Bruno Pesaola: differenze tra le versioni
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==Collegamenti esterni== |
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* [http://www.storiedicalcio.altervista.org/pesaola1.html Intervista del Dicembre 1975] |
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* [http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=18545&PRINT=S Pesaola, quello che si faceva rubare l'idea] |
* [http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=18545&PRINT=S Pesaola, quello che si faceva rubare l'idea] |
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Versione delle 15:02, 31 dic 2007
{{{Nome}}} | ||
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Nazionalità | ||
Altezza | 165 cm | |
Peso | 74 kg | |
Carriera | ||
Squadre di club | ||
1944-1946 | Dock Sud Buenos Aires | ? (?) |
1947-1950 | Roma | 90 (20) |
1950-1952 | Novara | 64 (15) |
1952-1960 | Napoli | 275 (35) |
1960-1961 | Genoa | 20 (5) |
1961-1962 | Scafatese Scafati | ? (?) |
«Giornalista: Lei ci ha preso in giro, lei è venuto a Bergamo pensando che siamo stupidi, spieghi perchè allora il Bologna ha giocato in difesa, al contrario di quello che lei aveva detto!
Pesaola: E se vede che la Etalanta ci ha rubato la idea.
»
Bruno Pesaola (Buenos Aires, 28 luglio 1925) è un ex calciatore e allenatore di calcio argentino, che ha legato il suo nome soprattutto alla storia del Napoli, del quale è stato a lungo giocatore e poi allenatore.
Biografia
Figlio di un calzolaio marchigiano e di una portoghese emigrati in Argentina, Pesaola si trasferisce alla Roma nella seconda metà degli anni '40, distinguendosi come attaccante per la velocità e le finte - favorito dalla piccola statura - e i molti goal segnati. A causa della rottura di tibia e perone durante una partita contro il Palermo, Pesaola fu costretto a lasciare Roma.
Passa dunque al Novara Calcio con cui disputa due stagioni, e infine si accasa al Napoli, divenendo uno dei giocatori simbolo della città in cui soggiorna per otto anni.
Ha disputato anche come oriundo una gara nella Nazionale maggiore e sei nella Nazionale B.
Come allenatore ha conquistato uno scudetto alla guida della Fiorentina nel 1969, e anche un'insperata salvezza con il Napoli nel 1983 con al fianco Gennaro Rambone. Nel corso di quella stagione resta famosa l'immagine di Pesaola che abbraccia il rosario prima di un rigore decisivo calciato da Moreni Ferrario. Famosa anche la sua scaramanzia legata al cappotto indossato anche nei mesi estivi. Nel 1970 gli è stato assegnato il premio Seminatore d'Oro.
Eccelso nell'interpretazione delle gare, che affrontava spesso con eccessivo difensivismo, ma con grande sagacia tattica, confessò che in alcune partite, mentre con una mano faceva visibilmente segno alla squadra di avanzare, con l'altra ordinava di retrocedere.
È famoso anche per le innumerevoli sigarette che fumava durante ogni partita e per l'immancabile cappotto di cammello portafortuna.
Pare sia anche un inguaribile appassionato del gioco del poker.
Attualmente opinionista dagli stadi della trasmissione televisiva Quelli che il calcio.