Cappero di Pantelleria: differenze tra le versioni

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Il '''cappero di Pantelleria''' è un prodotto ortofrutticolo che designa il bottone fiorale del ''[[Capparis spinosa|Capparis spinosa L.]]'', (varietà ''Inermis'', cultivar Nocellara) coltivato sull'[[Isola di Pantelleria|isola vulcanica di Pantelleria]], in [[provincia di Trapani]], [[Sicilia]].
Il '''cappero di Pantelleria''' è un prodotto ortofrutticolo che designa il bottone fiorale del ''[[Capparis spinosa|Capparis spinosa L.]]'', (varietà ''Inermis'', cultivar Nocellara) coltivato sull'[[Isola di Pantelleria|isola vulcanica di Pantelleria]], in [[provincia di Trapani]], [[Sicilia]].


Nel gugnio 1996, a livello europeo, il ''Cappero di Pantelleria'' è stato riconosciuto il marchio [[indicazione geografica protetta]] (IGP)<ref>[http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31996R1107:IT:NOT Regolamento (CE) n.1107/96 della Commissione del 12 giugno 1996 registrando una denominazione nel registro geografiche e delle denominazioni di origine protette – Cappero di Pantelleria (IGP) - Gazzetta ufficiale L 148 del 21/06/1996.]</ref>.
Nel giugno 1996 al Cappero di Pantelleria è stato riconosciuto il marchio [[indicazione geografica protetta]] (IGP)<ref>[http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31996R1107:IT:NOT Regolamento (CE) n.1107/96 della Commissione del 12 giugno 1996 registrando una denominazione nel registro geografiche e delle denominazioni di origine protette – Cappero di Pantelleria (IGP) - Gazzetta ufficiale L 148 del 21/06/1996.]</ref>.


== Descrizione ==
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== Storia ==
== Storia ==
In epoca moderna, le prime notizie specifiche appaiono nel saggio del professore Pietro Calcara ''Breve cenno sulla Geognosia ed Agricoltura dell’isola di Pantelleria'' edito a Palermo nel 1855 sul “Il Giornale della Commissione d’Agricoltura e Pastorizia in Sicilia”. E nel suo ''Cenni storici su Pantelleria'' (1908), Pietro Brignone Boccanera afferma che a partire dalla seconda metà del XIX secolo "… andò coltivandosi il cappero e l’isola raggiunse la produzione di 600 quintali di capperi".
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In epoca moderna, suoi prime notizie specifiche appaiono nel saggio del professore Pietro Calcara ''Breve cenno sulla Geognosia ed Agricoltura dell’isola di Pantelleria'' edito a Palermo nel 1855 sul “Il Giornale della Commissione d’Agricoltura e Pastorizia in Sicilia”. E nel suo ''Cenni storici su Pantelleria'' (1908), Pietro Brignone Boccanera afferma che a partire dalla seconda metà del XIX secolo "… andò coltivandosi il cappero e l’isola raggiunse la produzione di 600 quintali di capperi".


Sono anche lodati da alcuni scrittori, come ad esempio Carlo Volonté che nel suo volume ''Ricette pratiche'' ha scritto: « ... ed anzi è proprio l'Italia che vanta i migliori capperi del mondo: sono quelli dell'isola di Pantelleria, dove oltre a crescere splendidi allo stato spontaneo, i capperi vengono coltivati su ampia scala ... ».
Sono anche lodati da alcuni scrittori, come ad esempio Carlo Volonté che nel suo volume ''Ricette pratiche'' ha scritto: « ... ed anzi è proprio l'Italia che vanta i migliori capperi del mondo: sono quelli dell'isola di Pantelleria, dove oltre a crescere splendidi allo stato spontaneo, i capperi vengono coltivati su ampia scala ... ».


