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Carlo Antognini (Ancona, 9 agosto 1937Ancona, 26 febbraio 1977) è stato un critico letterario, critico d'arte e editore italiano., ritenuto uno dei maggiori protagonisti del '900 marchigiano.

«Penso a Carlo Antognini, al mirabile testimone della nuova letteratura che è stato. La cosa che colpiva di più in lui era la sua attenzione, la sua fede nei confronti degli altri, di quanti lo avevano avuto maestro e compagno, e siamo stati molti. La giornata di Antognini era un capolavoro di scrupolo e di intelligenza dedicato al lavoro degli altri». (Carlo Bo)[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Antognini nacque ad Ancona il 9 agosto 1937. Costretto nella propria stanza da un incidente occorsogli in giovane età, sviluppò la passione per la letteratura europea e mondiale, in particolare per quella anglo-americana. Le sue voraci letture e il suo spiccato rigore critico gli permisero di intraprendere dal 1964 l'attività di critico letterario sul quotidiano «L’avvenire d’Italia», guidato allora da Raniero La Valle. Da qui fino alla morte collaborò con articoli e saggi critici a riviste e quotidiani, quali «La Fiera letteraria», «Persona», «Nac», «D’Ars International», «Oggi e domani», «Arte 2000», «Egolalia», «Il Leopardi», «Azimut», «Ancona provincia», «Il Marchigiano», «Corriere Adriatico», «L’Osservatore romano», «Avvenire», ed altri.

Per dodici anni si occupò di letteratura mondiale curando la rubrica radiofonica Il libro della settimana per la sede regionale marchigiana della Rai.       

Rispondendo all’appello lanciato nel 1961 dalla spietata denuncia di Carlo Bo[2] sulla situazione culturale marchigiana, focalizzò in seguito la propria riflessione sui valori della cultura locale presenti nella sua Ancona e nelle Marche. Ne scorse un panorama ricchissimo, ma disperso in esperienze isolate e non comunicanti, ravvisando l’urgenza per la regione della creazione di spazi culturali aggreganti. Decise così, attraverso una rigorosa selezione, di raccogliere i principali componimenti poetici e narrativi degli scrittori regionali in due pionieristiche antologie. La prima, Poeti marchigiani del '900[3], risale al 1965, e contiene componimenti di ventitré poeti, selezionati secondo i criteri di intensità espressiva e di documentazione sullo stato dell'arte della poesia marchigiana. La seconda antologia, Scrittori marchigiani del Novecento[4], è suddivisa invece in due volumi, uno dedicato ai poeti ed uno ai narratori. Entrambe le opere sono ancora oggi ritenute imprescindibili per chiunque si accinga all'esame della materia, in quanto contribuirono in maniera determinante al risveglio dell'identità letteraria regionale, che sebbene mai sopita era tuttavia fortemente disgregata. Confrontando ed analizzando con acribia i testi, egli si sorprese nel riscontrare numerosi elementi comuni tra gli autori, tanto da riconoscere una linea letteraria marchigiana (che chiamò "marchigianità" letteraria), caratterizzata non tanto da omogeneità stilistica, quanto piuttosto da una medesima ispirazione che trae la propria origine dalla contemplazione rivissuta del paesaggio.

Lo stesso afflato ravvisò nei pittori, scultori ed incisori presenti in regione, che riunì per la prima volta in una innovativa mostra nella città di Jesi: “Marche Arte ‘74”. Tali coraggiose operazioni ebbero complessivo esito nell’intrapresa delle edizioni d’arte “L’Astrogallo”, che egli stesso condusse da imprenditore nella volontà di offrire ad un più vasto pubblico la conoscenza, in formato di eleganza e controllo grafico-editoriale assoluti, di scrittori ed artisti marchigiani emergenti (come Franco Scataglini) o meritevoli di essere recuperati (come Giulio Grimaldi e Olimpo da Sassoferrato), divenendo fondamentale punto di riferimento per chiunque si occupasse di cultura in regione[5]. La casa editrice, fondata nel 1973, ebbe due fasi: la prima (1973-1977) vide la pubblicazione di 18 opere curate dallo stesso editore. La seconda fase (1977-2002), proseguì dopo la morte di Antognini con la stampa di altre 13 opere, sotto la guida della sorella Fiorisa Antognini.

L'attività di Antognini, che evitò sempre il provincialismo aspirando ad una visione universale dell'uomo, diede avvio ad una florida stagione culturale nelle Marche, che vide la nascita di numerose riviste letterarie ed artistiche, trasmissioni radiofoniche, convegni e dibattiti, che riportarono gli scrittori marchigiani al centro dell'interesse nazionale, specialmente negli anni '70 e '80 del '900. La sua idea di "marchigianità" letteraria diede inoltre avvio ad un lungo dibattito sulla questione, protrattosi fino ai nostri giorni.[6]

Morì nella sua stanza di Ancona il 26 febbraio 1977, all'età di quaranta anni.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Antognini, La critica come fatto morale, a cura di Giancarlo Galeazzi, L’Astrogallo, Ancona 1986.
  • Carlo Antognini, Poeti marchigiani del ‘900, Bucciarelli, Ancona 1965.
  • Carlo Antognini, Scrittori marchigiani del Novecento, Bagaloni, Ancona 1971.
  • Carlo Antognini, Marche Arte ’74, L’Astrogallo, Ancona 1974.
  • Carlo Antognini, Come un volo di rondini, a cura di G. Galeazzi, L’Astrogallo, Ancona 1980.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

http://librisenzacarta.it/2008/06/02/giovani-poeti-leggono-carlo-antognini-le-poesie/

https://www.facebook.com/people/Circolo-Carlo-Antognini/100008440576899

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carlo Bo in Carlo Antognini, Come un volo di rondini, Ancona, L'Astrogallo, 1980, pp. 10-11.
  2. ^ Carlo Bo, Le Marche e la cultura, in L'approdo letterario, 14-15, Anno VII, aprile - settembre 1961.
  3. ^ Carlo Antognini, Poeti marchigiani del '900, Ancona, Bucciarelli, 1965.
  4. ^ Carlo Antognini, Scrittori marchigiani del Novecento, Ancona, Bagaloni, 1971.
  5. ^ «La voce di Antognini era registratrice attenta e divulgatrice di ogni lieve movimento che si producesse nella regione» (Francesco Carnevali in Carlo Antognini, La critica come fatto morale, L'Astrogallo, Ancona 1986, p. 18).
  6. ^ Il critico letterario Massimo Raffaeli, operando un bilancio sull'attività di Carlo Antognini, sostiene: «l’intera cultura letteraria regionale può essere, anzi dev’essere, scandita fra un prima e un dopo Antognini: vale a dire fra un deserto e il germe di una piccola polis; fra un sottobosco provinciale (dove asfissiare o evadere) e un luogo intramato da percorsi ormai riconoscibili, autonomi; fra la diaspora degli artigiani (è stato argutamente detto) e la teoria della residenza. Catalizzando e attivando un enorme potenziale disperso, Antognini ha garantito il trapasso, lo ha in prima persona consentito, prima da critico, poi da storiografo, e infine da editore. La sua breve parabola biografica è del pari caratterizzata da una intensa, luminosa, operosità; la sua testimonianza equivale a un magistero» (Massimo Raffaeli, Questa siepe. Scrittori nelle Marche, il lavoro editoriale, Ancona 2000, p. 14).