Romanzo di Esopo

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Romanzo di Esopo
1ª ed. originaleI secolo - II secolo
Generebiografia
Sottogenereleggendaria
Lingua originalegreco antico

Il Romanzo di Esopo, chiamato anche Vita di Esopo (in latino Vita Aesopi, in greco antico: Αἰσώπου βίος?), è la leggendaria narrazione biografica della vita di Esopo, tramandata in forma scritta probabilmente fin dal I-II secolo d.C.[1]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Fin dagli inizi del XX secolo i filologi hanno evidenziato che un'intera parte della biografia esopica è la riproposizione in chiave greca di un testo medio-orientale molto famoso e importante, la Storia di Ahikar, la cui redazione più antica è in lingua aramaica su un papiro del V secolo a.C., ma che data forse al VII secolo a.C.[2] L'opera era nota in Grecia fin dal VI-V secolo a.C.[1]

Il testo ci è giunto tramite due recensioni principali ed una secondaria; rispettivamente:

Inizialmente si riteneva che W e G derivassero da un archetipo comune del I-II secolo d.C., ma che G fosse comunque più fedele all'originale, mentre studi successivi basati anche su frammenti papiracei hanno fatto spostare l'opinione verso la maggiore arcaicità di W.[7]

A parte queste quattro versioni, tutte in greco, ce n'è una in latino, chiamata Lolliniana,[8] riadattata per un pubblico cristiano, e piuttosto carente in qualità.[4]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Esistono, dunque, versioni multiple dell'opera, a volte contraddittorie.

Esopo è uno schiavo di origine frigia sull'isola di Samo ed è estremamente brutto. All'inizio gli manca il potere della parola, ma dopo aver mostrato benevolenza a una sacerdotessa di Iside, gli è concessa dalla dea non solo la parola, ma il dono di una narrazione sagace, che usa alternativamente per aiutare e confondere il suo maestro, Xanto, imbarazzando il filosofo di fronte ai suoi studenti e anche a letto con sua moglie.

Dopo aver interpretato un segno per il popolo di Samo, Esopo viene liberato e funge da emissario tra i Sami e il re Creso. In seguito si reca alle corti di Licurgo di Babilonia e Nectanebo d'Egitto - entrambi regnanti immaginari - in una sezione che sembra prendere molto in prestito dalla summenzionata storia di Ahikar.

La storia si conclude con il viaggio di Esopo a Delfi, dove egli irrita i cittadini raccontando favole insultanti; viene quindi condannato a morte e, dopo aver maledetto il popolo di Delfi, è gettato in un baratro. Mentre la recensione G esplicita un odio intercorrente tra il dio Apollo ed Esopo, la recensione W ne tace. È stato sottolineato da qualche autore che i primi riferimenti a questo ostilità compaiono in un papiro del VII secolo, ossia in età bizantina, mentre tutti gli autori ed i papiri precedenti sembrano non essere partecipi di questa opinione.[1][7]

Leggermente differente è anche la morte del favolista: mentre W parla di una pena di morte sotto forma di spinta giù da una rupe (la rupe Hyampeia secondo Plutarco), due papiri introducono una lapidazione seguita da lancio nel dirupo. Secondo G, infine, Esopo, rincrescendogli di essere ucciso "da spregevoli schiavi", si getterebbe autonomamente nel baratro.[1][9][10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Mario Andreassi, Esopo sulla scena: il mimo della "Moicheutria" e la "Vita Aesopi" in Rheinisches Museum für Philologie, Neue Folge, 144. Bd., H. 2 (2001), pp. 203-225.
  2. ^ Schirru, pagg. 45-46.
  3. ^ Manoscritto Cryptoferratensis A 33 del X secolo, conservato alla Pierpont Morgan Library a New York col nome MS 397.
  4. ^ a b c d Carmen Puche López, Aproximación a la Vita Aesopi Lolliniana in La filología latina, mil años más: actas del IV Congreso de la Sociedad de Estudios Latinos (Medina del Campo 22-24 mayo de 2003), Pedro P. Conde Parrado, Isabel Velázquez (a cura di), Madrid, Sociedad de Estudios Latinos, 2005, pagg. 881-899.
  5. ^ Rappresentata da undici manoscritti, il cui capostipite è del XI secolo.
  6. ^ N. Kanavou, Personal Names in the Vita Aesopi (Vita G or Perriana) in The Classical Quarterly, New Series, Vol. 56, No. 1 (May, 2006), pagg. 208-219.
  7. ^ a b c Schirru, pag. 41.
  8. ^ Il cui unico manoscritto del XIV secolo, codex Bellunensis Lollinianus 26, è conservato nella Biblioteca Lolliniana del Seminario Gregoriano di Belluno.
  9. ^ Schirru, pag. 38.
  10. ^ Alberto Barzanò, Modelli eroici dall'antichita alla cultura europea. Bergamo, 20-22 novembre 2001, L'erma di Breschneider, Roma, 2003, pag. 331.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • E. A. Perry, Aesopica, a series of texts relating to Aesop or ascribed to him or closely connected with the literary tradition that bears his name, Urbana, University of Illinois Press, 1952.
  • F. Ferrari, Romanzo di Esopo, Milano, Rizzoli, 1997.
  • Silvio Schirru, La favola in Aristofane, Berlino, Verlag Antike, 2009
  • Anonimo, Romanzo di Esopo, a cura di L. Michelacci, Firenze, Edimedia, 2017.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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