== Uso alimentare ==
== Uso alimentare ==
Sono gli ingredienti di molti piatti della [[cucina siciliana]] ad esempio la [[caponata]] di verdure chiamata ''sciakisciuka'' a Pantelleria o l'immancabile ''insalata pantesca''. Di solito, per non perdere il loro aroma molto intenso non sono cotti, ma si aggiungono a fine cottura per essere solo leggermente scaldati. Tritati possono anche aromatizzare tartare di pesce, di carne o sughi di pomodoro.
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Sono gli ingredienti di molti piatti della [[cucina siciliana]] ad esempio la [[caponata]] di verdure chiamata ''sciakisciuka'' a Pantelleria o l'immancabile ''insalata pantesca''. Di solito, per non perdere loro aroma molto intenso non sono cotti, si aggiungono a fine cottura per essere solo leggermente scaldati. Tritatti possono anche aromatizzare tartare di pesce, di carne o sughi di pomodoro.


==Galleria fotografica==
==Galleria fotografica==

Versione delle 18:16, 26 mag 2013

Cappero di Pantelleria
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
Zona di produzioneIsola di Pantelleria
Dettagli
Categoriaortofrutticolo
RiconoscimentoI.G.P.
SettoreOrtofrutticoli e cereali
Consorzio di tutelaCooperativa Agricola Produttori Capperi
Cappereto a terrazze

Il cappero di Pantelleria è un prodotto ortofrutticolo che designa il bottone fiorale del Capparis spinosa L., (varietà Inermis, cultivar Nocellara) coltivato sull'isola vulcanica di Pantelleria, in provincia di Trapani, Sicilia.

Nel giugno 1996 al Cappero di Pantelleria è stato riconosciuto il marchio indicazione geografica protetta (IGP)[1].

Descrizione

Il cappero è un arbusto con un'altezza media di 30-50 cm con dei fiori molto vistosi bianchi e rosa con punte di viola.

Tra la fine di maggio e settembre comincia la fioritura e con essa la raccolta dei bottoni floreali non ancora aperti. Devono essere raccolti in modo tempestivo, prima dell'alba e appena germogliati. Quelli di dimensioni minori divengono, dopo la maturazione, il prodotto migliore.

Una volta raccolti vengono messi a maturare in salamoia in sale marino. La maturazione è un passaggio obbligato, allo stato fresco i capperi sono amari e di gusto sgradevole. I capperi messi a maturare nel sale marino (circa il 40% del loro peso) vi restano 10 giorni durante i quali vengono periodicamente rimescolati. Una volta scolati vengono posti nuovamente sotto sale (circa il 20% del loro peso) per altri 10 giorni. Alla fine di questo secondo passaggio sono pronti per essere consumati.

I capperi di Pantelleria IGP sono rigorosamente conservati al sale marino.

Zona geografica

Comprende l'intero territorio dell'isola di Pantelleria.

Storia

In epoca moderna, le prime notizie specifiche appaiono nel saggio del professore Pietro Calcara Breve cenno sulla Geognosia ed Agricoltura dell’isola di Pantelleria edito a Palermo nel 1855 sul “Il Giornale della Commissione d’Agricoltura e Pastorizia in Sicilia”. E nel suo Cenni storici su Pantelleria (1908), Pietro Brignone Boccanera afferma che a partire dalla seconda metà del XIX secolo "… andò coltivandosi il cappero e l’isola raggiunse la produzione di 600 quintali di capperi".

Sono anche lodati da alcuni scrittori, come ad esempio Carlo Volonté che nel suo volume Ricette pratiche ha scritto: « ... ed anzi è proprio l'Italia che vanta i migliori capperi del mondo: sono quelli dell'isola di Pantelleria, dove oltre a crescere splendidi allo stato spontaneo, i capperi vengono coltivati su ampia scala ... ».

Uso alimentare

Sono gli ingredienti di molti piatti della cucina siciliana ad esempio la caponata di verdure chiamata sciakisciuka a Pantelleria o l'immancabile insalata pantesca. Di solito, per non perdere il loro aroma molto intenso non sono cotti, ma si aggiungono a fine cottura per essere solo leggermente scaldati. Tritati possono anche aromatizzare tartare di pesce, di carne o sughi di pomodoro.

Galleria fotografica

Note

Bibliografia

  • (IT) Giuseppe Barbera, Il cappero, Edagricole, 1993.
  • (IT) Girolamo Sineri, Atlante dei prodotti tipici: le conserve - I capperi di Pantelleria e Salina, Franco Angeli, 1993.

Voci correlate

Collegamenti esterni