Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

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|propulsione=4 [[caldaia a vapore|caldaie]] Odero<br>2 [[turbina a vapore|turbine]] Tosi<br>2 [[elica|eliche]]<br>[[Potenza (fisica)|Potenza]]: 50000 [[Cavallo vapore|CV]]
|propulsione=4 caldaie Odero<br />2 gruppi di turbine a vapore Parsons su 2 assi<br />[[Potenza (fisica)|potenza]] 55.000 [[HP (unità di misura)|HP]]
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|armamento=6 cannoni da 120/50 in 3 torri binate <br>2 mitragliere antiaree da 40/39 <br>4 mitragliere da 13,2 in 2 impianti binati <br>6 tubi lanciasiluri da 533,3 in 2 impianti trinati <br>dispositivi per posa mine e lancio bombe di profondità
* 6 pezzi da 120/50 [[millimetro|mm]]<br />
* 2 mitragliere da 40 [[millimetro|mm]]<br />
* 8 mitragliere da 13,2 [[millimetro|mm]]<br />
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|motto=''Superare e superarsi''
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dati presi principalmente da http://www.warshipsww2.eu/shipsplus.php?language=E&period=2&id=61070, http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Pessagno e http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
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}}


L<nowiki>’</nowiki>'''Emanuele Pessagno''' è stato un [[esploratore]] e successivamente un [[cacciatorpediniere]] della [[Regia Marina]].
Il [[cacciatorpediniere]] '''Emanuele Pessagno''' della [[Regia Marina]], [[classe Navigatori (cacciatorpediniere)|classe ''Navigatori'']], fu impostato nei [[Cantieri Navali del Tirreno e Riuniti|Cantieri Navali Riuniti]] di [[Ancona]] nel [[1927]], varato nel [[1929]] ed entrò in servizio nel [[1930]] come [[esploratore (nave)|esploratore]] leggero. Nel [[1938]], nell'ambito della riorganizzazione della Regia Marina, fu riclassificato cacciatorpediniere.


==Storia==
== Storia ==
=== Il nome ===
Il ''Pessagno'' prese nome dal navigatore [[Genova|genovese]] [[Emanuele Pessagno]], vissuto a cavallo tra il [[XIII secolo|XIII]] e il [[XIV secolo]], divenuto famoso come comandante supremo della flotta del re del [[Portogallo]].[[Immagine:RCT_Pessagno_profili_1942.jpg|thumb|left|300px|I profili del ''Pessagno'' con l'allestimento e la colorazione in uso nel 1942.<ref>Il ''Pessagno'', il ''Da Mosto'' e il ''Tarigo'' furono le uniche unità a non avere mai ricevuto la pitturazione mimetica che caratterizzò tutte le altre unità della classe a partire dal 1941.</ref>]]


Il ''Pessagno'' prese nome dal navigatore [[Genova|genovese]] [[Emanuele Pessagno]], vissuto a cavallo tra il [[XIII secolo|XIII]] e il [[XIV secolo]], divenuto famoso come comandante supremo della flotta del re del [[Portogallo]].


=== Gli anni Trenta ===
Il ''Pessagno'' fu la settima unità della classe ad entrare in servizio nel marzo del 1930 come esploratore leggero, subendo poco dopo il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture). Come altre unità della stessa classe, nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra, partecipò alla crociera atlantica di [[Italo Balbo]] del 1930 e, successivamente, alle operazioni di appoggio navale durante la [[guerra civile spagnola]] dal 1936 al 1938.


Il ''Pessagno'' fu la settima unità della classe ad entrare in servizio nel marzo del 1930 come esploratore leggero, subendo poco dopo il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture), nonché la sostituzione di timone (1932) e tubi lanciasiluri<ref name="Ct classe Navigatori">http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html</ref>.
Nel 1938 fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XVI Squadriglia Cacciatorpediniere con base a [[Taranto]].
Come quasi tutte le unità consorelle subì l'ultimo ciclo di modifiche nel 1940, subito prima dell'inizio della [[seconda guerra mondiale]].


Nel dicembre 1930 fu impiegato a supporto della [[crociera aerea transatlantica Italia-Brasile]] di [[Italo Balbo]]<ref name="trentoincina">http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Pessagno</ref>.
==Attività bellica==
Durante la [[seconda guerra mondiale]], il ''Pessagno'' svolse inizialmente attività di squadra e di scorta.


Come altre unità della stessa classe, nel periodo tra le due guerre svolse la normale attività di squadra. Nel 1932 effettuò insieme al [[Alvise Da Mosto (cacciatorpediniere)|''Da Mosto'']] una [[crociera]] di rappresentanza in [[Brasile]] ed Argentina<ref name="trentoincina"/>.
Partecipò marginalmente alla [[battaglia di Punta Stilo]], come componente del gruppo di protezione e sostegno ai convogli costituito dalla V Divisione Navi da Battaglia (''[[Giulio_Cesare_(nave_da_battaglia)|Cesare]]'' e ''[[Conte_di_Cavour_(nave_da_battaglia)|Cavour]]''), dalla IV e VIII Divisione Incrociatori e dalle Squadriglie Cacciatorpediniere VII, VIII, XV e XVI. La partecipazione all'azione fu solo marginale in quanto, al momento del contatto con il nemico, la maggior parte delle squadriglie di cacciatorpediniere erano rientrate in porto per rifornimento.


