Moschea degli Omayyadi di Aleppo

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Moschea degli Omayyadi di Aleppo
Il minareto, prima della distruzione
StatoBandiera della Siria Siria
LocalitàAleppo
Coordinate36°11′58.17″N 37°09′24.88″E / 36.199492°N 37.156911°E36.199492; 37.156911
ReligioneIslam
Inizio costruzione715
CompletamentoXIII secolo

La moschea degli Omayyadi di Aleppo (in arabo الجامع الأموي ﺑﺤﻠﺐ?, al-Jāmiʿ al-Umawiyyī bi-Ḥalab, detta anche grande moschea d'Aleppo (in arabo جامع الكبير ﺑﺤﻠﺐ ?, Jāmiʿ al-Kabīr bi-Ḥalab) è la più grande e la più antica moschea della città di Aleppo, nel nord della Siria. Si trova nel quartiere al-Jallūm dell'antica città di Aleppo, patrimonio dell'umanità, vicino all'ingresso di al-Madīna Sūq. La moschea viene additata come luogo di conservazione dei resti di Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, entrambi venerati nell'islam e nel cristianesimo. È stato costruita all'inizio dell'VIII secolo d.C. per volere del Califfo omayyade al-Walīd I. Tuttavia, l'attuale edificio risale all'XI secolo. Il minareto fu costruito nel 1090 e fu distrutto durante i combattimenti nella guerra civile siriana nell'aprile 2013.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'attuale moschea risale al periodo mamelucco del XIII secolo e solo il minareto selgiuchide del 1090 è più antico.[1] La moschea è situata nella città vecchia e i musulmani credono che al suo interno si trovi il sepolcro di Zaccaria, ritenuto un profeta dell'Islam, col nome di Zakariyāʾ.[2].

La moschea è stata danneggiata durante la guerra contro i ribelli siriani, e il suo minareto risulta distrutto dal 24 aprile 2013[3].

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

La moschea è costruita attorno a una vasta musalla (corte), dietro un'arcata colonnata. La corte è nota per le pietre di color nero e bianco che formano complessi motivi ornamentali geometrici. Essa ospita due fontane per le abluzioni rituali. La principale sala per le preghiere islamiche contiene gli elementi più importanti della moschea: il santuario di Zaccaria, un minbar del XV secolo e un miḥrāb finemente scolpito. In origine, questa grande sala di preghiera aveva un tetto piatto, con una cupola al centro, ma i Mamelucchi lo sostituirono con un complesso sistema di volte a croce con archi e una piccola cupola sulle arcate.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ George Mitchell, Architecture of the Islamic World, Thames and Hudson, 1978, p. 231.
  2. ^ The Great Mosque of Aleppo, su muslimheritage.com.
  3. ^ Aleppo, distrutto il minareto patrimonio dell'Unesco, su corriere.it.
  4. ^ Great Mosque of Aleppo, su archnet.org (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2009).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]