Antero Gheri

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Antero Gheri
NascitaCasellina e Torri, 15 gennaio 1908
MorteZona di Tibé, 21 settembre 1937
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
RepartoCLXXXV battaglione CC. NN.
Anni di servizio1929-1936
GradoCapomanipolo
CampagneArbegnuoc
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Antero Gheri (Casellina e Torri, 15 gennaio 1908Zona di Tibé, 21 settembre 1937) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Casellina e Torri, provincia di Firenze, il 15 gennaio 1908, figlio di Virgilio e Bianchina Lasimio.[2] Dopo aver conseguito il diploma di perito agronomo coloniale presso l'Istituto agricolo coloniale di Firenze, si arruolò nel Regio Esercito iniziando a frequentare la Scuola allievi ufficiali di complemento di Moncalieri il 4 agosto 1929.[1] Nel febbraio dell'anno successivo era promosso sottotenente, assegnato in servizio al 73º Reggimento fanteria.[1] Posto in congedo nel settembre 1930, venne assunto presso la sede di Firenze della Fiat, con compiti amministrativi.[1] Nel luglio 1935 ottenne la promozione a tenente a scelta ordinaria e nel 1937, con il grado di capomanipolo della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale fu mobilitato per le esigenze dell'Africa Orientale Italiana e, assegnato al CLXXXV Battaglione CC.NN., con esso si imbarcò a Napoli il 21 febbraio sbarcando a Massaua, in Eritrea, il 2 marzo successivo.[1] Cadde in combattimento nella zona di Tibé il 21 settembre, nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale, venendo decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Aggregato ad una colonna autocarrata durante un attacco dei ribelli ed in cui moriva il suo comandante, cadeva gravemente ferito ad una gamba. Risollevatosi riusciva a portare una mitragliatrice sull’argine della strada, battendo efficacemente il soverchiante nemico. Ferito di nuovo al petto, in un ultimo sforzo, quasi raccogliendo le supreme energie, incitava con l’esempio i propri dipendenti ad andare alla baionetta e moriva trafitto dalle lancie, mentre dalla sua bocca usciva ancora il grido di “Savoia “. Non comune esempio di spirito militare e di fede fascista. Zona di Tibé, 21 settembre 1937.[3]»
— Regio Decreto 20 gennaio 1939.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b c Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 258.
  3. ^ Medaglia d'oro al valor militare, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato l'11 luglio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Vol. 2: La conquista dell'Impero, Milano, A. Mondadori Editore, 1992.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 258.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Gheri, Antero, su Combattenti Liberazione. URL consultato l'11 gennaio 2022.