Tra il 1936 ed il 1938 partecipò alla guerra di Spagna<ref name="trentoincina"/>. Nel 1938 fu declassato a cacciatorpediniere ed assegnato alla XVI Squadriglia Cacciatorpediniere con base a [[Taranto]].
Solo nominale fu anche la partecipazione del ''Pessagno'' alla sfortunata odissea dell'operazione [[Battaglia di Capo Matapan|Gaudo]]: infatti nelle prime fasi dell'operazione il ''Pessagno'' lamentò un'avaria ad una caldaia che ne limitava di molto la velocità. Di fatto questa avaria costrinse tutta l'VIII Divisione Incrociatori (''[[Luigi_di_Savoia_Duca_degli_Abruzzi_(incrociatore)|Duca degli Abruzzi]]'' e ''[[Giuseppe_Garibaldi_(incrociatore_1936)|Garibaldi]]''), alla quale solo il ''Pessagno'' insieme al ''[[Nicoloso Da Recco (cacciatorpediniere)|Da Recco]]'' fornivano la scorta, ad allontanarsi dal teatro operativo facendo rotta di rientro.
[[Immagine:RCT_Pessagno_e_Pigafetta_Concialini_1941as.jpg|thumb|300px|left|Il ''Pessagno'' impegnato insieme al ''Pigafetta'' nella posa dello sbarramento S2 il [[28 giugno]] 1941]]
[[Immagine:RCT_Pessagno_1941_Massimo_Messina.jpg|thumb|left|300px|Il ''Pessagno'' in missione di guerra nel Mediterraneo centrale nell'autunno del 1941.<ref>Questa fotografia è stata scattata dal Capo Segnalatore-Telegrafista di 2<sup>a</sup> classe Massimo Messina, imbarcato sul ''Da Recco'' e gentilmente concessa dal figlio, Signor Giuseppe Messina.</ref>]]
Fu questa l'ultima missione del ''Pessagno'' con la flotta: successivamente fu infatti destinato, come la maggior parte delle unità similari, alle attività di posa mine (spezzate S1, S2, S3 e S4 e sbarramento T) e soprattutto di scorta ai convogli e trasporti veloci. Numerose furono le missioni di questo tipo compiute tra l'aprile 1941 e il maggio 1942, alcune delle quali drammatiche come quella che vide l'affondamento delle [[Motonave|motonavi]] ''Oceania'' e ''Neptunia'', due transatlantici veloci utilizzati per il trasporto truppe. La notte tra il 16 e il [[17 settembre]] 1941 le motonavi ''Vulcania'', ''Oceania'' e ''Neptunia'', scortate dai cacciatorpediniere ''Da Recco'', ''[[Antonio da Noli (cacciatorpediniere)| Da Noli]]'', ''Pessagno'', ''[[Antoniotto Usodimare (cacciatorpediniere)|Usodimare]]'' e ''[[Classe_Alfredo_Oriani_(cacciatorpediniere)|Gioberti]]'', trasportavano da Taranto a Tripoli truppe italiane e tedesche, per un totale di 5818 uomini imbaracati. Giunti a poche decine di miglia da Tripoli, l<nowiki>'</nowiki>''Oceania'' e il ''Neptunia'' furono silurate dal sommergibile inglese [[HMS Upholder (P37)|''Upholder'']] comandato dal [[capitano di corvetta]] Wanklin. Per fortuna le due navi rimasero a galla il tempo sufficiente perché le unità di scorta riuscissero a mettere in salvo la maggior parte dei naufraghi (5434 su 5818 uomini), nonostante la continua minaccia di ulteriori attacchi subacquei: infatti, mentre il ''Neptunia'', più gravemente danneggiato, affondò dopo circa due ore e mezza dal siluramento, l<nowiki>'</nowiki>''Oceania'' avrebbe anche potuto salvarsi se non fosse stato nuovamente colpito dall<nowiki>'</nowiki>''Upholder'' con un siluro che ne provocò il rapido affondamento.
In questi frangenti i cacciatorpediniere di scorta e i loro equipaggi si prodigarono nello sforzo di salvare il maggior numero possibile di naufraghi: il solo ''Pessagno'' ne prese a bordo oltre 2000, probabilmente superando anche i limiti di carico previsti per le missioni belliche.


Nel 1939 prese parte all’occupazione dell’Albania effettuando missioni di trasporto veloce di truppe<ref name="trentoincina"/>.
La carriera operativa del ''Pessagno'' si concluse tragicamente il [[29 maggio]] [[1942]] durante una missione di scorta. Il ''Pessagno'' insieme al ''[[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|Pigafetta]]'' stava scortando i piroscafi ''Capo Arma'' e ''Gualdi'' diretti a [[Bengasi]]. Fin dall'inizio della traversata il convoglio, partito il 27 maggio, fu oggetto di attacchi aerei e subacquei. Nella notte tra il 28 e il 29 maggio il sommergibile inglese [[:en:HMS_Turbulent_(N98)|''Turbulent'']], in agguato sulla sinistra del convoglio, lanciò una salva di quattro siluri. Nonostante questi fossero avvistati dal ''Pigafetta'' che ne diede l'allarme, il convoglio non riuscì a compiere alcuna manovra evasiva e tre dei siluri giunsero a segno colpendo prima il ''Capo Arma'' e subito dopo il ''Pessagno'' che, centrato in due punti, affondò in meno di un minuto trascinando con sé metà dell'equipaggio.


