Palazzo della Banca d'Italia (L'Aquila)

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Palazzo della Banca d'Italia
L'angolo del palazzo tra corso Federico II e la piazza del Duomo.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneAbruzzo
LocalitàL'Aquila
Indirizzocorso Federico II n. 1
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1939-1943
Inaugurazione1941
Stileneoclassico
Realizzazione
IngegnerePietro Scandellari
CostruttoreBarattelli Costruzioni e Restauri 1885
ProprietarioBanca d'Italia

Il Palazzo della Banca d'Italia è un palazzo storico dell'Aquila, sede della filiale abruzzese della Banca d'Italia.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La realizzazione del palazzo si collega all'interno di un vasto programma di riqualificazione di tutto l'asse del corso Federico II, tra la piazza del Duomo e i giardini pubblici di viale Crispi, portato avanti a partire dagli anni Venti del XX secolo.[2]

É da rimarcare che la filiale aquilana della Banca d'Italia ― situata dapprima nel Palazzo Cipolloni Cannella quindi, a partire dal 1896, a Palazzo Ciolina Ciampella ― era già alla ricerca di una sede di proprietà da diversi anni.[3] Le operazioni preliminari alla costruzione del palazzo cominciarono, per interessamento diretto del podestà Adelchi Serena, nel 1930 con la proposta (in seguito sfumata) d'acquisto dell'isolato di Palazzo Gigotti all'angolo tra corso Vittorio Emanuele e la piazza; tra il 1936 e il 1938 fu invece definito l'esproprio del palazzo prospiciente e la conseguente vendita alla Banca d'Italia con il solo vincolo della costruzione di un porticato ad uso pubblico.[4]

Nel 1939 fu incaricato del progetto l'ingegnere Pietro Scandellari che propose un edificio di stampo neoclassico da realizzarsi mediante una struttura mista in cemento armato e muratura.[5] Fu inoltre incaricata della costruzione l'impresa Barattelli Costruzioni e Restauri 1885 che stava ultimando la realizzazione del Palazzo dell'INA ai Quattro cantoni.[6]

La prima fase costruttiva risultò completata nel 1941, con l'apertura dell'attuale sede. L'ampliamento verso sud ― giustificato dall'insediamento in città delle Officine Carte e Valori, avvenuto sempre nel 1939 ― fu sospeso per cause belliche nel 1943 e poi annullato nel dopoguerra anche per il rientro a Roma delle Officine; il fabbricato venne poi completato nel 1962 per ospitare gli Uffici Finanziari.[7]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo si colloca all'angolo tra corso Federico II e piazza del Duomo con prospetto principale rivolto verso il corso e dotato di porticato, ideale prosecuzione dei portici di corso Vittorio Emanuele.

L'edificio si presenta in stile neoclassico con «rigorosa e simmetrica impostazione planimetrica»; la tipologia costruttiva, rispettosa delle norme tecniche emanate dopo il terremoto della Marsica del 1915, è a struttura mista in cemento armato e muratura.[6] Il porticato è rivestito in pietra locale proveniente dalle cave di Monteluco e Poggio Picenze.[6]

A sud, il palazzo si pone in continuità con l'attiguo Palazzo dell'Intendenza, ideato inizialmente come prosecuzione della sede della Banca d'Italia e completato solo nel dopoguerra.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Banca d'Italia, L'Aquila, su bancaditalia.it. URL consultato l'8 novembre 2023.
  2. ^ Simonetta Ciranna, L’architettura del potere: il rafforzamento del Corso Vittorio Emanuele II e Federico II tra XIX e XX secolo, in Città e Storia, IV, n. 1, Roma, gennaio-giugno 2011, p. 218.
  3. ^ Simonetta Ciranna, L’architettura del potere: il rafforzamento del Corso Vittorio Emanuele II e Federico II tra XIX e XX secolo, in Città e Storia, IV, n. 1, Roma, gennaio-giugno 2011, p. 222.
  4. ^ Simonetta Ciranna, L’architettura del potere: il rafforzamento del Corso Vittorio Emanuele II e Federico II tra XIX e XX secolo, in Città e Storia, IV, n. 1, Roma, gennaio-giugno 2011, p. 225.
  5. ^ è cultura, Palazzo della Banca d'Italia L'Aquila, su eculturadavivere.it. URL consultato l'8 novembre 2023.
  6. ^ a b c Simonetta Ciranna, L’architettura del potere: il rafforzamento del Corso Vittorio Emanuele II e Federico II tra XIX e XX secolo, in Città e Storia, IV, n. 1, Roma, gennaio-giugno 2011, p. 226.
  7. ^ Simonetta Ciranna, L’architettura del potere: il rafforzamento del Corso Vittorio Emanuele II e Federico II tra XIX e XX secolo, in Città e Storia, IV, n. 1, Roma, gennaio-giugno 2011, p. 233.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Clementi e Elio Piroddi, L'Aquila, Bari, Laterza, 1986.
  • Raffaele Colapietra, L'Aquila: i palazzi, con Mario Centofanti, Carla Bartolomucci e Tiziana Amedoro, L'Aquila, Ediarte, 1997.
  • Mario Moretti e Marilena Dander, Architettura civile aquilana dal XIV al XIX secolo, L'Aquila, Japadre Editore, 1974.
  • Touring Club Italiano, L'Italia - Abruzzo e Molise, Milano, Touring Editore, 2005.

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