Stazione di Cortina d'Ampezzo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Cortina d'Ampezzo
stazione ferroviaria
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàCortina d'Ampezzo
Coordinate46°32′21.27″N 12°08′16.6″E / 46.539242°N 12.137944°E46.539242; 12.137944
Lineeferrovia delle Dolomiti
Storia
Stato attualeDismessa
Attivazione1921
Soppressione1964
Caratteristiche
Tipostazione in superficie, passante
Binari8

La stazione di Cortina d'Ampezzo sorgeva[1] lungo la ferrovia delle Dolomiti, di cui rappresentava la principale e più celebre località intermedia, servendo il comune di Cortina d'Ampezzo. Inaugurata nel 1921, venne chiusa il 17 maggio 1964. Si trovava ad una altitudine di 1236 metri[2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Treno che conduce i turisti per le Olimpiadi del 1956

Nel 1915 lo scoppio della Grande Guerra portò i soldati austriaci a realizzare una ferrovia da campo (in tedesco: Feldbahn) a scartamento ridotto per il trasporto di munizioni e provviste fra Dobbiaco e Landro. Finita la guerra, la linea rimase in completo abbandono fino alla primavera del 1919, quando il genio militare italiano intervenne per prolungare la ferrovia fino a Calalzo, completandola nel 1920 previo cambio di scartamento da 750 a 950 mm nelle tratte costruite dagli austriaci[3], utilizzando fra l'altro materiali posti in opera sulla tranvia Udine-San Daniele, prima che fosse decisa la riapertura di quest'ultima[4].

La linea venne attivata il 15 giugno del 1921 e restò sotto la direzione militare fino al 1º gennaio 1923, quando l'esercizio fu affidato al Regio Circolo Ferroviario di Bolzano.

Nell'estate del 1924 il Ministero dei Lavori Pubblici affidò la concessione per l'esercizio della linea, della durata di 35 anni, alla Società Anonima per la Ferrovia delle Dolomiti (SFD), consociata alla Società Veneta[5].

Il 1 luglio 1929 fu inaugurata la trazione elettrica, che diede forte impulso al traffico ferroviario fino a tutta la seconda guerra mondiale.

Nel secondo dopoguerra, pur in un clima non favorevole al trasporto ferroviario anche a causa della nascente motorizzazione privata, a motivo della notorietà delle località attraversate la ferrovia delle Dolomiti assurse più volte agli onori cinematografici, comparendo in alcune sequenze dei film Il conte Max del 1957, Vacanze d'inverno del 1959 e La pantera rosa del 1963.

Anche a seguito di un incidente avvenuto ad Acquabona l'11 marzo 1960, dal 3 dicembre 1961 si decise di collegare Dobbiaco con Cortina con un servizio di autobus; il servizio ferroviario fu parzialmente ripreso il 30 dello stesso mese, per cessare definitivamente su tale tratta il 23 marzo 1962; la stazione di Cortina assunse da allora il ruolo di capolinea settentrionale fino al 17 maggio 1964, giorno della definitiva soppressione della linea.

Il tracciato della ferrovia fra Dobbiaco e Cortina venne in seguito riutilizzato come percorso di sci da fondo in inverno e pista ciclabile in estate. L'ex sedime è stato trasformato in un deposito delle corriere e i fabbricati di stazione adibiti ad altri usi.

Nel 2013 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha decretato l'interesse culturale del complesso dell'ex stazione ferroviaria di Cortina[6], sottoponendolo alle disposizioni di tutela contenute nel decreto legislativo n.42 del 22 gennaio 2004.

Strutture e impianti[modifica | modifica wikitesto]

La stazione era dotata da un fabbricato viaggiatori, otto binari passanti, un magazzino merci, due depositi locomotive e una sottostazione elettrica.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Atlante ferroviario d'Italia e Slovenia. Eisenbahnatlas Italien und Slowenien, op. cit.
  2. ^ Ferrovie abbandonate, su ferrovieabbandonate.it.
  3. ^ F. Marinoni, La ferrovia delle Dolomiti, op. cit.
  4. ^ Claudio Canton, La tranvia Udine-San Daniele, in Tutto treno & storia, n. 28, Duegi, Padova, novembre 2012, p. 64.
  5. ^ E. Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti, op. cit., p. 17.
  6. ^ Decreto del Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto (PDF), su sigecweb.beniculturali.it, 25 marzo 2013. URL consultato il 25 marzo 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Atlante ferroviario d'Italia e Slovenia. Eisenbahnatlas Italien und Slowenien, Schweers + Wall, Colonia, 2010. ISBN 978-3-89494-129-1.
  • Franco Marinoni, La ferrovia delle Dolomiti, in I Treni Oggi, n. 28, marzo 1983, pp. 13-19.
  • Antonio Bertagnin, La ferrovia delle Dolomiti, in Tutto Treno, n. 65, maggio 1994, pp. 26-36.
  • Evaldo Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti, in Tutto Treno, n. 250, marzo 2011, pp. 62-75.
  • Evaldo Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti. Calalzo-Cortina d’Ampezzo-Dobbiaco. 1921-1964, Athesia edizioni, Bolzano 2005. ISBN 88-7014-820-3.
  • FENIT 1946 1996, FENIT - Roma, 1996.
  • Piero Muscolino, Ricordi ferrotramviari di viaggi per le Dolomiti (Terza edizione), Calosci, Cortona.
  • Dino Tonon, Storia della ferrovia, Mazzanti Editori, 2000.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]