All’inizio del 1940 fu sottoposto ad altri lavori di modifica<ref name="trentoincina"/>, quali l’allargamento dello scafo, la ricostruzione della prua e l’incremento dell’armamento<ref name="Ct classe Navigatori"/>.
Aveva svolto 135 missioni di guerra per un totale di 52.463 [[miglio (unità di misura)|nm]] e 3203 ore di navigazione.

=== La seconda guerra mondiale ===

All’inizio del secondo conflitto mondiale faceva parte della XVI Squadriglia Cacciatorpediniere insieme ai gemelli Da Recco, Tarigo ed Usodimare.

Alle due di notte del 12 giugno 1940 salpò da [[Taranto]], insieme all’Usodimare, al Da Recco, alla I Divisione ([[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]] [[Zara (incrociatore)|''Zara'']], [[Fiume (incrociatore)|''Fiume'']] e [[Gorizia (incrociatore)|''Gorizia'']]), alla VIII Divisione (incrociatori leggeri [[Duca degli Abruzzi (incrociatore)|''Duca degli Abruzzi'']] e [[Giuseppe Garibaldi (incrociatore)|''Garibaldi'']]) ed alla IX Squadriglia Cacciatorpediniere ([[Vittorio Alfieri (cacciatorpediniere)|''Alfieri'']], [[Alfredo Oriani (cacciatorpediniere)|''Oriani'']], [[Vincenzo Gioberti (cacciatorpediniere)|''Gioberti'']], [[Giosuè Carducci (cacciatorpediniere)|''Carducci'']]) per pattugliare il [[Mar Ionio]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4006-19JUN02.htm</ref>.

Alle 14.10 del 7 luglio 1940 salpò da Taranto insieme a Da Recco ed Usodimare ed alle Divisioni incrociatori IV (Da Barbiano, Di Giussano, Cadorna e Diaz) e VIII (Duca degli Abruzzi e Garibaldi) in appoggio ad un [[convoglio navale|convoglio]] per la [[Libia]] ([[trasporto truppe|trasporti truppe]] ''Esperia'' e ''Calitea'', [[motonave|motonavi]] ''Marco Foscarini'', ''Francesco Barbaro'' e ''Vettor Pisani'', scortate dalle [[torpediniera|torpediniere]] [[Orsa (torpediniera 1938)|''Orsa'']], [[Procione (torpediniera 1938)|''Procione'']], [[Orione (torpediniera 1938)|''Orione'']], [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']], [[Giuseppe Cesare Abba (cacciatorpediniere)|''Abba'']] e [[Rosolino Pilo (cacciatorpediniere)|''Pilo'']])<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm</ref>.

Tale formazione si unì poi alla I e II Squadra Navale, partecipando alla [[battaglia di Punta Stilo]] del 9 luglio<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 172 e ss.</ref>, nella quale tuttavia il Pessagno non ebbe un ruolo di rilievo.

Il 1° agosto lasciò Augusta insieme ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Usodimare e Da Recco per una missione di caccia antisommergibile, che si concluse con l’affondamento del sommergibile britannico Oswald da parte del Vivaldi<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4008-21AUG01.htm</ref>.

Durante l’attacco aerosilurante britannico su Taranto nella notte tra l’11 ed il 12 ottobre 1940 fu lievemente danneggiato dallo scoppio di una bomba caduta in acqua vicino alla sua carena<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4011-24NOV01.htm</ref>.

Il 28 novembre bombardò, insieme ai cacciatorpediniere Pigafetta, Da Recco e Riboty ed alle torpediniere Bassini e Prestinari, le posizioni greche nei pressi di Corfù<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4011-24NOV02.htm</ref>.

Il 18 dicembre bombardò di nuovo con le proprie [[artiglieria|artiglierie]], unitamente agli [[incrociatore|incrociatori]] [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Raimondo Montecuccoli'']] ed [[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Savoia'']] ed ai cacciatorpediniere ''Pigafetta'']], ''Da Recco'']] e ''Riboty'']], le linee [[Grecia|greche]] a Corfù<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4012-25DEC02.htm</ref>.

Alle nove di sera del 26 marzo 1941 salpò da [[Brindisi]] con il gemello Da Recco e con la VIII Divisione incrocatori (''Duca degli Abruzzi'', ''Garibaldi''), aggregandosi poi alla squadra navale – [[nave da battaglia|corazzata]] [[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|''Vittorio Veneto'']], Divisioni incrociatori I (Zara, Pola, Fiume) e III ([[Trento (incrociatore)|''Trento'']], [[Trieste (incrociatore)|''Trieste'']], [[Bolzano (incrociatore)|''Bolzano'']]), Squadriglie cacciatorpediniere IX (Alfieri, Oriani, Gioberti, Carducci), XIII ([[Granatiere (D 550)|''Granatiere'']], [[Bersagliere (cacciatorpediniere 1939)|''Bersagliere'']], [[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|''Fuciliere'']], [[Alpino (cacciatorpediniere 1939)|''Alpino'']]), XII ([[Corazziere (cacciatorpediniere 1939)|''Corazziere'']], [[Carabiniere (D 551)|''Carabiniere'']], [[Ascari (cacciatorpediniere)|''Ascari'']]) – destinata a partecipare all’operazione «Gaudo», poi sfociata nella [[battaglia di Capo Matapan]]<ref name="Giorgerini">Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. da 286 a 313</ref>. Tuttavia nelle prime fasi dell'operazione il ''Pessagno'' lamentò un'avaria ad una caldaia che ne limitò di molto la velocità; di fatto questa avaria costrinse tutta l'VIII Divisione Incrociatori (''[[Luigi_di_Savoia_Duca_degli_Abruzzi_(incrociatore)|Duca degli Abruzzi]]'' e ''[[Giuseppe_Garibaldi_(incrociatore_1936)|Garibaldi]]''), alla quale solo il ''Pessagno'' insieme al ''[[Nicoloso Da Recco (cacciatorpediniere)|Da Recco]]'' fornivano la scorta, ad allontanarsi dal teatro operativo facendo rotta di rientro.

