NGC 3576

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NGC 3576
Regione H II
La Nebulosa NGC 3576
Scoperta
ScopritoreJohn Herschel
Data1834
Dati osservativi
(epoca J2000.0)
CostellazioneCarena
Ascensione retta11h 11m 32.8s
Declinazione-61° 21′ 44″
Coordinate galattichel=291,3; b=-0,7
Distanza8800 a.l.
(2700 pc)
Magnitudine apparente (V)9,1
Dimensione apparente (V)30'
Caratteristiche fisiche
TipoRegione H II
Galassia di appartenenzaVia Lattea
Dimensioni50 a.l.
(15 pc)
Caratteristiche rilevantiNebulosa ad emissione
Altre designazioni
RCW 57, Gum 38/a, ESO 129-EN005, h 3324, GC 2333
Mappa di localizzazione
NGC 3576
Categoria di regioni H II

Coordinate: Carta celeste 11h 11m 32.8s, -61° 21′ 44″

NGC 3576 è una nebulosa ad emissione visibile nella costellazione della Carena.

È visibile al telescopio come una estesa nebulosità diffusa e dall'aspetto irregolare, si individua 2,5 gradi a sud-est della brillante Nebulosa della Carena. Si mostra bene nelle foto a lunga posa, prese attraverso un telescopio amatoriale di media potenza. Appare come un insieme di nebulose molto piccole e brillanti raggruppate su uno sfondo a sua volta molto nebuloso; i vari addensamenti nebulosi hanno anche dei numeri di catalogo indipendenti: NGC 3579, NGC 3581, NGC 3582, NGC 3584 e NGC 3586.

Questa nube si trova a 2700 parsec (8800 anni luce) di distanza ed è situata sull'Arco della Carena, nel Braccio del Sagittario; presenta una struttura insolita, con un nucleo formato da un gran numero di addensamenti riportanti varie sigle NGC e un vasto sistema di archi e filamenti che si estende nella parte settentrionale, che induce a pensare alla presenza di intense dinamiche interne. La ionizzazione dei suoi gas è data da un gran numero di stelle sparse al suo interno o localizzate nelle regioni periferiche, e nessuna di esse risulta essere particolarmente luminosa da poter essere considerata come la "principale" sorgente della radiazione ionizzante.[1] Secondo alcuni studi, al suo interno sarebbe presente un giovanissimo ammasso stellare profondamente immerso nei gas,[2] cui si aggiungono quasi una ventina di sorgenti di radiazione infrarossa, fra cui una identificata dall'IRAS (IRAS 11097-6102)[3] e altre indicate con la sigla IRS e un numero crescente. Altri indizi della presenza di attività di formazione stellare sono dati dalle numerose sorgenti identificate nelle onde radio e soprattutto nelle microonde, fra le quali spiccano due maser a metanolo e uno ad acqua.[4] Secondo alcuni studi, i processi di formazione stellare hanno avuto inizio in una regione esterna a questa nube e solo successivamente vi si sarebbero propagati.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Girardi, Leo; Bica, Eduardo; Pastoriza, Miriani G.; Winge, Claudia, Long-Slit Spectrophotometry of the H II Regions GUM 38a and GUM 38b, in Astrophysical Journal, vol. 486, settembre 1997, p. 847, DOI:10.1086/304531. URL consultato il 20 settembre 2010.
  2. ^ a b Persi, P.; Roth, M.; Tapia, M.; Ferrari-Toniolo, M.; Marenzi, A. R., The young stellar population associated with the HII region NGC 3576, in Astronomy and Astrophysics, vol. 282, n. 2, febbraio 1994, pp. 474-484. URL consultato il 20 settembre 2010.
  3. ^ Helou, George; Walker, D. W., Infrared astronomical satellite (IRAS) catalogs and atlases. Volume 7: The small scale structure catalog, in Infrared astronomical satellite (IRAS) catalogs and atlases, vol. 7, 1988, pp. 1-265. URL consultato il 20 settembre 2010.
  4. ^ Avedisova, V. S., A Catalog of Star-Forming Regions in the Galaxy, in Astronomy Reports, vol. 46, n. 3, marzo 2002, pp. 193-205, DOI:10.1134/1.1463097. URL consultato il 20 settembre 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Catalogo NGC/IC online, su ngcicproject.org. URL consultato il 7 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
  • Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0, William-Bell inc. ISBN 0-943396-14-X

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