Zeffiro (cacciatorpediniere 1928): differenze tra le versioni

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Zeffiro
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Lo Zeffiro è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Dal 1929 al 1932 prese parte a crociere in Mediterraneo[1].

Nel 1932 fu accidentalmente colpito da un siluro difettoso, lanciato dal gemello Aquilone[1].

Prese parte alla guerra di Spagna per contrastare il contrabbando di rifornimenti destinati alle truppe spagnole repubblicane[1].

Nella primavera 1939 partecipò alle operazioni per l’occupazione dell’Albania[1].

All’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale faceva parte della II Squadriglia Cacciatorpediniere con base a Taranto, insieme ai gemelli Espero, Borea ed Ostro.

Nella serata del 27 giugno 1940 lo Zeffiro partì Taranto per la sua prima missione di guerra, ovvero il trasporto a Tobruk, unitamente all’Espero ed all’Ostro, di due batterie contraeree (od anticarro) della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale per un totale di 10 bocche da fuoco, 120 tonnellate di munizioni ed i relativi serventi, 162 camicie nere[2][3][4].

Nel pomeriggio del 28 giugno le tre unità della II Squadriglia furono avvistate ed attaccate, un centinaio di miglia a nord di Tobruk, dal 7° Cruiser Squadron della Royal Navy (incrociatori leggeri Sydney – australiano –, Orion, Liverpool, Neptune e Gloucester, britannici), che iniziarono a sparare alle ore 18, da una distanza compresa tra i 16.000 ed i 18.000 metri[2][4]. La velocità superiore che in teoria i tre cacciatorpediniere italiani avrebbero dovuto avere era annullata dall’appesantimento rappresentato dal carico imbarcato[2]. Il capitano di vascello Baroni, caposquadriglia, prese dunque la decisione di sacrificare la propria nave, l’Espero, nel tentativo di trattenere gli incrociatori inglesi, ordinando al contempo ad Ostro e Zeffiro di dirigere per Bengasi alla massima velocità: entrambi i cacciatorpediniere scamparono così alla distruzione e giunsero in porto indenni, mentre l’Espero fu affondato dopo un impari combattimento[2][3][4].

Il 5 luglio 1940 lo Zeffiro era ormeggiato nella rada di Tobruk quando tale base fu oggetto, a partire dalle 20.20, dell’attacco di aerosiluranti britannici: alle 20.35 un siluro colpì il deposito munizioni prodiero (a prua della plancia), che detonò provocando l’asportazione della prua e l’affondamento della nave su bassifondali[5][1] (nel corso dello stesso attacco fu gravemente danneggiato, anch’esso con l’asportazione della prua, il gemello Euro). Le sovrastrutture rimasero affioranti dalle acque del porto, ma la nave fu giudicata troppo danneggiata per poter essere recuperata[1].

Lo Zeffiro è stato probabilmente la prima nave da guerra affondata da aerosiluranti.

Note

  1. ^ a b c d e f http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Zeffiro
  2. ^ a b c d http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=84 e http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=175
  3. ^ a b Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 433-434
  4. ^ a b c Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, pp. 17-18
  5. ^ http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm
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