Dal 19 al 23 aprile 1941, insieme alla VII Divisione incrociatori ([[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Saovia'']], [[Duca d'Aosta (incrociatore)|''Duca d’Aosta'']], [[Muzio Attendolo (incrociatore)|''Attendolo'']] e [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Montecuccoli'']]) ed ai gemelli [[Nicoloso Da Recco (cacciatorpediniere)|''Da Recco'']], [[Alvise Da Mosto (cacciatorpediniere)|''Da Mosto'']], [[Giovanni Da Verrazzano (cacciatorpediniere)|''Da Verrazzano'']], [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']] e [[Nicolò Zeno (cacciatorpediniere)|''Zeno'']], effettuò la posa dei [[campo minato|campi minati]] «S 11», «S 12» ed «S 13» (con l’impiego in tutto di 321 [[mina navale|mine]] e 492 galleggianti esplosivi) ad est di [[Capo Bon]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm</ref>.

Tra il 23 ed il 24 aprile le unità ripeterono l’operazione posando altre 740 mine<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm</ref>.

Il 1° maggio posò nuovamente mine a nordest di Tripoli, insieme ai gemelli Pigafetta, Da Mosto, Da Recco, Zeno e Da Verrazzano ed agli incrociatori Eugenio di Savoia, Duca d’Aosta ed Attendolo<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm</ref>.

Il 7 luglio, insieme alle Divisioni incrociatori IV (''Bande Nere'' e ''Di Giussano'') e VII (''Attendolo'' e ''Duca d’Aosta'') ed ai cacciatorpediniere ''Pigafetta'', ''Da Mosto'', ''Da Recco'', ''Da Verrazzano'', [[Maestrale (cacciatorpediniere)|''Maestrale'']], [[Grecale (cacciatorpediniere)|''Grecale'']] e ''Scirocco'', effettuò una [[missione]] di posa mine nel [[Canale di Sicilia]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4107-34JUL01.htm</ref>.

Il 28 giugno posò il campo minato S 2 nel Canale di Sicilia insieme agli incrociatori Attendolo e Duca d’Aosta ed ai cacciatorpediniere Pigafetta, Da Mosto, Da Recco e Da Verrazzano<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4106-33JUN02.htm</ref>.

[[Immagine:RCT_Pessagno_e_Pigafetta_Concialini_1941as.jpg|thumb|300px|left|Il ''Pessagno'' impegnato insieme al ''Pigafetta'' nella posa dello sbarramento S2 il 28 giugno 1941]]

Tra il 31 agosto ed il 2 settembre scortò (insieme ai cacciatorpediniere ''Aviere'', ''Da Noli'', ''Camicia Nera'', ''Usodimare'' e ''Gioberti'') un convoglio composto dai trasporti truppe ''Victoria'', ''Neptunia'' ed ''Oceania'' in rientro da Tripoli a Taranto; le navi giunsero indenni a destinazione, nonostante un attacco da parte del sommergibile britannico [[HMS Upholder (P37)|''Upholder'']]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG02.htm</ref>.

Nelle prime ore della sera del 16 settembre partì da Taranto per scortare il convoglio «Vulcania», diretto a Tripoli: formavano il convoglio i trasporti truppe ''Neptunia'' ed ''Oceania'', scortati, oltre che dal ''Pessagno'', dai cacciatorpediniere ''Nicoloso Da Recco'', ''Antonio Da Noli'', ''Vincenzo Gioberti'' ed ''Antoniotto Usodimare''<ref name="Giorgerini-2">Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. da 477 a 479</ref><ref name="Rocca-2">Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', pp. da 158 a 160</ref>. Il convoglio incappò però in uno [[sbarramento]] formato al largo delle [[costa|coste]] libiche dai sommergibili britannici ''Upholder'', ''Unbeaten'', ''Upright'' ed ''Ursula'': alle 4.15 del 18 settembre, i siluri lanciati dall<nowiki>’</nowiki>''Upholder'' centrarono il ''Neptunia'' e l<nowiki>’</nowiki>''Oceania'', che s’immobilizzarono ed iniziarono ad imbarcare [[acqua]]<ref name="Giorgerini-2"/><ref name="Rocca-2"/>. Mentre il ''Vulcania'', indenne, proseguiva con la scorta dell<nowiki>’</nowiki>''Usodimare'' (entrambe le navi giunsero indenni a Tripoli nonostante un attacco dell<nowiki>’</nowiki>''Ursula''), gli altri cacciatorpediniere diedero infruttuosamente la caccia al sommergibile attaccante, fornirono assistenza all<nowiki>’</nowiki>''Oceania'' e recuperarono i [[naufrago|naufraghi]] della ''Neptunia'', ormai in via di affondamento (la nave s’inabissò, di [[poppa]], alle 6.50)<ref name="Giorgerini-2"/><ref name="Rocca-2"/>. Fu proprio il Pessagno ad affiancarsi all’Oceania per trasbordarne le truppe imbarcate, riuscendo a prendere a bordo 2000 uomini già entro le 7.30<ref name="Giorgerini-2"/><ref name="Rocca-2"/>. Alle 8.50, tuttavia, l<nowiki>’</nowiki>''Oceania'', mentre se ne preparava il [[rimorchio]] da parte del ''Pessagno'', fu nuovamente silurata dall<nowiki>’</nowiki>''Upholder'' ed affondò rapidamente; ai cacciatorpediniere non rimase che recuperare i naufraghi<ref name="Giorgerini-2"/><ref name="Rocca-2"/>. Dei 5818 uomini imbarcati sulle due navi fu possibile trarne in salvo 5434; il ''Pessagno'' fu l’unità che complessivamente diede il maggior contributo all’operazione di soccorso, recuperando 2083 naufraghi, una quantità enorme di uomini se paragonata alle dimensioni della nave<ref name="Giorgerini-2"/><ref name="Rocca-2"/>.

