Monumento ai caduti (Corato)

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Corato ai suoi Caduti
AutoreFranco De Palma
Data1956
Materiale
  • bronzo (gruppo scultoreo);
  • cemento armato rivestito da lastre di marmo bianco e bardiglio
Dimensioni580×365×265 cm
UbicazionePiazza Vittorio Emanuele, Corato
Coordinate41°09′16.07″N 16°24′35.43″E / 41.154463°N 16.409841°E41.154463; 16.409841
Il monumento ai Caduti di Corato come si presenta oggi

Il Monumento ai Caduti del Comune di Corato della città metropolitana di Bari fu eretto nel maggio del 1956. L'opera fu commissionata dallo stesso Comune allo scultore Franco De Palma, attivo anche come pittore e architetto negli anni '50 e '60 del secolo scorso a Napoli, Corato e dintorni.[1] Fu realizzato dalla ditta Di Gennaro Girolamo.[2] Monumento dalle linee architettoniche moderne, fu accolto con favore alla sua inaugurazione alla quale parteciparono oltre diecimila persone e le rappresentanze di tutte le associazioni combattentistiche nazionali.[3][4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Significato del Monumento ai Caduti di Corato
Particolare della raffigurazione scultorea

La tipologia del monumento si ispira a quella delle antiche steli funerarie con bassorilievo figurato, anche se la struttura del monumento, alta 5,80 m[5] e molto moderna per l'epoca, è realizzata in cemento armato interamente rivestito da lastre di marmo. Il basamento è costituito da cinque gradini rivestiti di marmo venato bianco, sopra i quali sono collocati una serie di parallelepipedi rivestiti di marmo bardiglio scuro che sorreggono un grosso parallelepipedo, su un lato del quale è incisa la scritta "CORATO AI SUOI CADUTI".

Bozzetto di studio e plastico dello scultore Franco De Palma
Bozzetto di studio e plastico dello scultore Franco De Palma realizzati in occasione della presentazione del progetto

Sopra di esso è issata la stele vera e propria che è di forma rettangolare e rivestita di lastre di marmo bianco di Carrara. La stele in bronzo raffigura, secondo un progetto innovativo per l'epoca, un uomo ferito mortalmente che sta per riversarsi in avanti ma, nell'atto di cadere, viene sorretto da una serie di altri uomini dalle fattezze via via più vaghe e indistinte che, con lo sguardo in alto, ne guidano idealmente l'anima verso il cielo, stando così a simboleggiare il nobile valore del sacrificio della vita umana in guerra. Questa raffigurazione, oltre a voler testimoniare il patriottismo dei soldati, intende riconoscere la solidarietà che si crea tra di loro nel momento del pericolo e del dolore. Il monumento è stato oggetto di restauro alla fine del 2012 dopo un tentativo di furto della parte in bronzo.[6][7]

Prospetto d'insieme (Archivio Civico Comune di Corato)
Prospetto d'insieme (Archivio Comune di Corato)

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'attuale Monumento fu realizzato in piazza Vittorio Emanuele, per commemorare i caduti di tutte le guerre. L'inaugurazione, avvenuta il 24 maggio 1956, fu un evento molto sentito dalle autorità politiche, militari e religiose del tempo in un momento in cui le ferite della guerra, terminata poco più di un decennio prima, non erano ancora rimarginate completamente. Alla cerimonia, definita "molto toccante" dalle cronache del tempo, assisterono migliaia di persone tra le quali tantissimi mutilati di guerra e familiari delle famiglie che avevano perso i propri congiunti nelle due guerre mondiali trascorse. Vi fu in questa occasione l'attiva partecipazione delle organizzazioni combattentistiche nazionali.[8]

Il Giornale d'Italia (articolo del 27 Maggio 1956)

Il monumento sostituiva quello presente sino al 1941 quando, come altre opere analoghe in tutta Italia, fu rimosso per fonderne il contenuto da destinare alla produzione bellica del periodo. Di quest'ultimo è stata ricostruita la storia dallo studioso coratino Rino Scarnera in base a documenti rari dell'epoca. Questa prima versione fu tradotta in realtà dallo scultore Tommaso Piscitelli[9] di Giovinazzo. L'inaugurazione avvenne il 21 settembre 1925 per essere poi rimosso il 19 aprile 1941 dalla ditta Lorusso di Bari.[10]. Il Generale Adolfo Perrone, proprio per sottolineare il legame con l'opera originaria del Piscitelli, nel suo discorso in occasione della cerimonia inaugurale del maggio 1956 definì il nuovo monumento come una "ricostruzione".[11]

La parte in bronzo che raffigurava un uomo ignudo dalle proporzioni considerevoli, ripreso nell'atto di colpire con un pugnale nella mano destra, era simile al monumento ai caduti di Giovinazzo.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ MOLININI N., Corato nella leggenda e nella storia, Ed. La Disfida-Tipografia Vecchi e C., Trani, 1958 - Voce "De Palma Franco- Scultore";
  2. ^ Corato - Piazza Vittorio Emanuele II, su giardinidellapuglia.it.
  3. ^ Il Giornale d'Italia,"Vibrante cerimonia a Corato per l'inaugurazione del Monumento ai Caduti", Cronaca della Puglia, articolo del 27 Maggio 1956
  4. ^ La Gazzetta del Mezzogiorno, "Il monumento ai Caduti inaugurato a Corato", Cronaca della Provincia, articolo del 29 Maggio 1956
  5. ^ Cfr. immagine del "Prospetto d'insieme", documento custodito, assieme al plastico e alle tavole di progetto presso l'Archivio Civico del Comune di Corato. In occasione della cerimonia di inaugurazione, l'ente comunale pubblicò un opuscolo illustrativo del monumento;
  6. ^ La lapide bronzea del monumento ai Caduti torna al suo posto in piazza Vittorio Emanuele, su CoratoLive.it, 22 febbraio 2013. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  7. ^ Tentato furto al monumento del Milite Ignoto, unanime condanna dalle forze politiche, su CoratoLive.it, 11 novembre 2012. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  8. ^ Cfr. articoli de "Il Giornale d'Italia" (cit.) e della "Gazzetta del Mezzogiorno" (cit.)
  9. ^ https://www.google.it/books/edition/Il_Teatro_comunale_di_Corato_1874_1952_n/sssLAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&bsq=monumento+ai+caduti+Corato&dq=monumento+ai+caduti+Corato&printsec=frontcover
  10. ^ Facebook, su www.facebook.com. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  11. ^ PERRONE ADOLFO, Discorso inaugurale del ricostruito Monumento ai Caduti in Guerra della Città di Corato, Tipi Leoncavallo, Trani, 1956
  12. ^ Piscitelli, scalpello e sfortuna, su quotidianodibari.it.