Magico David

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«Te la do io... la buonanotte!»

Magico David
PaeseItalia
Anno1992
Generevarietà, illusionismo
Edizioni1
Puntate10
Durata60 min
Lingua originaleitaliano
Realizzazione
ConduttoreMoana Pozzi, Gianni Fantoni
RegiaRiccardo Recchia[1]
Casa di produzioneRTI
Rete televisivaItalia 1

Magico David è stato un programma televisivo italiano andato in onda su Italia 1 per dieci puntate nell'estate 1992, con la conduzione di Moana Pozzi e Gianni Fantoni. La trasmissione andava in onda ogni sabato in seconda serata, alle 22.30, per la durata totale di dieci puntate a partire dal 20 giugno.[2][3]

La trasmissione[modifica | modifica wikitesto]

Il programma era ambientato in una scenografia che rappresentava un'isola, abitata da Moana Pozzi e da alcune ragazze, che affiancavano la conduttrice vestite con un costume tahitiano; le stesse ragazze interpretavano anche i cori della sigla della trasmissione, Ti amoana, cantata dalla stessa Pozzi.[4] Il David citato nel titolo era David Copperfield celebre mago a cui era dedicata la trasmissione, che proponeva parte del repertorio di magie e trucchi eseguiti nel corso della sua carriera, proponendo anche dei filmati inediti per il pubblico italiano; tra le magie più spettacolari si ricordano la sparizione di un jet, registrata nel 1982, e quella della Statua della Libertà, avvenuta nel 1983 sotto le telecamere della CBS celandola dietro un enorme telo calato appositamente.[2]

I filmati erano intervallati dagli interventi di Gianni Fantoni, che in studio tentava con poco successo di replicare alcuni giochi di magia e si rapportava con la pornostar-conduttrice con il fare impacciato tipico del suo personaggio; insieme a lui, Moana Pozzi intratteneva gli spettatori dando le sue "lezioni d'amore", affrontando tematiche legate al sentimento e al sesso[2] e parodiando il programma Lezioni d'amore condotto poco tempo prima da Giuliano Ferrara con la moglie Anselma, soppresso dopo due puntate per bassi ascolti.[5]

Un'altra parte della trasmissione era riservato ai vizi capitali, interpretati dalla conduttrice e raccontati in un suo "editoriale".[2]

Si tratta dell'ultima trasmissione condotta da Moana Pozzi prima della sua morte, avvenuta due anni dopo.

Nel 2004 lo show è stato riproposto in replica su Happy Channel.

Critica e controversie[modifica | modifica wikitesto]

La trasmissione attirò numerose proteste ancora prima del suo esordio; tra i tanti che accusavano preventivamente lo show di oscenità, l'Ente dello Spettacolo, che criticò in particolare la possibilità che Moana Pozzi potesse avere uno spazio per commentare i vizi capitali, dando una sua interpretazione al pubblico.[2] La conduttrice aveva tuttavia rassicurato i detrattori, ammettendo: "Non potrò certo dire ciò che vorrei".[6]

La critica televisiva, all'indomani della prima puntata, giudicò lo show tutt'altro che audace e semplicemente costruito sui doppi sensi della conduttrice, non rilevando alcuna oscenità[7] e anzi riferendo che l'inconsapevole protagonista del programma, David Copperfield, suscitava più attenzione delle parti registrate in studio dai conduttori, nonostante la maggior parte dei filmati non fossero inediti e anzi già trasmessi da Italia 1 nelle estati passate.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Scheda di Riccardo Recchia sul sito dell'agenzia, su balthazarmanagement.com. URL consultato il 12 maggio 2016.
  2. ^ a b c d e Moana nell'isola insegna ad amare, in la repubblica, 20 giugno 1992. URL consultato il 12 maggio 2016.
  3. ^ Nevio Boni, Torna Moana in tv e avrà intorno le sirene, in La Stampa, 13 giugno 1992, p. 19. URL consultato il 19 dicembre 2016.
  4. ^ a b Beniamino Placido, Così David fece sparire la bella Moana..., in la repubblica, 23 giugno 1992. URL consultato il 12 maggio 2016.
  5. ^ Antonio Dipollina, A scuola da Moana, in la repubblica, 11 giugno 1992. URL consultato il 12 maggio 2016.
  6. ^ Silvia Fumarola, Tra piume e conchiglie per Moana si fa così, in la repubblica, 21 giugno 1992. URL consultato il 12 maggio 2016.
  7. ^ Alessandra Comazzi, Moana Pozzi è solo un pretesto. E "Magico David" da sopprimere, in La Stampa, 22 giugno 1992, p. 21. URL consultato il 19 dicembre 2016.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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