Verso il 20 ottobre svolse insieme ai gemelli Da Noli e Zeno una missione di trasporto truppe a Bengasi; nelle prime ore del 21 ottobre, durante la navigazione di ritorno ad Augusta, le tre navi vennero infruttuosamente attaccate da un sommergibile una quindicina di miglia a nord di Bengasi<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT02.htm</ref>.

[[Immagine:RCT_Pessagno_1941_Massimo_Messina.jpg|thumb|right|300px|Il ''Pessagno'' in missione di guerra nel Mediterraneo centrale nell'autunno del 1941<ref>Questa fotografia è stata scattata dal Capo Segnalatore-Telegrafista di 2<sup>a</sup> classe Massimo Messina, imbarcato sul ''Da Recco'' e gentilmente concessa dal figlio, Signor Giuseppe Messina.</ref>]]

Il 22 novembre uscì in mare per scortare la motonave Monginevro di rientro a Taranto in seguito al fallimento di un’operazione di traffico per la Libia (conclusasi con il grave danneggiamento dell’incrociatore pesante Trieste, silurato dal sommergibile HMS Utmost, e dell’incrociatore leggero Duca degli Abruzzi, colpito da aerosiluranti) ; nella stessa occasione il Pessagno recuperò (e catturò) anche il sottotenente di vascello britannico A. J. Griffith, membro dell’equipaggio di un aerosilurante Fairey Swordfish abbattuto<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm</ref>.

Dal 16 al 18 dicembre, nell’ambito dell’operazione di traffico M 42, scortò da Taranto a Tripoli, unitamente ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Da Recco, Zeno e Malocello, un convoglio composto dalle moderne motonavi Napoli, Monginevro e Vettor Pisani<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm</ref> (inizialmente le navi viaggiarono insieme ad un altro convoglio, l’N – motonave Ankara, cacciatorpediniere Saetta, torpediniera Pegaso – separandosi poi al largo di Misurata)<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 511</ref>.

[[Immagine:RCT_Pessagno_profili_1942.jpg|thumb|left|300px|I profili del ''Pessagno'' con l'allestimento e la colorazione in uso nel 1942<ref>Il ''Pessagno'', il ''Da Mosto'' e il ''Tarigo'' furono le uniche unità a non avere mai ricevuto la pitturazione mimetica che caratterizzò tutte le altre unità della classe a partire dal 1941.</ref>]]

Il 21 febbraio 1942, nel corso dell’operazione «K. 7», fece parte – unitamente ai cacciatorpediniere ''Maestrale'', ''Pigafetta'', ''Usodimare'', ''Scirocco'' ed alla torpediniera [[Circe (torpediniera)|''Circe'']] – della scorta di un convoglio (formato dalla grande [[petroliera|nave cisterna]] ''Giulio Giordani'' e motonavi da carico ''Lerici'' e ''Monviso'') salpato da [[Corfù]] alle 13.30 ed arrivato poi a Tripoli<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm</ref><ref name="trentoincina"/><ref name="italie1935-1945"/>. Il 23 febbraio, alle 10.14, la Circe individuò il sommergibile britannico P 38, che stava cercando di attaccare il convoglio: la torpediniera bombardò il sommergibile con cariche di profondità, danneggiando seriamente il sommergibile, poi intervennero il Pessagno ed il Pigafetta che gettarono a loro volta bombe di profondità e mitragliarono anche, in collaborazione con aerei, l’unità nemica appena affiorata: il P 38 affondò con tutto l’equipaggio, nel punto 32°48’ N e 14°58’ E<ref>http://www.ask.com/wiki/HMS_P38_(1941)</ref>.

Svolse inoltre varie missioni di trasporto di truppe e carburanti in Nordafrica<ref name="trentoincina"/>.

La storia del ''Pessagno'' si concluse tragicamente il 29 maggio 1942 durante una missione di scorta<ref name="trentoincina"/>. Il ''Pessagno'' ed il gemello [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)| ''Pigafetta'']] stavano scortando i piroscafi ''Capo Arma'' ed ''Anna Maria Gualdi'' partiti a Brindisi e diretti a [[Bengasi]]<ref name="trentoincina"/>. Fin dall'inizio della traversata il convoglio, partito il 27 maggio, fu oggetto di attacchi aerei e subacquei. Nella notte tra il 28 e il 29 maggio il sommergibile inglese ''Turbulent'', in agguato sulla sinistra del convoglio, lanciò una salva di quattro siluri. Nonostante questi fossero stati avvistati dal ''Pigafetta'' che ne diede l'allarme, il convoglio non riuscì a compiere alcuna manovra evasiva e tre dei siluri giunsero a segno: una delle armi colpì il ''Capo Arma'' (che s’incendiò ed esplose alcune ore più tardi) e subito dopo altri due siluri colpirono a prua ed a centro nave il ''Pessagno'', che s’inabissò in meno di un minuto, alle 3.15, ad 85 miglia per 332° da Bengasi, trascinando con sé i due terzi dell’equipaggio<ref name="trentoincina"/><ref>http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm</ref>.

