Antonio Nasini

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Disambiguazione – Se stai cercando lo zio paterno, anch'egli pittore, vedi Antonio Annibale Nasini.
Affreschi di Antonio e Francesco Nasini nella chiesa di San Francesco a Grosseto

Antonio Nasini (Castel del Piano, 11 gennaio 1643Torrenieri, 28 giugno 1715) è stato un pittore e presbitero italiano, esponente del barocco toscano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio primogenito di Francesco e di Vittoria Bassi, fratello maggiore di Giuseppe Nicola Nasini, nacque a Castel del Piano nel 1643 e fu ordinato sacerdote.[1]

La sua prima opera documentata risale al 1674, e si tratta di un affresco nel palazzo Pubblico di Siena,[2] dove cinque anni più tardi realizzerà anche Alessandro VI crea sei nuovi cardinali senesi nella lunetta della sala del Capitano.[3] Tra il 1680 e il 1683 realizza insieme al padre Francesco il ciclo di affreschi sulla Vita di sant'Antonio, nella cappella laterale della chiesa di San Francesco a Grosseto.[4] Nel 1685 gli venne commissionata dal granduca Cosimo III la decorazione dell'antiporto di Camollia, ultimata il 2 luglio 1686 con la collaborazione del fratello Giuseppe Nicola.[5]

Nell'ottobre 1686 ottenne un vitalizio granducale che gli dette per un tre anni la possibilità di soggiornare e studiare a Venezia con il fratello Giuseppe Nicola e il cugino Tommaso.[1] Nella metà del 1689 lasciò Venezia per stabilirsi per un breve tempo a Fontanellato, dove dipinse due opere, influenzate dal Tintoretto: la Invenzione della vera Croce nella chiesa di Santa Croce e San Carlo Borromeo guarisce un appestato nella cappella di San Carlo alla Rocca Sanvitale.[1][6] Ritornato l'anno successivo a Siena, qui concluse la sua attività artistica realizzando le decorazioni per la chiesa di San Donato (1690-1693),[7] la tela di Enea Silvio Caprara-Piccolomini alla battaglia di Uscopia per l'antisala del Capitano al palazzo Pubblico (1690),[8] e vari interventi in altre chiese cittadine e nei territori di Buonconvento, Montalcino e Asciano.[1]

Morì il 28 giugno 1715 a Torrenieri, presso Montalcino.[1]

Un suo Autoritratto, fino al 1768 custodito presso la collezione dell'abate Antonio Pazzi, è conservato agli Uffizi.[1][9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Felice Mastrangelo, Nasini, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 77, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012.
  2. ^ Borghini, Brandi, Cordaro 1983, pp. 179 s.
  3. ^ Borghini, Brandi, Cordaro 1983, pp. 313, 328.
  4. ^ Celuzza, Papa 2013, p. 128.
  5. ^ Ciampolini 1987, pp. 223 s.
  6. ^ Ingendaay Rodio 1984, pp. 85-88.
  7. ^ Ingendaay Rodio 1984, pp. 90-98.
  8. ^ Borghini, Brandi, Cordaro 1983, pp. 323, 344 s.
  9. ^ Meloni Trkulja 1979, p. 942, n. A634.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Felice Mastrangelo, Nasini, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 77, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012.
  • Gabriele Borghini, Cesare Brandi e Michele Cordaro, Palazzo Pubblico di Siena. Vicende costruttive e decorazione, Milano, Silvana Editoriale, 1983.
  • Mariagrazia Celuzza e Mauro Papa, Grosseto visibile. Guida alla città e alla sua arte pubblica, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013.
  • Marco Ciampolini, Antonio Nasini, in Fabio Bisogni e Marco Ciampolini (a cura di), Bernardino Mei e la pittura barocca a Siena, Firenze, Spes, 1987.
  • Martina Ingendaay Rodio, Antonio Nasini nella cappella di Santa Teresa in San Donato a Siena, in Prospettiva, XXVII, 1981.
  • Martina Ingendaay Rodio, Precisazioni su Antonio Nasini a Fontanellato, in Bollettino d'arte, 6 (LXIX), 1984.
  • Silvia Meloni Trkulja, Antonio Nasini, in Gli Uffizi. Catalogo generale, Firenze, Centro Di, 1979.

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