Stato, che riunificava i regni di Luang Prabang e di Champasak, colonie siamesi, a quello di Vientiane, annesso dal Siam nel 1829, viene ufficialmente coniato il nome Laos, storpiatura francese del locale termine ລາວ (Làaó). Il Siam riesce a mantenere il controllo del territorio laotiano dell'altopiano di Korat, l'odierno Isan, annesso nel lontano 1779. Sempre nel 1894, Pavie viene nominato ministro plenipotenziario dell'Indocina Francese.

Missioni Pavie[modifica | modifica wikitesto]

Stampa d'epoca con gruppo di elefanti tratta da Mission Pavie en Indochine, Volume VII

Nel corso delle sue missioni, Pavie effettuò misurazioni e ricerche su un territorio di 676.000 km², viaggiando per 30.000 km con i mezzi più disparati e fornendo una grande quantità di informazioni inedite. Fu accompagnato da un gruppo di esperti, molti dei quali provenienti dall'École Cambodgienne di Parigi. Tale scuola, che Pavie contribuì a fondare e che sarebbe divenuta École Coloniale nel 1889, è tuttora in esercizio con il nome di École Nationale de la France d'Outre-Mer. Pavie fece in modo che avessero accesso alla scuola anche i nativi cambogiani vietnamiti e laotiani.

La prima missione Pavie, dal 1879 al 1885, fu effettuata nel sud della Cambogia e del Siam. La seconda ebbe luogo tra il 1886 ed il 1889 nel vasto territorio compreso tra il corso centrale del Mekong e quello del fiume Nero fino ad Hanoi. La terza missione risalì il corso del Mekong a partire dal suo delta fino a Luang Prabang, tra il 1889 ed il 1891. La quarta missione, dal 1894 al 1895, perlustrò le zone attigue alla lunga frontiera tra il Laos, la Cina e la Birmania.[5]

Ritorno in Francia[modifica | modifica wikitesto]

Pavie esce dalla politica nel 1904 e torna in Francia, dove mette in ordine la sua enorme collezione di appunti per darli alla stampa. Tra il 1898 ed il 1921 porta a termine le opere La mission Pavie, A la conquête des coeurs e Contes du Cambodge, du Laos et du Siam.[2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Ooi, Keat Gin: (2004), Southeast Asia: A Historical Encyclopedia, from Angkor Wat to East Timor, ABC-CLIO, 2004, pagg. 1038–1039, ISBN 978-1-57607-770-2
  2. ^ a b c d e f (FR) Auguste Jean-Marie Pavie - explorateur et conquérant pacifique, su vorasith.online.fr
  3. ^ (EN) Michaud, Jean; Ovesen, Jan: Turbulent Times and Enduring Peoples: Mountain Minorities in the South-East Asian Massi, Routledge, 2000, a pag. 59, ISBN 0-7007-1180-5
  4. ^ a b (EN) Osborne, Milton: The Mekong: Turbulent Past, Uncertain Future, Allen & Unwin, 2006, pagg. 129–134, ISBN 978-1-74114-893-0
  5. ^ Aventuriers du Monde, pag. 100

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Guillebaud, Jean-Claude: "L'Explorateur aux pieds nus" in "Aventuriers du Monde. Les grands explorateurs francais au temps des premiers photographes." Pierre Fournié, 2003. L'iconoclaste, pagg. 100–115, ISBN 2-913366-07-4

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