Solo il comandante, un ufficiale, 10 sottufficiali e 74 marinai poterono essere tratti in salvo<ref name="trentoincina"/>.

Il Pessagno aveva effettuato 135 missioni di guerra, percorrendo complessivamente 52.463 miglia<ref name="trentoincina"/>.


== Note ==
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* Pier Filippo Lupinacci. ''La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine''. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
* Pier Filippo Lupinacci. ''La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine''. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
* Agostino Incisa Della Rocchetta. ''Un CT e il suo equipaggio – mare Mediterraneo 1940-43''. Ferrara, Giovanni Vicentini Editore, 1988
* Agostino Incisa Della Rocchetta. ''Un CT e il suo equipaggio – mare Mediterraneo 1940-43''. Ferrara, Giovanni Vicentini Editore, 1988
* Gianni Rocca, "Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale", Mondadori, 1987
* Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', Mondadori, 1994


==Collegamenti esterni==
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[[Categoria:Cacciatorpediniere della Regia Marina|Pessagno, Emanuele]]
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Emanuele Pessagno
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L’Emanuele Pessagno è stato un esploratore e successivamente un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Il nome

Il Pessagno prese nome dal navigatore genovese Emanuele Pessagno, vissuto a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, divenuto famoso come comandante supremo della flotta del re del Portogallo.

Gli anni Trenta

Il Pessagno fu la settima unità della classe ad entrare in servizio nel marzo del 1930 come esploratore leggero, subendo poco dopo il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture), nonché la sostituzione di timone (1932) e tubi lanciasiluri[1].

Nel dicembre 1930 fu impiegato a supporto della crociera aerea transatlantica Italia-Brasile di Italo Balbo[2].

Come altre unità della stessa classe, nel periodo tra le due guerre svolse la normale attività di squadra. Nel 1932 effettuò insieme al Da Mosto una crociera di rappresentanza in Brasile ed Argentina[2].

Tra il 1936 ed il 1938 partecipò alla guerra di Spagna[2]. Nel 1938 fu declassato a cacciatorpediniere ed assegnato alla XVI Squadriglia Cacciatorpediniere con base a Taranto.

Nel 1939 prese parte all’occupazione dell’Albania effettuando missioni di trasporto veloce di truppe[2].

All’inizio del 1940 fu sottoposto ad altri lavori di modifica[2], quali l’allargamento dello scafo, la ricostruzione della prua e l’incremento dell’armamento[1].

La seconda guerra mondiale

All’inizio del secondo conflitto mondiale faceva parte della XVI Squadriglia Cacciatorpediniere insieme ai gemelli Da Recco, Tarigo ed Usodimare.

Alle due di notte del 12 giugno 1940 salpò da Taranto, insieme all’Usodimare, al Da Recco, alla I Divisione (incrociatori pesanti Zara, Fiume e Gorizia), alla VIII Divisione (incrociatori leggeri Duca degli Abruzzi e Garibaldi) ed alla IX Squadriglia Cacciatorpediniere (Alfieri, Oriani, Gioberti, Carducci) per pattugliare il Mar Ionio[3].

Alle 14.10 del 7 luglio 1940 salpò da Taranto insieme a Da Recco ed Usodimare ed alle Divisioni incrociatori IV (Da Barbiano, Di Giussano, Cadorna e Diaz) e VIII (Duca degli Abruzzi e Garibaldi) in appoggio ad un convoglio per la Libia (trasporti truppe Esperia e Calitea, motonavi Marco Foscarini, Francesco Barbaro e Vettor Pisani, scortate dalle torpediniere Orsa, Procione, Orione, Pegaso, Abba e Pilo)[4].

Tale formazione si unì poi alla I e II Squadra Navale, partecipando alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio[5], nella quale tuttavia il Pessagno non ebbe un ruolo di rilievo.

Il 1° agosto lasciò Augusta insieme ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Usodimare e Da Recco per una missione di caccia antisommergibile, che si concluse con l’affondamento del sommergibile britannico Oswald da parte del Vivaldi[6].

Durante l’attacco aerosilurante britannico su Taranto nella notte tra l’11 ed il 12 ottobre 1940 fu lievemente danneggiato dallo scoppio di una bomba caduta in acqua vicino alla sua carena[7].

Il 28 novembre bombardò, insieme ai cacciatorpediniere Pigafetta, Da Recco e Riboty ed alle torpediniere Bassini e Prestinari, le posizioni greche nei pressi di Corfù[8].

Il 18 dicembre bombardò di nuovo con le proprie artiglierie, unitamente agli incrociatori Raimondo Montecuccoli ed Eugenio di Savoia ed ai cacciatorpediniere Pigafetta]], Da Recco]] e Riboty]], le linee greche a Corfù[9].

