Margaret Greville

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Margaret Greville in una fotografia del 1900

Margaret Greville (Londra, 20 dicembre 1863Dorking, 15 settembre 1942) è stata una filantropa britannica. Era moglie del deputato Ronald Greville (1864–1908).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Nata Margaret Helen Anderson, era figlia di William McEwan (1827–1913), un multimilionario nel campo della birra, poi eletto parlamentare per la circoscrizione di Edinburgh Central;[1] e della sua amante, Helen Anderson (1835/1836–1906), una cuoca, sposata a William Anderson, dipendente della birreria McEwan di Edimburgo.[2] Alla morte di William Anderson nel 1885, William McEwan sposò Helen in quello stesso anno, quando Margaret aveva già 21 anni.

La vita in società[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1891, Margaret Anderson sposò il deputato conservatore Ronald Greville (1864–1908). Nel 1906, suo padre le comprò Polesden Lacey presso Great Bookham, nel Surrey, e gliela donò per sé e per il marito.[3] Suo marito morì due anni dopo e suo padre (che pure viveva a Polesden Lacey) nel 1913. Margaret divenne nota a Polesden Lacey come socialite della sua epoca e divenne molto amica della regina Mary. Ricevette una proposta di matrimonio da sir Evelyn Ruggles-Brise e (nel 1917) da sir John Simon, ma le declinò entrambe.[2][4]

Nel 1922 venne nominata dama commendatrice dell'Ordine dell'Impero britannico.

Morte e lasciti[modifica | modifica wikitesto]

Greville e suo marito non ebbero figli. Ella morì nel 1942 e venne sepolta a Polesden Lacey.

Nel suo testamento lasciò la sua residenza di Polesden Lacey al National Trust in memoria di suo padre.[3]

Lasciò inoltre tutti i propri preziosi gioielli alla regina Elisabetta (poi regina madre), tra cui una collana di diamanti che si diceva fosse appartenuta alla regina di Francia, Maria Antonietta, un paio di orecchini a candeliere[5] ed una selezione di tiare oltre a una collana di rubini di Boucheron,[6] che ancora oggi si trovano tutti nella collezione privata della famiglia reale. La sua tiara a favo di miele (sovente chiamata ancora oggi "tiara Greville") divenne la favorita della regina madre e negli anni recenti è stata frequentemente indossata da Camilla, duchessa di Cornovaglia.[7] Un'altra tiara, la tiara di smeraldi kokoshnik Greville, è stata indossata dalla principessa Eugenia al suo matrimonio con Jack Brooksbank nell'ottobre del 2018.[8]

La Greville lasciò inoltre 20.000 sterline alla principessa Margaret, contessa di Snowdon, e 25.000 sterline alla regina Vittoria Eugenia di Spagna.[9]

Reputazione[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte della Greville, la regina Elisabetta la descrisse come "molto scaltra, molto gentile e molto spiritosa, molto acuta, molto divertente, molto impertinente; nel complesso una persona reale, un personaggio".[10]

Sir Cecil Beaton la descrisse come "un vecchio rospo accigliato, avido e snob... e non faceva nulla per nessuno che non fosse ricco".[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dr. William McEwan: Overview of Dr. William McEwan, su Scottish-places.info. URL consultato il 29 marzo 2016.
  2. ^ a b Davenport-Hines 2015.
  3. ^ a b History of Polesden Lacey, su nationaltrust.org.uk, National Trust. URL consultato il 27 febbraio 2010.
  4. ^ David Dutton, Simon: a political biography of Sir John Simon, London, Aurum Press, 1992, pp. 325–26, ISBN 1-85410-204-4.
  5. ^ A Royal Wedding, su royalcollection.org.uk, Royal Collection, 20 novembre 1947. URL consultato il 29 marzo 2016.
  6. ^ A Royal Wedding, su royalcollection.org.uk, Royal Collection, 24 ottobre 1907. URL consultato il 29 marzo 2016.
  7. ^ (EN) Best Royal Family Jewelry of All Time, 10 ottobre 2018.
  8. ^ (EN) The History Behind Princess Eugenie’s Emerald and Diamond Wedding Day Tiara, in Vogue. URL consultato il 13 ottobre 2018.
  9. ^ James Lees-Milne, Ancestral Voices, London, Faber, 1984 [1975], p. 122, ISBN 0-571-13325-8.
  10. ^ Sarah Bradford, King George VI, London, Weidenfeld and Nicolson, 1989, p. 111, ISBN 978-0-297-79667-1.
  11. ^ Richard Buckle (a cura di), Self-portrait with Friends: selected diaries of Cecil Beaton, London, Weidenfeld and Nicolson, 1979, pp. 215–16, ISBN 0-297-77658-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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