Typhlonarke

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Typhlonarke
La fotografia di un Typhlonarke aysoni, si notano bene le pinne ventrali evolutesi in modo da fungere da piedi.
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Ittiopsidi
Classe Chondrichthyes
Sottoclasse Elasmobranchii
Infraclasse Euselachii
Superordine Batoidea
Ordine Torpediniformes
Famiglia Narkidae
Genere Typhlonarke
Waite, 1909
Specie

Typhlonarke (Waite, 1826) è un genere di torpedini della famiglia Narkidae[1] endemico delle acque della Nuova Zelanda.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine "Typhlonarke" fu coniato da Edgar R. Waite nel 1909 e apparve per la prima volta in un suo articolo pubblicato sulla rivista Records of the Canterbury Museum. Waite creò il termine a partire dal nome del genere Narke, che deriva dal nome greco delle torpedini, ossia nárkē (νάρκη), ed aggiungendovi il termine greco "tuphlós" (τῠφλός), ossia "cieco".[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Gli appartenenti a questo genere sono piccoli e piatti pesci cartilaginei caratterizzati dall'avere delle pinne pettorali di forma quasi circolare, una coda piuttosto corta e spessa corredata da larghe pinne caudali e una sola pinna dorsale (un tratto, questo, condiviso all'interno dei narkidi solo con gli appartenenti al genere Narke). La parte anteriore delle loro pinne ventrali si è modificata per consentire a queste torpedini di, letteralmente, camminare sul fondo mentre la parte posteriore si è fusa con il disco che costituisce il corpo del pesce, di colore marrone scuro nella parte inferiore e più chiaro nella parte superiore. I Typhlonarke, la cui lunghezza può arrivare a 38 cm nel caso della T. aysoni e a 35 cm nel caso della T. tarakea,[3] sono caratterizzati anche dal fatto di avere occhi non visibili dall'esterno e praticamente inutili, da cui l'appellativo "torpedini cieche" con cui talvolta vengono chiamati gli appartenenti a questo genere.[4]

Biologia ed ecologia[modifica | modifica wikitesto]

Il flaccido disco che costituisce il corpo di queste torpedini e la loro rudimentale coda suggeriscono che esse non siano delle buone nuotatrici,[5] tuttavia, un attento esame della loro anatomia lascia pensare che esse si possano spingere in avanti lungo il fondale utilizzando i lobi anteriori modificati delle loro pinne ventrali, chiamati "crurae". Peraltro, questo tipo di strutture è stato osservato anche in altri generi di pesci bentici raiformi, inclusi i generi Raja, Cruriraja e Anacanthobatis, e si ritiene che esse siano un adattamento utile a cibarsi degli invertebrati presenti nel sedimento della superficie del fondale marino, tra cui ad esempio, molte specie di policheti.[6]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Si ritiene che la riproduzione degli appartenenti a questo genere, così come accade per gli altri appartenenti alla famiglia dei Narkidae, sia ovovivipara e che veda la generazione di un massimo di 11 nuovi nati, la cui lunghezza è solitamente compresa tra i 9 e i 10 cm.[3]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Come detto, entrambe le specie del genere Typhlonarke sono originarie della Nuova Zelanda, ma, a causa della loro somiglianza, una loro esatta distribuzione è difficile da stabilire. Esemplari di entrambe le specie sono stati pescati tramite reti a strascico al largo della costa orientale dell'Isola del Nord a sud di East Cape e nei pressi dell'isola Stewart e delle isole Chatham, ad una profondità compresa tra i 46 e gli 800 m, con la maggior parte degli individui pescati tra i 300 e i 400 m.[3]

Interazioni con l'uomo[modifica | modifica wikitesto]

La Lista rossa IUCN assegna ad entrambe le specie conosciute di Typhlonarke la categoria DD, evidenziando quindi come non esistano dati sufficienti per valutarne lo stato di conservazione. Tuttavia entrambe sono generalmente ritenute piuttosto rare e, in quanto specie di pesci bentici, potenzialmente vulnerabili alla pesca a strascico, dato che le loro zone di distribuzione coincidono spesso con le tratte percorse più comunemente dai pescherecci che adottano questo tipo di pesca.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Froese, R. and D. Pauly.(2018), Narke, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 1º marzo 2018.
  2. ^ Edgar R. Waite, Pisces. Part I. In: Scientific results of the New Zealand government trawling expedition, 1907, in Records of the Canterbury Museum, vol. 1, n. 2, 13 luglio 1909, pp. 131-155.
  3. ^ a b c d R. D. Cavanagh, P. M. Kyne, S. L. Fowler, J. A. Musick e M. B. Bennett, The conservation status of Australasian chondrichthyans, Brisbane, The University of Queensland, 2003, ISBN 0-9751041-0-1.
  4. ^ J. A. F. Garrick, The blind electric rays of the genus Typhlonarke (Torpedinidae), in Zoology Publications from Victoria University College, n. 15, 1951.
  5. ^ C. Duffy, IUCN 2008 Red List - Typhlonarke aysoni, IUCN, 2003.
  6. ^ R. J. Holst e Q. Bone, On Bipedalism in Skates and Rays, in Philosophical Transactions: Biological Sciences, vol. 339, n. 1287, 29 gennaio 1993, pp. 105–108, DOI:10.1098/rstb.1993.0007, JSTOR 55736.

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