Alle nove di sera del 26 marzo 1941 salpò da Brindisi con il gemello Da Recco e con la VIII Divisione incrocatori (Duca degli Abruzzi, Garibaldi), aggregandosi poi alla squadra navale – corazzata Vittorio Veneto, Divisioni incrociatori I (Zara, Pola, Fiume) e III (Trento, Trieste, Bolzano), Squadriglie cacciatorpediniere IX (Alfieri, Oriani, Gioberti, Carducci), XIII (Granatiere, Bersagliere, Fuciliere, Alpino), XII (Corazziere, Carabiniere, Ascari) – destinata a partecipare all’operazione «Gaudo», poi sfociata nella battaglia di Capo Matapan[10]. Tuttavia nelle prime fasi dell'operazione il Pessagno lamentò un'avaria ad una caldaia che ne limitò di molto la velocità; di fatto questa avaria costrinse tutta l'VIII Divisione Incrociatori (Duca degli Abruzzi e Garibaldi), alla quale solo il Pessagno insieme al Da Recco fornivano la scorta, ad allontanarsi dal teatro operativo facendo rotta di rientro.

Dal 19 al 23 aprile 1941, insieme alla VII Divisione incrociatori (Eugenio di Saovia, Duca d’Aosta, Attendolo e Montecuccoli) ed ai gemelli Da Recco, Da Mosto, Da Verrazzano, Pigafetta e Zeno, effettuò la posa dei campi minati «S 11», «S 12» ed «S 13» (con l’impiego in tutto di 321 mine e 492 galleggianti esplosivi) ad est di Capo Bon[11].

Tra il 23 ed il 24 aprile le unità ripeterono l’operazione posando altre 740 mine[12].

Il 1° maggio posò nuovamente mine a nordest di Tripoli, insieme ai gemelli Pigafetta, Da Mosto, Da Recco, Zeno e Da Verrazzano ed agli incrociatori Eugenio di Savoia, Duca d’Aosta ed Attendolo[13].

Il 7 luglio, insieme alle Divisioni incrociatori IV (Bande Nere e Di Giussano) e VII (Attendolo e Duca d’Aosta) ed ai cacciatorpediniere Pigafetta, Da Mosto, Da Recco, Da Verrazzano, Maestrale, Grecale e Scirocco, effettuò una missione di posa mine nel Canale di Sicilia[14].

Il 28 giugno posò il campo minato S 2 nel Canale di Sicilia insieme agli incrociatori Attendolo e Duca d’Aosta ed ai cacciatorpediniere Pigafetta, Da Mosto, Da Recco e Da Verrazzano[15].

Il Pessagno impegnato insieme al Pigafetta nella posa dello sbarramento S2 il 28 giugno 1941

Tra il 31 agosto ed il 2 settembre scortò (insieme ai cacciatorpediniere Aviere, Da Noli, Camicia Nera, Usodimare e Gioberti) un convoglio composto dai trasporti truppe Victoria, Neptunia ed Oceania in rientro da Tripoli a Taranto; le navi giunsero indenni a destinazione, nonostante un attacco da parte del sommergibile britannico Upholder[16].

Nelle prime ore della sera del 16 settembre partì da Taranto per scortare il convoglio «Vulcania», diretto a Tripoli: formavano il convoglio i trasporti truppe Neptunia ed Oceania, scortati, oltre che dal Pessagno, dai cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco, Antonio Da Noli, Vincenzo Gioberti ed Antoniotto Usodimare[17][18]. Il convoglio incappò però in uno sbarramento formato al largo delle coste libiche dai sommergibili britannici Upholder, Unbeaten, Upright ed Ursula: alle 4.15 del 18 settembre, i siluri lanciati dall’Upholder centrarono il Neptunia e l’Oceania, che s’immobilizzarono ed iniziarono ad imbarcare acqua[17][18]. Mentre il Vulcania, indenne, proseguiva con la scorta dell’Usodimare (entrambe le navi giunsero indenni a Tripoli nonostante un attacco dell’Ursula), gli altri cacciatorpediniere diedero infruttuosamente la caccia al sommergibile attaccante, fornirono assistenza all’Oceania e recuperarono i naufraghi della Neptunia, ormai in via di affondamento (la nave s’inabissò, di poppa, alle 6.50)[17][18]. Fu proprio il Pessagno ad affiancarsi all’Oceania per trasbordarne le truppe imbarcate, riuscendo a prendere a bordo 2000 uomini già entro le 7.30[17][18]. Alle 8.50, tuttavia, l’Oceania, mentre se ne preparava il rimorchio da parte del Pessagno, fu nuovamente silurata dall’Upholder ed affondò rapidamente; ai cacciatorpediniere non rimase che recuperare i naufraghi[17][18]. Dei 5818 uomini imbarcati sulle due navi fu possibile trarne in salvo 5434; il Pessagno fu l’unità che complessivamente diede il maggior contributo all’operazione di soccorso, recuperando 2083 naufraghi, una quantità enorme di uomini se paragonata alle dimensioni della nave[17][18].

Verso il 20 ottobre svolse insieme ai gemelli Da Noli e Zeno una missione di trasporto truppe a Bengasi; nelle prime ore del 21 ottobre, durante la navigazione di ritorno ad Augusta, le tre navi vennero infruttuosamente attaccate da un sommergibile una quindicina di miglia a nord di Bengasi[19].

