Giuseppe Sirtori (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

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Giuseppe Sirtori
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Il Giuseppe Sirtori è stato un cacciatorpediniere (e successivamente una torpediniera) della Regia Marina.

Storia

Nella notte tra il 13 ed il 14 agosto 1917 la nave lasciò Venezia unitamente ai cacciatorpediniere Animoso, Ardente, Audace, Abba, Vincenzo Giordano Orsini, Francesco Stocco, Giovanni Acerbi, Carabiniere e Pontiere per scontrarsi con un gruppo di navi nemiche – cacciatorpediniere Streiter, Reka, Velebit, Sharfschutze e Dinara e 6 torpediniere – che avevano appoggiato un’incursione aerea contro la piazzaforte veneta[1]. Solo l’Orsini riuscì ad avere un breve e fugace contatto con le navi austriache, che dovette tuttavia interrompere in quanto rischiava di essere mandato contro i campi minati avversari[1].

Il 28 novembre Animoso, Ardente, Ardito, Abba, Audace, Sirtori, Stocco, Acerbi ed Orsini, insieme agli esploratori Aquila e Sparviero, partirono da Venezia e, insieme ad alcuni idrovolanti di ricognizione, inseguirono una formazione austriaca, composta dai cacciatorpediniere Dikla, Streiter ed Huszar e da quattro torpediniere, che aveva bombardato la ferrovia nei pressi della foce del Metauro[1]. Le navi italiane dovettero rinunciare all’inseguimento allorché giunsero nei pressi di Capo Promontore, troppo vicino a Pola[1].

Il 10 maggio 1918 la nave fu inviata a Porto Levante iniseme all’esploratore Aquila ed ai cacciatorpediniere Stocco, Acerbi, Ardente ed Ardito per fornire eventuale appoggio all’incursione di MAS divenuta poi nota come beffa di Buccari[1].

Nella notte tra il 13 ed il 14 maggio dello stesso anno lo Stocco, il Sirtori, l’Acerbi, l’Orsini e l’Animoso, insieme alle torpediniere costiere 9 PN e 10 PN ed ai MAS 95 e 96, fornirono supporto al fallimentare tentativo di attacco del barchino silurante «Grillo» contro la base di Pola, attacco che si concluse senza risultato e con la perdita del «Grillo»[1].

Nella notte tra il 1° ed il 2 luglio 1918 i cacciatorpediniere Sirtori, Stocco, Acerbi, Orsini, Missori, La Masa ed Audace fornirono supporto a distanza ad una formazione (torpediniere 64 PN, 65 PN, 66 PN, 40 PN e 48 OS, più, in appoggio, Climene e Procione) che bombardò le linee austro-ungariche tra Cortellazzo e Caorle e simulò poi uno sbarco (torpediniere 15 OS, 18 OS e 3 PN e pontoni da sbarco fittizi a rimorchio) per distrarre le truppe nemiche[1]. Il gruppo dei cacciatorpediniere si scontrò anche con i cacciatorpediniere austroungarici Csikos e Balaton e con due torpediniere: dopo un breve scambio di cannonate, durante il quale le navi avversarie, specie il Balaton, ebbero alcuni danni, le unità italiane poterono proseguire nel loro compito, mentre quelle austriache ripiegavano verso Pola[1]. Anche lo Stocco rimase danneggiato nello scontro, con alcuni morti e feriti tra l’equipaggio[1].

Nella mattinata del 4 novembre 1918 il Sirtori, lo Stocco, l’Acerbi e l’Orsini salparono da Venezia insieme alla vecchia corazzata Emanuele Filiberto per prendere possesso di Fiume[2]. Durante la navigazione l’Acerbi e l’Orsini furono distaccate per occupare rispettivamente Abbazia e Lussino, mentre le altre tre unità giunsero a Fiume alle 14 del 4 novembre, favorevolmente accolti dalla popolazione italiana[2]. Il 10 novembre 1918 lo Stocco prese possesso anche di Cherso[2].

Nel 1920 la nave fu sottoposta a modifiche che videro la sostituzione dei cannoni da 102/35 mm con quelli del più moderno modello da 102/45[3].

Nel 1929 il Sirtori fu declassato a torpediniera[3].

All’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, il 10 giugno 1940, la Sirtori apparteneva alla VI Squadriglia Torpediniere con base a Taranto]], che formava insieme alle vecchie torpediniere Stocco, Pilo e Missori.

Fu impiegata nell’Adriatico meridionale e nel Golfo di Taranto in funzioni di scorta, soccorso e pattugliamento antisommergibile[4].

Il 12-13 settembre 1943, successivamente alla proclamazione dell’armistizio, la Sirtori e la gemella Stocco furono inviate a Corfù per supportare la guarnigione italiana dell’isola, ma l’indomani, a seguito di un attacco aereo che aveva messo fuori uso la Sirtori, la Stocco fu fatta tornare a Brindisi[5].

Il 14 settembre 1943 infatti, la Sirtori dopo essere stata colpita da aerei tedeschi e portata all'incaglio a Potamos, presso Corfù, fu distrutta dall'equipaggio undici giorni dopo, per non farla cadere in mano tedesca[6].

Note

  1. ^ a b c d e f g h i Franco Favre, La Marina nella Grande Guerra. Le operazioni navali, aeree, subacquee e terrestri in Adriatico, pp. 191-207-220-222-250-271-273-284
  2. ^ a b c R. B. La Racine, In Adriatico subito dopo la vittoria, su Storia Militare n. 210 – marzo 2011
  3. ^ a b http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/PQRS/stocco.aspx
  4. ^ http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Stocco
  5. ^ http://xoomer.virgilio.it/ramius/Militaria/strage_di_cefalonia_e_corfu.html
  6. ^ http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Sirtori
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