Museo folcloristico nazionale della Corea

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Museo folcloristico nazionale della Corea
Ubicazione
StatoBandiera della Corea del Sud Corea del Sud
LocalitàSeul
Coordinate37°34′53.85″N 126°58′44.72″E / 37.581625°N 126.97909°E37.581625; 126.97909
Caratteristiche
Tipomuseo etnografico
Istituzione8 novembre 1945
Apertura25 aprile 1946
Visitatori2 054 719 (2018)[1]
Sito web

Il Museo folcloristico nazionale della Corea è un museo etnografico, situato all'interno del parco del Palazzo Gyeongbokgung a Jongno, distretto settentrionale di Seul, capitale della Corea del Sud. La Paju Hall si trova invece a Paju, città della provincia sudcoreana del Gyeonggi.

Nell'esposizione sono presenti repliche di oggetti storici per illustrare la storia della vita tradizionale del popolo coreano.[2] L’organizzazione fondatrice è il Ministero della Cultura, Sport e Turismo, mentre l’organizzazione manageriale è il National Folk Museum of Korea.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il museo è stato istituito l'8 novembre 1945 dal governo degli Stati Uniti e aperto il 25 aprile 1946 presso la Sala della memoria del municipio di Seul. Quando il museo venne fuso con il Museo nazionale della Corea, la sua collezione di 4.555 reperti fu spostata nel sito di Monte Namsan. Nel 1975, quando il Museo nazionale si trasferì nel parco del Palazzo Gyeongbokgung, si trasferì con esso nell'edificio del Museo di arte moderna. Nel 1993 ha aperto la sua sede attuale, che in precedenza ospitava il Museo nazionale della Corea. Il progetto dell'edificio si basa su elementi architettonici di vari edifici storici situati nella Corea del Sud.[3]

Collezione[modifica | modifica wikitesto]

Interno di una casa tradizionale coreana
Stanza dello yangban, nobile della dinastia Joseon

Il museo si compone di tre sezioni espositive principali, con oltre 98.000 reperti:

  • Storia del popolo coreano: presenta materiali della vita quotidiana in Corea dalla preistoria alla fine della dinastia Joseon nel 1910;
  • Stile di vita coreano: illustra la vita degli abitanti dei villaggi coreani nei tempi antichi;
  • Ciclo di vita dei coreani: raffigura le radici profonde del confucianesimo nella cultura coreana e come questa ideologia abbia dato origine alla maggior parte dei costumi della cultura.

Il museo presenta anche mostre all'aperto, come repliche di luoghi spirituali in cui gli abitanti del villaggio erano soliti pregare, pile di pietra per il culto, mulini per macinare, magazzini per la conservazione del riso e fosse per vasi di kimchi.[4]

Aree del museo[modifica | modifica wikitesto]

Il museo è composto da tre aree principali:

  • L’edificio principale: ospita le esibizioni permanenti “Un giorno coreano”, “Un anno coreano”, “La vita di un coreano”.
  • Il Museo per bambini: è la sezione dedicata ai bambini. Una delle aree principali è il Shinhwa Animal Playground, una piccola area giochi dove si possono sperimentare suoni, luci, arrampicate e grotte incontrando cinque animali, ovvero l’orso, la tigre, il cavallo, il pollo e il drago, figure importanti nella mitologia coreana.
  • La Paju Hall: il 'Museo folcloristico nazionale di Paju' (국립민속박물관 파주) è un deposito all’aperto per l’archivio e l’utilizzo di cimeli folcloristici di proprietà del Museo folcloristico nazionale della Corea. Il deposito all’aperto è un tipo di museo che punta ad avvicinare il pubblico con diverse tecniche di esibizione, rendendo possibile anche l’accesso e la fruizione delle collezioni del museo.

Si può inoltre visitare la sala video, oltre alla sala lettura, la sala ricerca, lo shop del museo, la caffetteria e l’area relax.