Il Pessagno in missione di guerra nel Mediterraneo centrale nell'autunno del 1941[20]

Il 22 novembre uscì in mare per scortare la motonave Monginevro di rientro a Taranto in seguito al fallimento di un’operazione di traffico per la Libia (conclusasi con il grave danneggiamento dell’incrociatore pesante Trieste, silurato dal sommergibile HMS Utmost, e dell’incrociatore leggero Duca degli Abruzzi, colpito da aerosiluranti) ; nella stessa occasione il Pessagno recuperò (e catturò) anche il sottotenente di vascello britannico A. J. Griffith, membro dell’equipaggio di un aerosilurante Fairey Swordfish abbattuto[21].

Dal 16 al 18 dicembre, nell’ambito dell’operazione di traffico M 42, scortò da Taranto a Tripoli, unitamente ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Da Recco, Zeno e Malocello, un convoglio composto dalle moderne motonavi Napoli, Monginevro e Vettor Pisani[22] (inizialmente le navi viaggiarono insieme ad un altro convoglio, l’N – motonave Ankara, cacciatorpediniere Saetta, torpediniera Pegaso – separandosi poi al largo di Misurata)[23].

I profili del Pessagno con l'allestimento e la colorazione in uso nel 1942[24]

Il 21 febbraio 1942, nel corso dell’operazione «K. 7», fece parte – unitamente ai cacciatorpediniere Maestrale, Pigafetta, Usodimare, Scirocco ed alla torpediniera Circe – della scorta di un convoglio (formato dalla grande nave cisterna Giulio Giordani e motonavi da carico Lerici e Monviso) salpato da Corfù alle 13.30 ed arrivato poi a Tripoli[25][2][26]. Il 23 febbraio, alle 10.14, la Circe individuò il sommergibile britannico P 38, che stava cercando di attaccare il convoglio: la torpediniera bombardò il sommergibile con cariche di profondità, danneggiando seriamente il sommergibile, poi intervennero il Pessagno ed il Pigafetta che gettarono a loro volta bombe di profondità e mitragliarono anche, in collaborazione con aerei, l’unità nemica appena affiorata: il P 38 affondò con tutto l’equipaggio, nel punto 32°48’ N e 14°58’ E[27].

Svolse inoltre varie missioni di trasporto di truppe e carburanti in Nordafrica[2].

La storia del Pessagno si concluse tragicamente il 29 maggio 1942 durante una missione di scorta[2]. Il Pessagno ed il gemello Pigafetta stavano scortando i piroscafi Capo Arma ed Anna Maria Gualdi partiti a Brindisi e diretti a Bengasi[2]. Fin dall'inizio della traversata il convoglio, partito il 27 maggio, fu oggetto di attacchi aerei e subacquei. Nella notte tra il 28 e il 29 maggio il sommergibile inglese Turbulent, in agguato sulla sinistra del convoglio, lanciò una salva di quattro siluri. Nonostante questi fossero stati avvistati dal Pigafetta che ne diede l'allarme, il convoglio non riuscì a compiere alcuna manovra evasiva e tre dei siluri giunsero a segno: una delle armi colpì il Capo Arma (che s’incendiò ed esplose alcune ore più tardi) e subito dopo altri due siluri colpirono a prua ed a centro nave il Pessagno, che s’inabissò in meno di un minuto, alle 3.15, ad 85 miglia per 332° da Bengasi, trascinando con sé i due terzi dell’equipaggio[2][28].

Solo il comandante, un ufficiale, 10 sottufficiali e 74 marinai poterono essere tratti in salvo[2].

Il Pessagno aveva effettuato 135 missioni di guerra, percorrendo complessivamente 52.463 miglia[2].

Note

  1. ^ a b http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
  2. ^ a b c d e f g h i j k l http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Pessagno
  3. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4006-19JUN02.htm
  4. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm
  5. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 172 e ss.
  6. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4008-21AUG01.htm
  7. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4011-24NOV01.htm
  8. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4011-24NOV02.htm
  9. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4012-25DEC02.htm
  10. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. da 286 a 313
  11. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm
  12. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm
  13. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm
  14. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4107-34JUL01.htm
  15. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4106-33JUN02.htm
  16. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG02.htm
  17. ^ a b c d e f Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. da 477 a 479
  18. ^ a b c d e f Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, pp. da 158 a 160
  19. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT02.htm
  20. ^ Questa fotografia è stata scattata dal Capo Segnalatore-Telegrafista di 2a classe Massimo Messina, imbarcato sul Da Recco e gentilmente concessa dal figlio, Signor Giuseppe Messina.
  21. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm
  22. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm
  23. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 511
  24. ^ Il Pessagno, il Da Mosto e il Tarigo furono le uniche unità a non avere mai ricevuto la pitturazione mimetica che caratterizzò tutte le altre unità della classe a partire dal 1941.
  25. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm
  26. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore italie1935-1945
  27. ^ http://www.ask.com/wiki/HMS_P38_(1941)
  28. ^ http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm

Bibliografia

  • Franco Bargoni. Esploratori Italiani. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1996
  • Maurizio Brescia. Cacciatorpediniere Classe "NAVIGATORI". Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1995 ISBN 88-85909-57-4
  • Aldo Cocchia, Filippo De Palma. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VI: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1958
  • Aldo Cocchia. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1941 al 30 settembre 1942. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1962
  • Pier Filippo Lupinacci. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
  • Agostino Incisa Della Rocchetta. Un CT e il suo equipaggio – mare Mediterraneo 1940-43. Ferrara, Giovanni Vicentini Editore, 1988
  • Gianni Rocca, "Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale", Mondadori, 1987
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, Mondadori, 1994

Collegamenti esterni

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