Repubblicanesimo in Giappone

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Il repubblicanesimo in Giappone è il pensiero che, dalla nascita del Giappone moderno, persegue l'abolizione della monarchia (la più antica esistente attualmente). Oggi la causa repubblicana è pressoché assente dal dibattito pubblico anche per il ruolo meramente rappresentativo e cerimoniale della figura imperiale. Una buona parte dei giapponesi è contraria ad una sua abolizione, ma negli ultimi tempi la questione è tornata al centro dell'attenzione[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Non si registrano particolari movimenti repubblicani nella storia moderna e contemporanea giapponese, tranne quando, al momento della Restaurazione Meiji e della deposizione del sistema shogunale, tra il 1868 e il 1869, ci fu l'insurrezione dell'isola di Hokkaido e l'installazione ad Hakodate dell'effimera Repubblica di Ezo, sul modello costituzionale statunitense. Nella primavera 1869 le forze di Ezo furono tuttavia sbaragliate dall'esercito imperiale giapponese.

Nel 1908, una lettera presumibilmente scritta da rivoluzionari giapponesi negava la divinità dell'imperatore e minacciava la sua vita[2]. Nel 1910, Shūsui Kōtoku e altre dieci persone complottarono per assassinare l'allora imperatore Meiji[3]. Ci furono poi altri tentativi di assassinio nei confronti del principe e poi imperatore Hirohito nel 1923, 1925 e 1932[4].

Dopo la Seconda guerra mondiale, nel panorama politico nazionale solo i comunisti furono gli unici oppositori al sistema imperiale. Infatti, il Partito Comunista Giapponese ha sempre chiesto l'abolizione del sistema imperiale[5], tanto da boicottare l'apertura formale della Dieta Nazionale nel 1949 a causa della presenza di Hirohito[6], che era rimasto sul trono dopo la sconfitta giapponese durante il secondo conflitto mondiale. Il Partito Comunista continuò ad essere repubblicano anche dopo la morte di Hirohito nel 1989[7], senza però molti sostegni popolari.

Durante le visite imperiali a Otsu, in Giappone nel 1951, e a Hokkaido nel 1954, nelle città furono affissi manifesti comunisti e volantini contro i membri della famiglia imperiale.[8][9]

Sempre nel 1951, 3mila studenti dell'Università di Kyoto protestarono contro il regno dell'imperatore Hirohito[10], la cui figura risultava per alcuni compromessa con le atrocità commesse in tutti i paesi asiatici occupati, l'alleanza con l'Asse italo-tedesco e le volontà imperiali nipponiche dell'esercito e dei generali ultranazionalisti giapponesi.

Note[modifica | modifica wikitesto]