Le Visite Online[modifica | modifica wikitesto]

Sono disponibili delle visite online che riguardano diversi aspetti della vita in Corea:

  • “Peste, Vita Quotidiana”: mostra come venivano curate nella cultura folcloristica le epidemie subentrate nella vita quotidiana, dalle società tradizionali all’attualità, e le storie della gente comune che lottava per una vita ‘di nuovo insieme’.
  • “Il Paese della Tigre”: presenta i simboli della tigre e i premi culturali per l’anno della tigre.
  • “Un Giorno Coreano”: mostra la vita quotidiana dei coreani a partire dalla dinastia Joseon, dal diciassettesimo al ventesimo secolo. Viene presentata la vita in un villaggio dove le persone di varie classi formavano una comunità, in un tempo chiamato ‘giornata’, dal mattino presto alla sera tarda. Il padiglione cambia in ogni stagione, riflettendo la vita quotidiana e ciclica dei coreani che accoglievano le stagioni. In particolare, l’ultima esibizione introduce una giornata moderna che può essere paragonata alla vita quotidiana della società coreana tradizionale.
  • “Un Anno per un Coreano”: la sala di esibizione mostra la vita quotidiana dei coreani del diciannovesimo e del ventesimo secolo. Gli scenari di vita sono ripetuti secondo lo scorrere delle stagioni nel loro ordine. La vigilia di capodanno, quando di casa in casa si potevano vedere le persone indossare il “bokjori” e il “seolbim”. In primavera si può assistere all’inizio della coltivazione annuale e sentire le voci delle persone che ammiravano i fiori di ciliegio. Si può godere dello scenario estivo dove è percepibile l’estate. In autunno si esprimeva riconoscenza agli antenati mentre si assaggiava l’abbondante cibo con la gioia del raccolto e lo scenario invernale, dove fuori faceva freddo, ma le persone e le stanze erano calde. Inoltre, si possono ammirare gli scenari dell’hanok nel corso delle quattro stagioni e le vite che le persone conducevano all’interno di esse grazie a immagini realistiche.
  • “La Vita di un Coreano”: mostra i processi di vita più rilevanti dei singoli membri di una famiglia nobiliare della dinastia Joseon (1392-1910), dalla nascita alla morte. Secondo l’ideologia confuciana, la cosa più importante nel contesto della famiglia era lo sviluppo di un lignaggio incentrato sul primogenito maschio; di conseguenza si pregava per un figlio maschio prima del parto. Dopo essere nato, si teneva una festa per il 100º giorno o per il primo anno di vita del bambino (ancora oggi praticata con il nome di doljanchi), per celebrare la crescita sana del proprio figlio. Per essere riconosciuti come adulti, gli uomini prendevano parte al Gwanrye (冠禮) all’età di 20 anni, mentre le donne all’età di 15 anni. Gli uomini frequentavano e lavoravano presso gli uffici organizzativi, mentre per le donne era considerato un dovere importante gestire l’abitazione come massaie. I dolori familiari legati alla morte venivano superati attraverso lo svolgimento di cerimonie funebri chiamate “cerimonie dei tre anni”: gli antenati deceduti erano posti in un sacrario dove si svolgevano riti ancestrali per promuovere la prosperità dei loro discendenti e l’armonia dei loro parenti.
  • “Makgeolli, un Amico per i Giorni Difficili”: descrive il significato storico e culturale del Makgeolli, un antico alcolico tradizionale, posto all’interno di una sala di esibizione virtuale. Sono mostrate varie storie relative alla storica bevanda e alla relativa produzione e consumazione.
  • “Busan, Scambio tra Terra e Mare”: introduce la storia di Busan, città di collegamenti, importante crocevia di persone, beni e culture. Si concentra inoltre sul folclore di Busan, dove la cultura agricola e marittima coesistono.
  • “Trovare il folklore nei dipinti Kisan”: esposizione di dipinti folcloristici in stile Kisan opera di Kim Jun-geun, e le relative tracce e cambiamenti del folclore coreano in essi rilevati.
  • “Golgolgi e le Amiche Bambole”: sezione del museo appartenente all’area dedicata ai più piccoli, è un’esposizione di bambole che si possono osservare e che fungono da tramite per varie attività pensate apposta per i bambini. La bambola viene mostrata come un’amica che ascolta e conforta, confidente di segreti della quale non si può parlare a chiunque.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Art's most popular: Exhibition and museum visitor figures 2018 (PDF), su museus.gov.br, The Art Newspaper, 2019-04.
  2. ^ (EN) National Folk Museum of Korea - Asia-Europe Museum Network, in Asia-Europe Museum Network. URL consultato il 14 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2019).
  3. ^ NFMK History: The National Folk Museum of Korea Retrieved 2011-11-04
  4. ^ CNN Go Seoul's best museums Archiviato il 28 settembre 2012 in Internet Archive. 27 October 2011. Retrieved 2011-11-04

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN151993551 · ISNI (EN0000 0001 2186 3786 · LCCN (ENn82084473 · GND (DE5235582-2 · J9U (ENHE987007264114405171 · NDL (ENJA00288371 · WorldCat Identities (ENlccn-n82084473